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Recensione Gli inganni di Locke Lamora di Scott Lynch

Ci credete se vi dico che il primo volume della saga di Scott Lynch vegetava sulla mia libreria da anni? Avevo recuperato una vecchissima (e tutta ingiallita) edizione al mercatino dell’usato, avevo iniziato la lettura e poi l’avevo interrotta, complici altre letture più imperanti o forse solo il periodo non adatto. Quando però la Mondadori ha annunciato la ripubblicazione dell’intera saga dei Bastardi Galantuomini, la curiosità si è riaccesa in me come una miccia. Così, ho ripreso in mano il primo volume, proprio quel Gli inganni di Locke Lamora che oggi è protagonista della nostra recensione, e mi sono calata nelle atmosfere sanguinolente e oscure di Camorr.

Il risultato? Un’immersione durata oltre due settimane nel regno dei Gentleman Bastards e delle loro avventure. E un nuovo amore, folle e inaspettato, che difficilmente andrà mai via.

Trama

Locke Lamara è appena un bambino quando viene affidato alle mani caritatevoli del sacerdote cieco e devoto del Tempio di Perelandro. Venduto dal suo precedente padrone perché fin troppo abile e con troppo poco buonsenso per i suoi gusti, Locke accede alle segrete del Tempio e scopre che il sacerdote è tutto fuorché tale, che non è cieco e addestra giovani ladri come lui per diventare Bastardi Galantuomini.

Anni dopo, Lamora e i suoi amici Bastardi sono diventati talmente bravi da riuscire a fregare persino i Don più ricchi di Camorr. Per loro sventura, però, qualcuno ha seguito le loro prodezze, qualcuno che si fa chiamare Re Grigio, si muove nelle ombre e ha un potente Mago al suo soldo.

Come faranno Locke, Jean, i gemelli Salza e Cimice a svincolarsi dai piani del Re Grigio è ciò che vi trascinerà, pagina dopo pagina, nel cuore di Camorr. E che vi farà sganasciare dalle risate e piangere a dirotto appena un secondo dopo. Provare per credere.

Gli inganni di Locke Lamora
Recensione Gli inganni di Locke Lamora

Recensione Gli inganni di Locke Lamora

Sapete qual è l’ingrediente chiave per far funzionare una storia come questa? Una storia che parla di ladri astuti e geniali, di piani e contropiani che si intrecciano finemente per trascinarci verso il gran finale?

È quello che in gergo molto tecnico chiameremmo figaggine.

E di figaggine, Gli inganni di Locke Lamora è decisamente ricolmo. Trasuda da ogni dialogo e da ogni azione che vediamo compiere ai Bastardi Galantuomini. Anche quando i loro piani si infrangono, anche quando sanguinano o vengono messi fuori uso nei modi più crudeli (e schifosi) possibile, la figaggine è sempre parte di loro.

I ladri creati da Scott Lynch sono, in tutto e per tutto, le menti e le braccia che chiunque di noi vorrebbe avere accanto mentre prepara un colpo. Sono brillanti, privi di paura, forgiati dal loro maestro e sacerdote del Disonesto Tutore a impersonare qualunque parte, a vestire qualunque abito si presenti l’occasione di vestire.

E sono geniali, in ogni senso. Possono passare dalla raffinatezza di un Don alla rozzezza di uno scaricatore di porto nel giro di una manciata di secondi, senza che nessuno noti di aver avuto davanti la stessa persona. Possono impersonare mercanti stranieri, garristi di Camorr o fattorini, e lo possono fare con stile.

È questo a rendere Locke Lamora e i suoi così interessanti. Questo, e un’insana e terribilmente affascinante passione per le avventure rischiose.

Gli inganni di Locke Lamora
Art by Monica Antonie Meineche |Recensione Gli inganni di Locke Lamora

Di Capa in declino, Re Grigi e Ragni tessitele

In questo primo volume, vediamo Locke e i suoi muoversi dentro una trama fatta di intrighi e sotterfugi, non tutti ahimè organizzati da loro. Camorr d’altronde è una città rischiosa, nella quale convivono un Duca a comandare nobili e meno nobili, un Capa a dettar legge sui bassifondi e un Ragno a tenere tesi i fili tra loro.

Quando un nuovo re si inserisce nella scacchiera di Camorr, è logico aspettarsi che qualche pedina salti. E in questo caso, i Bastardi Galantuomini hanno proprio la sfiga di trovarsi al centro della scacchiera. Quello a cui assistiamo è dunque un gioco d’ingegno, dentro un gioco d’ingegno, dentro un altro gioco d’ingegno.

Un po’ come se Ocean’s Eleven avesse al suo interno una serie di anelli concentrici di piani e trame ladresche (cosa che poi, se non ricordo male, in uno degli episodi della serie succede davvero).

E proprio a Ocean’s Eleven ho pensato appena iniziato questo volume. A quelle storie di ladri alla Mistborn, per dirne un’altra, nelle quali i protagonisti sembrano essere sempre un passo avanti al lettore, capaci di intrecciare futuri che noi non siamo neanche in grado di immaginare.

Jean Tannen
Art by Monica Antonie Meineche |Recensione Gli inganni di Locke Lamora

Una storia su più nodi temporali

Ad aiutare Lynch in questa sua elaborata stesura c’è la scelta dei piani temporali. Passato e presente che si intrecciano continuamente, e riempiono l’uno i buchi dell’altro per darci una visione completa dell’intera scena.

A partire dal passato di Locke, e dal suo battesimo tra le braccia benevolenti del Tredicesimo dei Giusti, fino ad arrivare agli eventi che lo innalzano a Spina di Camorr. Passando per momenti di vita dei Bastardi e per scene tanto lontane nel tempo da servire solo per farci annusare la profondità di un mondo complesso ed estremamente affascinante.

