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Sfidando l’immaginazione: Trilogia dell’Aria X di Jeff VanderMeer

A volte mi capita di riprendere in mano libri letti anni fa. Ultimamente, mi capita soprattutto con i libri che non ho amato, con quelli che ho lasciato a metà e a volte ho persino detestato. Mi è accaduto di recente con Annientamento, primo volume della Trilogia dell’Aria X di Jeff VanderMeer che, come testimonia il mio Goodreads, nel 2016 si era guadagnato due stelline e tutto il mio sdegno.

Non so cosa mi abbia attirata nuovamente tra le pagine di Annientamento, penso che il mio approdarci sia parte di un viaggio più ampio, nato dalle lezioni di un’ottima docente di letteratura italiana, sulla ridefinizione del concetto di “umanità”. Di agganci per ragionare su questo concetto ne ho trovato tanti, all’interno del libro di Vandermeer, anche se ho trovato soprattutto una conferma: che siamo esseri in continua crescita e in continuo mutamento, e ciò che leggiamo oggi potrebbe avere un effetto completamente diverso in un domani che ancora neanche immaginiamo (e nel quale saremo persone completamente diverse).

Inizio a scrivere questa recensione tra Annientamento e Autorità, la termino una volta chiuso Accettazione. Seguo le orme della biologa prima, di Controllo, di Uccello Fantasma e Gloria poi nello scrivere un resoconto su un’esperienza che forse la mia immaginazione non riesce ad afferrare del tutto. E mi piace, questa sensazione di avere davanti qualcosa di così complesso, di così cangiante e instabile. Mi chiedo cosa ne trarrei se lo rileggessi tra altri otto anni, quali elementi nuovi sarei in grado di trovarci, quale effetto mi provocherebbero.

Per il momento questi interrogativi restano avvolti nel mistero, così come sono un mistero per la me di ora le ragioni per cui avevo tanto disprezzato la lettura otto anni fa; mi accontento di raccontare quello che ho percepito oggi, nella speranza di trasmettere almeno un frammento, anche se parziale, dell’esperienza di questa lettura.

Dettaglio della copertina di Annientamento

Annientamento: il resoconto della biologa

La Trilogia dell’Area X si apre con la testimonianza scritta della biologa, una ricercatrice della quale non conosceremo mai il nome, inviata con altre tre scienziate (una psicologa, una topografa e un’antropologa) a indagare sui misteriosi fenomeni che avvengono oltre il confine, in una costa dimenticata il cui aspetto è stato modificato drasticamente da un non meglio specificato Evento. La biologa e le sue compagne fanno parte della dodicesima spedizione organizzata dalla Southern Reach, agenzia governativa di cui non sappiamo praticamente nulla, e le cui informazioni si rivelano fin da subito corrotte e poco affidabili.

Oltre il confine le attendono misteri ben più incredibili di quanto l’agenzia abbia rivelato: non solo un ecosistema selvaggio e complesso, che sembra capace di assorbire ogni forma e traccia umana; ma anche creature al limite dell’immaginazione, che mettono a dura prova le convinzioni delle scienziate (e le nostre). Tra queste, spicca l’inafferrabile essenza dello Scriba, figura che ossessionerà la biologa per tutto il romanzo e che sembra essere il cuore di ciò che accade alla Torre, luogo non segnato nelle mappe della Southern Reach nel quale sembrano però essere approdate quasi tutte le missioni.

Una narratrice inaffidabile

Punto forte di Annientamento è la narrazione inaffidabile della biologa: vediamo solo quello che lei vede (o crede di vedere), traiamo solo le conclusioni che lei riesce a trarre, e spesso è lei per prima a sottrarci alcune informazioni. Il nostro punto di vista è così ristretto da provocarci un costante senso di vertigine e soffocamento. La nostra brama di sapere è forse pari alla sua, ma diventiamo ben presto consapevoli che ci sono cose che la biologa non ci sta rivelando, soprattutto riguardo la strana luminescenza che la accompagna da quando è stata contaminata da alcune strane spore dentro la Torre.

La biologa ci rivela frammenti del suo passato, del legame con il marito (partito per l’Area X con l’undicesima spedizione e tornato inesorabilmente cambiato), del rapporto con i genitori e della strana sintonia – a tratti distruttiva – che è in grado di instaurare con le creature viventi che tanto l’affascinano. Ogni dettaglio della sua vita passata è lì per farci credere che la biologa sarà disposta a dirci di più anche del presente, ma non è altro che fumo sparso con sapienza davanti ai nostri occhi per non rivelarci – fino alla fine – quanto è profonda la mutazione che l’ha investita.

