Narrativa Contemporanea, Recensioni

Recensione A misura d’uomo di Roberto Camurri


Non c’è cosa migliore, dopo un lungo periodo di pausa forzata a causa dello studio, del poter tornare a godere delle letture e dello scriverne recensioni qui sul blog. Avevo già dato la prima spolverata al nostro angolino la scorsa settimana, con l’evento e la recensione dedicati a La cercatrice di corallo di Vanessa Roggeri, ma oggi torno effettivamente a pieno regime, portandovi la prima di una serie di recensioni che attendevano con ansia la fine della sessione esami invernale.

In queste ultime settimane infatti, le mie letture si sono fatte rarefatte e difficoltose, ma non si sono mai interrotte. A caratterizzare gli ultimi giorni di studio è stato proprio l’esordio di Roberto Camurri, A misura d’uomo, una raccolta che attendevo di leggere con estrema curiosità fin dalle prime recensioni positive che ha ricevuto in anteprima. Nel mio caso, è stata la voce di Matteo Bussola a fare da attrattore e così, in un momento di distensione tra un esame è l’altro, mi sono convinta a ritagliare lo spazio per questo libro, per poter aggiungere anche la mia opinione al coro di voci che si è levato nei suoi confronti.
Devo essere sincera però, la mia opinione non andrà ad affiancare quelle estremamente positive che già ha ricevuto quest’opera, così come non si schiererà sul versante opposto. E forse non c’è modo migliore di trasmettervi la mia opinione che cominciando proprio con il dire che questa raccolta di racconti ha avuto ben poca presa su di me, fallendo nel tentativo di trasmettermi forti emozioni in entrambi i sensi sopracitati; non me ne sono innamorata per intenderci, ma non l’ho neanche disprezzata. Mi sono goduta a tratti lo scorrere rapido e intenso delle parole di Camurri ma, al tempo stesso, mi sono spesso scontrata con la pesante atmosfera di fallimento e tristezza che permaneava ogni sua pagina. Si è trattato senza dubbio di una lettura intensa, a tratti quasi destabilizzante ma, nonostante tutto, arrivata all’ultima pagina ho avuto come l’impressione che le parole, esaurito il loro compito, scorressero fuori dalla mia mente senza lasciare una vera e propria traccia.

Per farvi comprendere in fondo il perché di questa mia sensazione, non posso non raccontarvi brevemente di cosa tratti A misura d’uomo. Come ho premesso, siamo davanti a una raccolta di racconti, tutti ambientati nello stesso piccolo paese dell’Emilia Romagna e tutti accumunati da un filo conduttore, tematico ma anche fisico.
Ogni racconto si concentra su un’esistenza, mostrandocela nella quotidianità dei suoi giorni e mettendone in risalto in modo particolari i turbamenti e i fallimenti. Tutti i personaggi scelti da Camurri possono essere ricondotti alla tipologia degli ultimi, coloro ai quali la vita pare aver girato le spalle, precipitandoli nella mediocrità e in un’esistenza grigia e sbiadita.
Oltre che da questo denominatore comune emotivo, i personaggi sono legati da parentele e amicizie, che spesso ci permettono di rivedere i protagonisti di un racconto come comprimari di quello successivo e viceversa.
Non è raro leggere dello stesso protagonista in più racconti, ovviamente, come non lo è il vedere alcuni punti, lasciati oscuri nei primi frammenti, messi in luce e argomentati in quelli successivi. Così, attraverso undici racconti, conosciamo Davide e Anela, Valerio, Luigi, Mario ed Elena e così via; per la maggiore sono giovani vite, piegate da eventi che ne hanno modificato crudelmente il destino, o ancora dal manifestarsi di una realtà differente da quella che avrebbero sognato.

È qui arriviamo al punto nodale di questa raccolta, nonché a ciò che ha condizionato il mio parere sulla sua godibilità: ogni vita raccontata da Camurri è una vita che ci viene presentata come sprecata, vana, quasi vuota; vediamo chiaramente questo fatto nella monotonia dei giorni dei suoi personaggi, nel modo in cui i loro rapporti personali li stringono o si spezzano sotto il peso della routine, così come ne sentiamo gli effetti nelle azioni che scelgono di intraprenderne per sfuggirvi, ma che paiono destinate tutte a farli ricadere nel grigiore dal quale provvenivano.
Fatta eccezione per il penultimo capitolo – l’unico che pare voler regalare una scintilla di speranza e ottimismo – il resto della raccolta pare quasi soffocata da una cortina di tristezza e pessimismo che riesce, nonostante tutto, a far sbiadire anche la buona penna dell’autore.
Camurri ha uno stile alquanto particolare, che potrei definire sfuggevole e quasi incontrollato; incede con ritmo sostenuto e privo di picchi frenetici, ma al tempo stesso raramente si ferma, scorrendo continuamente e accentuando la sensazione di star vivendo nelle vite dei personaggi, come fossimo loro. Questo fatto, sommato all’abilità di rendere poetici molti aspetti di vita comune ritenuti altrimenti banali, permette di godere di una lettura realmente piacevole e interessante, eppure questo aspetto non basta a rendere del tutto godibile i racconti, proprio perché su ognuno grava una cappa di tristezza che sembra ammantare ogni angolo del piccolo paese e schiacciare ogni vita sotto il suo peso.

Se dunque la lettura della raccolta è fluita in modo quasi liquido, arrivando a trascinarmi con sé dentro le vite di questi personaggi, le loro esistenze sbiadite mi hanno impedito di apprezzarne i guizzi originali, creando in me una sensazione duplice, in equilibrio tra l’apprezzamento e il fastidio marcato.
Il risultato, è che ho voltato l’ultima pagina spaccata a metà tra il dispiacere di aver perso quel contatto con l’autore e il sollievo per essere riuscita a uscire da quel clima soffocato e doloroso.
A fine lettura, la mia opinione non è riuscita a discostarsi dalla linea divisoria tra apprezzamento e disprezzo, arrestandosi in un pallido e smorto giudizio intermedio, del quale non posso che dispiacermi.


Benché questa lettura non sia riuscita a conquistarmi come avrei desiderato, non posso che ringraziare la NN editore per avermi dato l’opportunità di provare ad allacciare un legame con Roberto Camurri.
È stato un incontro interessante, nonostante tutto.

Trama:
Fabbrico è un piccolo paese sulla mappa dell’Emilia, poche anime, due strade, i campi intorno, il cielo d’ovatta. È qui che nasce l’amicizia tra Davide e Valerio, ed è qui che una sera d’estate Davide incontra Anela e se ne innamora. Anela diventa il perno e lo scoglio su cui si infrange la loro amicizia. Così Valerio a un certo punto sceglie di andarsene, Davide si perde e perde quell’unica, preziosa occasione di felicità. A Fabbrico vivono anche gli altri personaggi di questa storia: Elena e Mario, Maddalena, Luigi, Giuseppe e la vecchia Bice, che al bar accoglie tutti per un caffè o una sambuca.
Con una lingua ipnotica e pennellate rapide e materiche, A misura d’uomo di Roberto Camurri è un romanzo in racconti: storie di amore e di amicizia, di fiducia e di tradimento, di vita e di morte dove tutti i personaggi lottano per liberarsi da un inspiegabile senso di colpa trovando infine, nella propria terra, la risposta per dare sostanza e forma alla memoria e al tempo.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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