Avventure da GdR

Terza sessione de La fiera di Weissensee

Dopo una lunga pausa, ieri siamo finalmente tornate su Rüssen, per una sessione online necessaria per ricucire i fili e ritrovarci nel mondo, nelle personagge e nella storia. Il party non era al completo, quindi la sessione è stata cauta, morbida e quieta: pochi avanzamenti di trama ma tante interazioni, domande e frammenti di scoperte che messe insieme iniziano a mostrare le prime avvisaglie di un quadro più grande.

Vista la particolarità di questa sessione – che per me è stata soprattutto all’insegna dell’improvvisazione – ha poco senso usare la nostra solita struttura e dividere questo articolo in “scheletro dell’avventura” e “resoconto di gioco”. Sarà invece un racconto di ciò che ci siamo dette e abbiamo vissuto, un modo per ricucire anche qui i fili prima della prossima sessione.

Se volete recuperare le puntate passate, prima di andare avanti, le trovate qui.

Quello che è successo in gioco

L’alba ha accolto le nostre PG nei loro letti, reduci da un sogno condiviso che ha portato con sé domande e una penetrante sensazione di nostalgia. Nessuna di loro aveva mai visto nulla di simile al dorato deserto del sogno e al grande sole che brillava nel cielo; nessuna aveva mai sentito la lingua che intonava dolcemente il canto che si levava tra le dune. Dopo essersi consultate e aver realizzato di essere state tutte insieme dentro il sogno, le PG hanno ipotizzato che potesse avere a che fare con la strana polvere vista su Tipp, e deciso di saperne di più.

Serafina e Nina sono rimaste indietro, la prima ancora scossa dalla sua reazione del giorno precedente, la seconda bisognosa di tempo e spazio in solitudine. Amira, Canto, Jess e Nemeia si sono invece recate dalla vecchia Meryem, la commerciante che le ha incaricate di ritrovare il vaso, per avere da lei più informazioni. È stata Nemeia a parlarle con dolcezza, mettendo in gioco la sua empatia e la sua grande capacità di interagire con le persone. E Meryem ha risposto con piacere, spiegando loro che il vaso è arrivato da una cantina nella sua città di origine, Bürgen, di proprietà di una certa signora Ennen, e che dopo la sua morte è stata la cugina a rivendere le sue cose.

Per partecipare alla Fiera, Meryem si è servita, come gli altri mercanti, di una sfera di comunicazione e di un catalogo da presentare all’organizzazione, nel quale figurava anche il vaso. Privo di segni distintivi, il vaso ha una sola particolarità: un coperchio irremovibile che può aver attirato l’attenzione dell’acquirente. Di lui, Meryem sa solo che è un mago e che l’ha contattata dopo aver visto il vaso nel catalogo, quindi forse è parte dell’organizzazione della Fiera.

Cercando informazioni: nel Collegio bardico e nella biblioteca

Con in mano solo il nome di una città e di una famiglia, le PG si sono divise: Nemeia e Amira si sono recate al Collegio bardico di Weissensee, in cerca di racconti che parlino della polvere e del misterioso luogo del sogno. Jess e Canto sono invece andate in biblioteca, per trovare storie e leggende di Bürgen.

Nel Collegio, il cui accesso è permesso solo a chi porta con sé canti e leggende, Amira ha scortato Nemeia in forma di piccola lucertola, vegliando sulla sua spalla. Qui, la barda del gruppo ha conosciuto Anya e Melnyr, due cantori del luogo, ha pranzato con loro e poi ascoltato la storia che il vecchio nano le ha cantato: una leggenda antica, in parte dimenticata, sull’amore tra un re elfico e una regina di un mondo lontano. Un nome è aleggiato tra le parole del canto, la cui melodia ricorda molto quella udita nel sogno: Saeria. La sorte dei due amanti della storia è triste: un’oscurità indefinita li divide nelle ultime strofe e nessuno sa che ne è stato di loro e del bambino nato dal loro amore. Si sa solo che l’oscurità è stata generata da una polvere, dorata e calda come il deserto del sogno.

Prima di lasciare il Collegio, Nemeia ha chiesto a Melnyr se sa di qualche leggenda particolare di Bürgen, collegata al nome Saeria. Ma l’unica cosa notevole che Melnyr sa di Bürgen, cittadina di contadini e poco altro, è che lì è vissuto lo storico e collezionista di anticaglie Jeronymous Ennen.

Intanto, in biblioteca Jess e Canto hanno trovato un frammento di storia che racconta un altro amore, più comune e meno misterioso di quello della canzone. A colpirle è stato il nome del curatore che ha preservato la storia: Jeronymous Ennen. Una ricerca bibliografica ha permesso loro di scoprire che Ennen è stato uno storico di discreta fama, vissuto a Bürgen e morto una cinquantina di anni prima dei fatti presenti. Nessuno dei suoi libri sembra collegarsi al sogno, ma una volta ricongiunti i due gruppi e unite le informazioni, le PG hanno cominciato a fare ipotesi sul percorso seguito dal vaso, e su ciò che potrebbe contenere: possibile che la polvere che hanno visto nelle mani di Tipp abbia qualcosa a che fare con il mondo di Saeria? E se sì, è forse una possibilità per viaggiare tra i mondi?

Incursioni nei Quartieri Bassi

Le tracce trovate dalle PG sembrano confluire su Tipp: se la polvere era dentro il vaso dal coperchio inamovibile, come ha fatto Tipp ad aprirlo? È forse un mago o un incantatore di qualche tipo? Quanto sa e qual è il suo ruolo nella vicenda?

Prima dell’incontro di mezzanotte alla Fontana Spezzata, luogo in cui dovrebbe avvenire lo scambio del vaso tra Tipp e il suo misterioso compratore, le PG hanno deciso di esplorare la piazza. La Fontana Spezzata sembra essere il cuore dei Quartieri Bassi e tutte le strade vi confluiscono a raggera, come accade per il resto della città con la Piazza Reale.

L’atmosfera è caratteristica: banchi di quella che sembra merce rubata attirano i compratori che non possono permettersi il mercato regolare. Ma molte case danno sulla piazza, con le finestre spalancate nella bella giornata di sole, segno che il luogo è abitato e forse meno pericoloso di quanto si potrebbe pensare.

Ora non resta che attendere la mezzanotte e scoprire chi è il misterioso compratore di Tipp…

Continua nella prossima sessione.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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