Recensioni

Settimana del Libro 2018 – Bram Stoker e i racconti

Buon giorno e buon venerdì, Chiacchieroni!
È con grande piacere che oggi apro questo evento, creato in collaborazione con diversi blogger e youtuber in occasione della Giornata Mondiale del Libro, festeggiata da più di vent’anni il 23 Aprile, per volere dell’UNESCO.
Le tappe saranno molteplici, e vi accompagneranno fino a sabato prossimo, con il preciso intento di trasportarvi di blog in canale alla scoperta degli autori e dei romanzi che vedono la loro celebrazione in questi dieci giorni, permettendovi di scoprirne curiosità, frammenti di vita e soprattutto di opere, raccontati con voci diverse e selezionati in base ai gusti e al piacere dei partecipanti a questo evento.

Per seguire tutte le tappe comodamente, troverete a fine articolo un riepilogo, mentre nell’evento su facebook (che trovate qui verranno pubblicati mano a mano tutti gli articoli, così che possiate recuperarli agevolmente in qualunque momento).

Ma ora bando alle ciance, e veniamo all’argomento centrale di questa prima tappa, ovvero:

Bram Stoker e i suoi racconti


Il 20 Aprile del 1912, Bram Stoker morì a Londra, per cause allora sconosciute. La sua morte privò il mondo di un autore assai prolifico e versatile, che contribuì, per quasi quarant’anni, ad arricchire il panorama letterario inglese e mondiale.
Noto soprattutto per la sua opera più celebre, il Dracula pubblicato nel 1897 dalla Archibald Constable and Company, Stoker è stata in una personalità di spicco nel mondo editoriale, autore di diciotto romanzi e innumerevoli racconti, e in quello teatrale, essendo stato per anni manager di Henry Irving e suo segretario.
Ma non è sulla sua biografia che vorrei concentrarmi in questo articolo, né sulla sua opera più famosa (della quale, se volete sapere qualcosa in più, ha parlato anche Taika qui sul blog tempo fa), quanto piuttosto sulle sue opere minori, e sul gran numero di racconti pubblicati nelle riviste inglesi dal 1872 fino all’anno della sua morte.

Mentre studiavo per scrivere questo approfondimento, infatti, ho scoperto l’esistenza di un sito dedicato a Bram Stoker (www.bramstoker.it), nel quale oltre che notizie su di lui e sul suo Dracula (o The Dead Un-Dead com’era chiamata la bozza) è possibile ritrovare traccia di tutte le opere pubblicate dall’autore, nonché delle short-stories che sono comparse in diverse riviste negli anni di maggiore attività letteraria dell’autore.
E, poiché ormai sono passati più di settant’anni dalla sua morte, i diritti su queste opere sono ormai esauriti e all’interno del sito stesso sono tutte scaricabili legalmente in pdf, e leggibili liberamente da chiunque desideri conoscere il Stoker dietro Dracula.
Potrete immaginare la mia gioia dunque, quando cercando materiale per questa tappa mi sono imbattuta nelle sue primissime opere, avendo modo di scoprire come si è evoluta la sua penna dai primi anni da giovane autore agli ultimi da celebre romanziere.

Purtroppo il tempo è tiranno, e mi ha impedito di leggere i romanzi che sono stati pubblicati negli anni, ma per mia fortuna non mi ha privato del piacere di recuperare almeno i racconti brevi, alcuni di essi pubblicati in tre collezioni e altri (circa quindici), comparsi in riviste londinesi negli anni. Tutte le short-stories sono riconducibili ai generi maggiori dell’autore, ovvero Gothic horror, fantasy, avventura, commedia e romanticismo e oggi, in occasione di questo evento, vorrei parlarvi del primo e dell’ultimo racconto pubblicati dall’autore, ovvero The Crystal Cup (1872) e Greatest Love (postumo, 1914) (entrambi presenti nel sito se voleste recuperarli).

The Crystal Cup


Pubblicato nel Settembre del 1872 come articolo del London Society: An Illustrated Magazine of Light and Amusing Literature for Hours of Relaxation, W. Clowes and Sons, London., questo racconto si divide in tre parti, ciascuna narrata da una voce diversa.

