Intorno al libro

Ha senso censurare uno scrittore in Rai?

Quanti di voi avrebbero ascoltato il discorso di Antonio Scurati se non fosse stato censurato e si fosse regolarmente svolto il 25 aprile sulla Rai? Secondo me pochi, molto pochi.
Io per prima non guardo ormai da anni la televisione in chiaro, men che meno la Rai e tutto quello che succede su quei canali lo scopro solamente a posteriori sui social (si, anche quello che accade a Sanremo).

La censura di Antonio Scurati, passati i primi momenti di rabbia, disagio e bile mi è parsa un’ulteriore pagliacciata, attuata da un governo che dimostra per l’ennesima volta come viva in un mondo totalmente distaccato dalla realtà, come per la questione del bonus mamma o dei “pro-vita” nei consultori proposti nel PNNR.

La televisione sta morendo

La televisione non è l’unica fonte di informazione ad oggi esistente, e neanche la più endemica. Per quanto tra gli anziani rimanga l’intrattenimento preferito, più si scende con l’età minore è la quantità di persone che seguono i programmi della tv di stato. I numeri rimangono sicuramente molto alti, ma è la non unicità a fare la differenza. Se trent’anni fa fosse successa una cosa simile il discorso di Scurati non avrebbe avuto nessuna possibilità di essere letto e ascoltato ovunque e in qualunque momento. Probabilmente qualche giornale avrebbe ripreso la cosa, ma in quanti si sarebbero fermati a leggere tutto il testo? Forse anche qualche televisione secondaria, ma sicuramente non l’altro colosso televisivo: Mediaset. E questo avrebbe inciso notevolmente sulla viralità del discorso.

La televisione sta morendo non come servizio di informazione ma come servizio assoldato al potere, capace di spegnere le voci discordanti semplicemnte non mandandole in onda. Anzi, forse è già morta. Le voci discordanti sono richieste celermente da altre reti, che possono farsi un’immensa pubblicità gratuita grazie ai social e il numero di canali oggi esistenti non lega le persone ai primi 9 canali, come succedeva quando io ero piccola.

I social stessi creano un ambiente estremamente fertile per tutto quello che è flame o dissenso, la rabbia e la frustrazione viene incanalata (più o meno giustamente potremmo discuterne) su post al vetriolo e condivisioni virali del soggetto della censura. Potrete anche odiarli sti benedetti social, pensare che siano un elogio dell’imbecillità, ma come ogni cosa secondo me la vera importanza sta nel come vengono usati. Piuttosto che demonizzarli sarebbe molto più utile educare al giusto utilizzo (prima o poi sarebbe interessante approfondire anche questa tematica).

Qual è stato il risultato di questa censura?

Il discorso che doveva essere censurato è virale su ogni piattaforma.
La giornalista che ha messo in luce la censura anche se avrà procedimenti disciplinari sarà sicuramente richiesta da altre reti (sono pronta a scommettere che “nove” la accoglierebbe a braccia aperte).
Il tema del 25 aprile così ostico a questo governo, che non vorrebbe definirsi fascio ma che ripudia la Liberazione in quanto “divisiva”, invece di essere trattato solo in quella data sta attirando una settimana intera di dibattiti e dialoghi, in rete e non.
La toppa, che parla del compenso troppo alto dello scrittore, è peggio del buco e alimenta ancora di più la rabbia.

Il risultato è che, spero, sempre più persone abbiano preso consapevolezza dei veri intenti di questo governo, che mira davvero al pensiero unico, che fa tutto ciò che è in suo potere per limitare la possibilità degli altri di esprimere la loro opinione, sopratutto quando si parla di argomenti “divisivi” come l’antifascismo. Come saranno messi i nostri anticorpi nei confronti di una dittatura? Probabilmente nei prossimi mesi e anni avremmo modo di scoprirlo. Sicuramente però se questo è il livello di comprensione della società possiamo stare più o meno tranquilli che danni radicali non possono farne.


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Valentina
Lettrice onnivora, educatrice, mamma.
Dei libri amo la capacità di mostrare la complessità del mondo che ci circonda, forse per questo tra i miei generi preferiti rientrano fantascienza, fantapolitica, fiabe tradizionali e saggistica.

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