Alla fine di Annientamento arriviamo stravolte dai frammenti di rivelazioni che ci sono stati lasciati: una caotica accozzaglia di rilevamenti visivi, uditivi, olfattivi, che ci sfidano mostrandoci quando è ancora profondo ciò che non sappiamo. Difficile fermarsi qui, difficile non bramare di continuare la lettura per avere più dettagli. Anche se l’orrore e l’angoscia ispiratici dalla lettura sono forti – poche delle cose che accadono in questo primo libro sono rosee e allegre – il desiderio di proseguire e sapere è comparabile a quello che spinge la biologa ad andare avanti nonostante tutto.

Dettaglio della copertina di Autorità

Autorità: nelle zone oscure e prive di controllo

Complesso, enigmatico, irrisolto. Sono le prime parole che mi vengono in mente una volta chiuso Autorità, secondo volume della trilogia. Siamo davanti a un libro di passaggio, come di passaggio è il confine del quale il volume attinge molte delle sue caratteristiche.

A guidarci ora è John Rodriguez, nuovo direttore della Southern Reach che vuole essere chiamato da tutti Controllo. Esilarante, perché il controllo sulla situazione è proprio ciò che gli manca. All’agenzia sono tornate l’antropologa, la topografa e la biologa della dodicesima spedizione e, come già era successo per la spedizione precedente, nessuna di loro sembra ricordare nulla di quello che è accaduto sull’Area X. Seguendo il suo istinto, mentre si fa largo tra gli ostacoli che gli vengono messi davanti dalla vicedirettrice, Controllo decide di concentrarsi sulla biologa, certo che al contrario delle altre qualche frammento di memoria le sia rimasto.

La sfida, in questo caso, sembra tutta “umana”: tra Controllo e quella che sembra la biologa ma vuole farsi chiamare Uccello Fantasma e si ostina a dire di non ricordare nulla; tra il nuovo direttore e la memoria persistente e soffocante dell’ex-direttrice – unica a non essere tornata dalla spedizione; tra Controllo e la misteriosa Voce che pretende da lui un costante rapporto su quello che accade nell’agenzia. Eppure, di umano dentro gli oscuri meccanismi della Southern Reach è rimasto ben poco, e perfino le persone che hanno dedicato decenni della loro vita a svelare il mistero dell’Area X sembrano esserne state profondamente mutate e corrotte anche stando al di qua del confine.

Un protagonista ignorante

L’ignoranza è la cifra di Controllo. Quando arriva alla Southern Reach, è chiaro a tutti – alla vicedirettrice per prima – che lui non ha la minima idea della complessità nella quale è stato invischiato. A volerlo lì è stata la madre, figura confusa e potente, e all’inizio Controllo pare proprio il tipico raccomandato inadatto al suo compito. Man mano che penetra nell’oscurità dell’agenzia, però, e più il suo rapporto con la biologa si fa stretto, più la sua ignoranza diventa un punto di forza: Controllo è l’unico a non essere ancora contaminato dall’aura di atrocità dell’Area X, l’unico a poter osservare le cose in maniera obiettiva.

Autorità è, come dicevo, un volume di passaggio, di confine. Porta con sé molte rivelazioni, ma queste restano sfocate, inafferrabili, bloccate nel passaggio dall’Area X alla nostra realtà. Controllo stesso è invischiato in questa sfocatura, le sue scoperte sono spesso compromesse, alterate da qualcuno che cerca continuamente di manipolarlo. Eppure, i passi avanti che la storia fa in questo volume sono notevoli, e l’accelerazione finale ci scaraventa nuovamente dritti dentro l’ecosistema, pronti a mettere in luce gli ultimi frammenti di un mosaico sempre più oscuro e attraente.

Dettaglio della copertina di Accettazione

Accettazione: un caleidoscopio di voci e di ricordi

L’ultimo volume della Trilogia dell’Area X ci porta di continuo avanti e indietro nel tempo. Alla fine di Autorità il confine si è esteso, inglobando la Southern Reach e tutti coloro che vi lavoravano all’interno. Tranne Controllo, che ha scelto di cercare Uccello Fantasma e di seguirla attraverso una nuova porta verso la costa dimenticata. Accettazione segue le loro tracce e, in parallelo, segue quelle di Gloria, un tempo bambina curiosa della costa dimenticata e poi direttrice di un’agenzia già in frantumi, e quelle di Saul, il guardiano del faro intorno al quale tutti i misteri sembrano ruotare.

