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Recensione La torre del ribelle di Gabriele Dolzadelli (Jolly Roger #4)


Cominciamo questa nuova caldissima settimana con un ritorno, ovvero il nuovo volume di una serie di cui abbiamo già avuto modo di parlare spesso, qui sul blog e sul canale: si tratta come potete notare da titolo e copertina de La torre del ribelle di Gabriele Dolzadelli, quarto volume della saga d'avventura a tema storico-piratesco Jolly Roger.
Trattandosi di un seguito, la cui storia è alquanto avanzata visto che si tratta del penultimo volume della saga, probabilmente avrete difficoltà a leggere questa recensione se non avete mai sentito parlare dei precedenti volumi; in tal caso, potete almeno recuperare le precedenti recensioni, che vi lascio qui sotto, nonché l'intervista con l'autore, in modo da farvi un'idea del mondo che ruota intorno a Jolly Roger.
Una volta lette le suddette, vi aspetto di nuovo qui se almeno un po' ho stuzzicato la vostra curiosità:
(non temete, né le recensioni passate, né questa contengono spoiler, né del volume di cui parlano, né dei precedenti)

-Recensione Jolly Roger 1: La terra di nessuno
-Recensione Jolly Roger 2: La chiavi dello scrigno
-Recensione Jolly Roger 3: I fratelli della costa
-Intervista a Gabriele Dolzadelli

Ebbene siamo tornati a Puerto Dorado, la piccola isoletta al centro dei Caraibi meta ambita di quattro grandi potenze, nonché vittima di attacchi e saccheggi pirateschi; un'isoletta all'apparenza insignificante, che però continua a far gola da decenni a causa di una leggenda, che la vede come sede di un segreto capace di rivoluzionare le sorti dell'umanità intera.
Cosa sia questo segreto, e per quale motivo faccia così gola a tanti era un mistero fin da La terra di nessuno, e continua ad esserlo in buona parte in questo quarto volume; certo è però che le cose sono alquanto cambiate da allora: gli equilibri politici tra le grandi potenze, sempre alquanto in bilico, al momento paiono essersi infranti definitivamente, e persone un tempo acerrimi rivali ora si trovano a collaborare, chi per riconquistare il potere, chi per raggiungere infine l'ambito segreto e chi per semplice sopravvivenza, che a dirla tutta è tutt'altro che semplice sulla piccola isola.
Tornano ovviamente i personaggi ai quali ci siamo affezionati durante la lettura, ma è chiaro e cristallino che nessuno di loro è più lo stesso della partenza: Puerto Dorado ha avuto influenza su chiunque abbia attraversato le sue terre e solcato i suoi mari, e perfino i più indifesi, come Sid ed Elizabeth, iniziano ad accorgersi finalmente di quanto l'isola li abbia temprati.
Lungo il percorso, alcuni personaggi hanno perso la vita, altri come vi dicevo sono maturati e altri ancora hanno iniziato a mostrare tutte le sfaccettature della loro personalità; è quindi normale che con il tempo le mie preferenze e l'interesse che provavo per ognuno di loro siano cambiate anch'esse, si siano evolute: personaggi che un tempo trovavo arroganti e meschini, ora iniziano a dimostrarsi alquanto attraenti e le loro storyline diventano con il tempo le più interessanti da seguire.

Come per i precedenti volumi, anche La torre del ribelle è frammentato in molteplici storyline che si scambiano di capitolo in capitolo, in maniera anche piuttosto discontinua e incessante: spesso i cambi di scena sono orchestrati per avvenire alle soglie di qualche rivelazione, o ancora i capitoli si chiudono lasciando i personaggi in situazioni drastiche all'apparenza irrisolvibili. La scelta della frammentazione pare dettata perlopiù dal gran numero di personaggi messi in scena, che ora ne La torre del ribelle si fanno sempre più attivi, ciascuno impegnato nella sua missione personale e dunque bisognoso di ampio spazio di narrazione; ciò nonostante, mi trovo a ribadire un concetto espresso in precedenza nelle recensioni dei volumi passati: per quanto il gran numero di personaggi in gioco permetta di esplorare le vicende da molti punti di vista, e dunque di apprezzare in modo più completo le vicende narrate, il continuo cambio di scena rende un po' faticosa la lettura del volume, dando al lettore una velata sensazione di discontinuità.

Nonostante questo dettaglio, la serie di Jolly Roger si conferma un romanzo d'avventura molto stimolante ed intrigante, con un'ottima gestione del rapporto rivelazioni-ritmo; difficile inoltre non notare la grande maturazione avvenuta nello scrittore, che nei quattro volumi ha mantenuto il suo stile perfezionandolo e rendendolo passo passo più accattivante. Se nel primo volume ad esempio erano rilevabili alcuni dialoghi leggermente stonati o passaggi descrittivi esigui, in questo nuovo volume ogni aspetto è perfettamente convincente e realistico, ben strutturato e soprattutto perfettamente mirato alla ricreazione dell'ambiente e dell'immersività della storia.
Un cambiamento alquanto interessante dunque, come se Dolzadelli e i suoi personaggi avessero effettivamente compiuto un lungo cammino insieme – un cammino ahimé quasi concluso – e nel percorso si fossero formati e fossero cresciuti insieme, migliorando ogni aspetto di sé stessi, i personaggi nella manifestazione dei tratti caratteriali necessari alla dura sopravvivenza, l'autore nello sviluppo di uno stile sempre più chiaro ed immersivo.

Se ancora non conoscete la serie Jolly Roger, mi sembra il momento giusto per invitarvi a dare una possibilità ad una storia di avventura, tradimenti e soprattutto pirati. Se già ne avete cominciato la lettura allora andate avanti senza timore, perché lungo il percorso non fa che migliorare.
Un sincero grazie va all'autore che in questi anni ha continuato a propormi di volta in volta in lettura i suoi nuovi volumi avendo fiducia della sincerità delle mie parole. È un piacere ritornare anno dopo anno a Puerto Dorado e ritrovare quelli che ormai sono diventati quasi vecchi amici.


Trama:
1670. L'isola di Puerto Dorado è caduta in mano ai pirati di Cuerto Malos, che ne vogliono fare il loro nuovo rifugio. I leggendari Fratelli della Costa hanno in mente un progetto ambizioso: radunare tutti i bucanieri dei Caraibi e sconfiggere l'Inghilterra, liberando i mari dal suo dominio. A ostacolarne i piani ci penserà l'infido Olonese, un feroce capitano noto per le sue crudeli torture, che ha un debito di sangue in sospeso con il mercenario Jorge Ximenez. Mentre duelli, alleanze e sotterfugi danno sfogo a una terribile lotta intestina, la Nigra Muerte dei ribelli spagnoli procede a vele spiegate verso l’antico tempio perduto di Nimrod guidata solo dalle promesse di gloria di un inaffidabile prigioniero, l'enigmatico Isaac Ben Yehudah.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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