La prima, The Dream-Birth, dà voce a un’artista, prigioniero in una cella dalla quale riesce solo a vedere e sentire il mare, ma che non riesce a impedirgli di sognare la sua casa e soprattutto sua moglie, Aurora, la donna per la quale vive e verso la quale riversa ogni frammento della sua arte. Dentro la cella, l’artista è costretto a creare un’opera d’arte, per motivi però a noi sconosciuti. Inizialmente impossibilitato dalla nostalgia e dal rancore per la sua sorte – e per la lontananza dall’amata – a poco a poco l’uomo riesce a immergersi in un sogno familiare, dal quale estrarrà la scintilla che darà vita alla Coppa di Cristallo.

La seconda parte, The Feast of Beauty, è narrata da un maestro di cerimonia del monarca e inizia a chiarire da cosa sia dipeso il destino struggente dell’artista, che come molti altri è stato condannato alla reclusione forzata affinché la sua arte onorasse la bellezza suprema ricercata e bramata dal sovrano del regno. Se la prima parte è struggente, nostalgica e ricorda quasi una fiaba irlandese, questa seconda ha la bruciante dolorosità della realtà, in cui un re, che ama la bellezza, si macchia di atti brutali per raggiungerla.

Infine, la terza parte, The Story of the Moonbeam, è raccontata dal punto di vista di un raggio di luna, ed è la chiusura perfetta, il coronamento dei due pezzi precedenti. Il raggio sorvola la sala del palazzo durante la Festa della Bellezza, ammira le opere d’arte portate allo sguardo del sovrano da tutti gli artisti tenuti prigionieri con la promessa della libertà per l’opera più bella. Il raggio trova la Coppa, e la meraviglia per quella creazione è tale che vi si fonde, riflettendosi in essa. Da lì osserva gli artisti che si esibiscono, finché non viene il turno della donna amata dall’artista della Coppa, e quando lei inizia a cantare, il cristallo riecheggia la bellissima e dolorosa melodia, finché entrambi gli amanti non riacquistano insieme l’agognata libertà, in un canto tanto struggente quanto ricco d’amore.

La bellezza di questo racconto è difficile da esprimere a parole, così come il dolore che le parole malinconiche e sublimi scelte da Stoker sono riuscite a procurarmi. L’intensità di queste poche pagine è tale da strappare più di un sospiro estasiato, ma al contempo sufficiente a far comparire qualche piccola lacrima di dolce tristezza sul volto del lettore che vi si immerge totalmente.

Greater Love


Pubblicato nell’Ottobre del 1914 nel The London Magazine, The Amalgamated Press Ltd., London, Greates Love è un racconto per certi versi molto meno emozionale di The Crystal Cup, eppure è riuscito anch’esso a colpirmi notevolmente.
È la storia di tre amici, Joe, il narratore in prima persona, Bill e Mary, che sono cresciuti insieme come fratelli. Il racconto si apre con Bill e Joe ormai adulti, che si sono dati appuntamento su un ponte perché hanno capito di essere entrambi innamorati di Mary, e vogliono trovare un modo per dichiararle il loro amore senza rovinare la loro amicizia.
È Bill a proporre a Joe di dichiararsi per primo alla giovane e Joe accetta, a malincuore solo in parte, promettendo all’amico che, se Mary lo ricambierà, non le farà mai sapere che anche Bill è innamorato di lei, per non turbarla.
Joe racconta le vicende al passato, dicendoci fin dall’apertura che Bill è stata una delle persone più importanti della sua vita, e che verso di lui ha un debito che non potrà mai ripagare in altro modo che raccontando la sua storia, affinché la sua esistenza, affidata all’inchiostro e alla carta, acquisti importanza e risonanza come meriti.

Come vi dicevo, benché molto meno efficace del primo racconto, Greater Love ha una scintilla di bellezza racchiusa in poche pagine di quella che potrebbe essere una storia del tutto comune, se non fosse scritta proprio con l’intento preannunciato dal suo narratore.
Letta in quell’ottica, e arrivati allo struggente finale, non si riesce a non ritenerlo un racconto perfettamente riuscito, capace di rendere l’usuale inusuale, elevando l’amicizia a sentimento tanto forte da riuscire a vincere l’amore stesso.

Ebbene, questa era la mia tappa, ma come vi dicevo non è che il primo di una serie di articoli che vi accompagnerà per tutta questa settimana, quindi mi raccomando, non perdetevi le tappe successive, trovate tutti i blog e i canali partecipanti raggruppati qui sotto per comodità (e le tappe verranno condivise di giorno in giorno anche sull’evento):

 

 

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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