La città di Camorr resta però sempre al centro della scena, con le sue torri altissime di Vetrantico e i suoi canali infestati di squali e rottami. Punto fisso in ogni flashback, diventa una vera e propria protagonista al fianco dei Bastardi, nonché una delle chiavi per comprendere e interpretare parte delle cose che leggiamo.

Il libro giusto, ma forse non per tutti | Recensione Gli inganni di Locke Lamora

Se trama, personaggi e ambientazione sono punti vincenti de Gli inganni di Locke Lamora, e lo rendono un romanzo che qualunque lettore appassionato di heist story dovrebbe recuperare, c’è però un elemento che va segnalato che potrebbe scoraggiare alcuni palati più esigenti.

Lo stile di scrittura di Scott Lynch.

Bizzarro è forse il primo termine che mi verrebbe in mente per descriverlo. Sopra le righe e a tratti eccessivo sono il secondo e il terzo. Lynch ama giocare con le parole, ama tessere immagini poco comuni usando parole che chiunque altro definirebbe come minimo molto strane.

Sacerdote Senz'occhi
Il Sacerdote Senz’occhi. Art by Les Edwards | Recensione Gli inganni di Locke Lamora

Un esempio? Basta dare un’occhiata al primissimo dialogo nel quale ci imbattiamo.

«Ho da proporti un affare!» esordì il Forgialadri, forse infaustamente.

«Un altro affare come Calo e Galdo, magari?» disse il sacerdote Senzocchi. «Ho ancora il mio bel daffare a togliere a quegli idioti ridacchianti tutti i vizi che hanno preso da te e sostituirli con i vizi che servono a me.»

«Avanti, Catena.» Il Forgialadri scrollò le spalle. «Te l’avevo detto che erano scimmiette merdose, e all’epoca non ti era…»

«O magari un affare come Sabetha?» La voce più pastosa, più profonda del sacerdote ricacciò l’obiezione dritta in gola al Forgialadri. «Ricordo che per lei mi hai chiesto qualunque cosa a parte le rotule di mia madre morta. Avrei dovuto pagarti in ramine e guardarti mentre ti facevi uscire un’ernia cercando di portar via tutto.»

E via così, per oltre 600 pagine di turpiloqui vari e buffissime esclamazione del gergo dei bassifondi.

Non è solo una questione di dialoghi, badate bene, ma di vera e propria scelta stilistica adottata per tutto il romanzo. A Lynch piacciono il sangue e le stranezze poco piacevoli (si veda il barile di piscio di cavallo, per dirne uno) e non ne fa mistero.

Così come gli piacciono le metafore sopra le righe e assolutamente non comuni. Specie quando parla dell’architettura della sua Camorr. O dell’abbigliamento dei suoi camorriani.

Il risultato è un pluridannato primo volume che o si ama o si odia. Ma che se lo si ama, si ama nel più esaltante dei modi.

Io sono ricaduta nella prima categoria, e una volta superato il primo momento di confusione e stordimento dovuto alla stranezza linguistica, sono stata letteralmente catturata da Locke e dalla sua storia. E ora, non vedo decisamente l’ora di catapultarmi nel secondo volume.

Disonesto Tutore permettendo, ovviamente.

divisore

I miei ringraziamenti più sentiti alla Oscar Mondadori, che ha fornito a me e alle altre blogger le copie de Gli inganni di Locke Lamora e dei seguiti ai fini di questa recensione.

Trovate tutte le blogger che hanno preso parte all’evento riassunte nell’immagine qui sopra. Ognuna di loro saprà dare una sfumatura differente alla lettura di questa saga.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

2 thoughts on “Recensione Gli inganni di Locke Lamora di Scott Lynch

  1. Sono davvero contenta che i Bastardi suscitino tanto entusiasmo! Vuol dire che in fin dei conti sono riuscita a rendere un buon servizio a Scott Lynch. Permettetemi un piccolo appello a nome di tutte le traduttrici e i traduttori, rivolto in primo luogo alle case editrici: secondo la legge sul diritto d’autore, “La casa editrice (CE) deve indicare il nome del traduttore tra i metadati riguardanti il libro che vengono trasmessi alle biblioteche e pubblicati sulle piattaforme di vendita o promozione on line.” Grazie a tutti i blogger che vorranno sostenerci citando il nostro nome e magari anche chiedendo agli editori di fare altrettanto.

  2. Ogni tanto digito Locke Lamora su Google e vedo cosa viene fuori. Così, tanto per ricordarmi che un amore del genere non si può lasciarlo silenzioso per un lasso di tempo eccessivamente lungo. Ero un “orfano” per causa della Editrice Nord, che aveva acquistato i diritti della saga e pubblicato i primi due volumi (il secondo penso sia quasi introvabile) per poi abbandonare me e un altro sparuto drappello di lettori a noi stessi, divorati dalla curiosità. Avevo acquistato il terzo volume in inglese, ma la mia padronanza della lingua – sebbene sufficiente a farmi comprendere il senso della trama – non è abbastanza forte da consentirmi di assaporare le spezie della miscela che qua sopra hai così ben descritto.
    Proprio quando ero quasi rassegnato, ho scoperto che la Mondadori aveva rilevato i diritti e pubblicato i primi tre volumi tradotti (favolosamente) da Anna Martini, che voglio cogliere l’occasione di ringraziare pubblicamente.
    Non posso aggiungere nulla alla recensione, ma posso esprimere tutto il mio apprezzamento per chiunque condivida con me l’amore viscerale per i Bastardi Galantuomini…

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