Al di là del confine, il mondo sta mutando a una velocità inconcepibile: le tracce umane si stanno disgregando e il misterioso ecosistema che ha preso il controllo della costa dimenticata si svela sempre più inquietante nella sua perfezione. Non c’è inquinamento, nell’Area X, non c’è traccia dell’atroce distruzione che l’umanità ha portato sulla Terra. Perfino gli umani vengono mutati profondamente, ma quella che all’inizio pareva una mutazione distruttiva, ora assume tratti nuovi e inaspettati. Tanto che presto Uccello Fantasma e Controllo sono costretti a fronteggiare l’inevitabile domanda: è davvero un male che il confine si stia estendendo?

Tante domande, pochissime risposte

Se dovessi riassumere la Trilogia dell’Area X, e soprattutto Accettazione, in una sola frase direi: un libro che fa sbocciare tantissime domande alle quali non darà risposta. Arrivate all’ultima pagina, lo shock di scoprire che non c’è una spiegazione certa ai fenomeni dell’Area X, che non sapremo mai con sicurezza se si è trattato di un attacco alieno, di una mutazione naturale, di un meteorite o di qualcosa di esoterico e incomprensibile, è fortissimo.

Jeff VanderMeer intesse una storia che si regge tutta sulle domande, non sulle loro risposte. Ma forse, una volta superata la frustrazione di tutti questi punti irrisolti, cominciamo a comprendere che il punto forte della Trilogia è proprio questo: generare domande, spingerci a interrogarci come essere umani su chi e cosa siamo, su quali effetti produciamo nel mondo, su come sarebbe questo mondo se noi non ci fossimo. Accettazione è una provocazione, un invito ad andare oltre le risposte facili, a perderci nelle domande alle quali non sappiamo dare risposta. È una sfida continua alla nostra immaginazione e alla nostra capacità di metterci in discussione.

Dominiamo davvero il mondo?

La Trilogia dell’Area X è un ottimo spunto per mettere in discussione soprattutto il nostro ruolo di predominio sulla Terra, per puntare il dito sull’arroganza e l’ignoranza che ci caratterizzano come specie. Convinti di aver scoperto (quasi) tutto, di avere il dominio sulla Natura, ci troviamo disarmati davanti all’evidenza che in realtà non sappiamo proprio niente. Che un qualunque evento inaspettato e apparentemente inspiegabile ci manda nel caos più totale perché siamo una specie che necessità il controllo, e non siamo (per il momento) capaci di affidarci a qualcosa che non capiamo e forse non capiremo mai.

Nella cornice di umanità arrogante spiccano alcuni personaggi, fragili spunti che ci fanno intuire che forse come specie abbiamo ancora qualche possibilità. Uccello Fantasma per prima, emblema di una nuova comunione con la Natura, di un nuovo modo di vivere e sentire l’esistente; e Controllo poi, che incarna l’elemento che più ci caratterizza come esseri umani: l’imprevedibile e sconcertante desiderio di sapere, anche a costo della nostra stessa esistenza.

Forse, alla fine della Trilogia un bagliore di ottimismo c’è. Forse, quello che VanderMeer vuole dirci è che non siamo ancora lì, non siamo ancora capaci di comprendere e accettare l’incomprensibile; ma potremmo arrivarci, un giorno, e lì potremmo finalmente capire che le risposte non contano affatto, una volta compreso quanto profonde e trasformative sono le domande che ci riguardano.

Annientamento: una ri-visitazione cinematografica

Chiudo con una nota finale dedicata al film Annientamento del 2018, scritto e diretto da Alex Garland e distribuito su Netflix. Si tratta di una rielaborazione del primo volume della Trilogia, pensata per essere autonoma e svincolata dalla trama letteraria (il regista l’ha definita una memory of the book), che prende alcuni degli spunti immaginifici lanciati da VanderMeer e li reinterpreta usando altre chiavi di lettura.

Approdarci dopo aver letto solo il primo libro è rischioso, perché seppur diversa in molti aspetti, questa versione cinematografica anticipa alcune delle rivelazioni della Trilogia. Arrivarci dopo Accettazione è invece, in un certo senso, quasi deludente. La storia delle spedizioni nell’Area X, guidata da una sempre convincente Natalie Portman, è appena uno spettro della storia originale, così come flebili sono i collegamenti tra l’Area X dello schermo e quella letteraria.

Permane un nucelo di comunanza tra le due nel raccontare il complesso rapporto tra umanità e natura, anche se il finale del film sceglie di dare risposte chiare anche se non del tutto coerenti con la struttura sviluppata fino a quel momento. In sintesi, è un film che merita la visione soprattutto per il buon comparto tecnico e recitativo ma che, dal punto di vista narrativo, non aggiunge nulla a una Trilogia già solida e soddisfacente di suo.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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