Narrativa Contemporanea, Recensioni

Il libro dell’acqua e di altri specchi di Nadeem Aslam

A volte mi capita di comprare un libro spinta dalla curiosità, dal fascino di una copertina particolare, dalla promessa di una storia che sembra destinata a risuonare in me. E poi, purtroppo, capita che il libro resti sugli scaffali per mesi, perché altre letture più urgenti richiedono la mia attenzione e perché a volte la vita è semplicemente troppo densa per poter leggere tutto quello che vorremmo quando vorremmo. Quest’anno, però, ho deciso di rallentare, di prendermi una pausa. Di concedere del tempo ai libri che mi avevano richiamata in qualche modo, di dare finalmente loro una possibilità. Così, sono finalmente approdata a Il libro dell’acqua e di altri specchi di Nadeem Aslam, della Add Editore.

Con lui ho aperto questo nuovo anno fatto di promesse e di speranza. E anche se da quando mi aveva richiamata dallo stand dell’Add è passato un bel po’ di tempo, ha comunque trovato il momento giusto per raggiungermi. La sua storia, sofferta e delicata, intensa e bellissima, era proprio ciò di cui avevo bisogno per iniziare questo nuovo giro intorno al sole.

E per inaugurare un nuovo anno all’insegna dell’amore e della speranza.

Trama

Zamana, Pakistan. Nargis e Massud sono una coppia di architetti musulmani che ha ormai superato la cinquantina. Non hanno mai avuto figli, ma si sono presi cura di Lily e Grace, i loro domestici cristiani, e della loro figlia Helen. Per tutta la vita, i due hanno cercato di portare bellezza ed equilibrio in un Paese sconquassato dalla violenza e dalla brutalità.

Finché quella violenza e quella brutalità non irrompono inseparabilmente nelle loro vite, travolgendoli e cambiandoli per sempre. Il libro dell’acqua e altri specchi è un canto corale, un inno alla vita e all’amore. Nonché una denuncia raffinata e bellissima al male che divora il Pakistan e molti altri stati come lui.

Il libro dell'acqua e altri specchi
Copertina italiana de Il libro dell’acqua e di altri specchi

Il libro dell’acqua e di altri specchi

Quando ami il tuo paese tanto quanto Nadeem Aslam ama il Pakistan, non puoi che guardarlo con severità. Ogni sua pecca, ogni suo lato negativo ti appare vivido davanti agli occhi, in tutta la sua bruciante verità. Eppure, anche se il più severo giudizio ammanta ogni tua riflessione, le tue parole restano comunque pregne di amore.

È questa la sensazione che si prova leggendo Il libro dell’acqua e di altri specchi. Nel racconto fittizio creato da Aslam, si percepiscono amore e sofferenza in egual misura. La voglia di portare alla luce il bello, la gemma nascosta, senza però nascondere mai dietro il tappetto la polvere che la ricopre. Così, fin dal principio veniamo travolti da una visione del Pakistan e della città di Lahore (qui ribattezzata Zamana) che è spietata ma delicata al contempo.

Nella Zamana di Aslam convivono infatti entrambi gli aspetti, luce e oscurità. Un equilibrio terribile, che tinge di dolorosa realtà l’intera narrazione. La luce, il bene, la bellezza sono negli occhi dei protagonisti del libro. Nargis e Massud in primis, ma anche Helen e Imran, Lily e Aysha. Uomini e donne che, nonostante siano circondati dalla brutalità, brillano come fari spargendo bellezza tutto intorno.

Dall’altra parte, il male è incarnato dal fondamentalismo, dall’ignoranza, dalla paura. Non ha un solo volto, perché il male ha sempre bisogno delle masse per assumere forza. Si nutre delle menti deboli, di quelle spaventate e plasmabili. Mussulmani, indiani, cristiani, uomini giovani, anziani, donne e perfino bambini, perché il male non fa mai distinzione. Pochi si salvano quando cerca di divorarli.

Lahore
Una veduta della città di Lahore, qui ribattezzata Zamana

La fragilità e la bellezza di un mondo incerto

Terra di conquiste, nazione giovane e inesperta, il Pakistan è rappresentato come un mondo fragile e incerto. Ancora succube del controllo occidentale, è permeato di un fondamentalismo tossico che ne è diretta risposta. Impossibile puntare il dito verso una sola direzione, impossibile individuare il male in un solo colpevole della brutalità che attanaglia il Pakistan.

Il passato e il presente qui si intrecciano così strettamente da rendersi quasi indistinguibili. Un po’ come succede anche nel Kashmir dal quale proviene Imran, uno dei personaggi più vividi e belli del romanzo. Un altro paese piegato dalla guerra, distrutto dall’ignoranza, preda della brutalità.

Cause ed effetti si alternano tra le pagine, si mescolano, si danno nutrimento a vicenda. Chi ha iniziato questa guerra? Chi la perpetra ancora e ancora? Non c’è una risposta semplice, ormai sono tutti intrecciati. Cristiani contro indiani, indiani contro mussulmani, mussulmani contro cristiani… E così via di nuovo, in un ciclo doloroso che pare quasi eterno, dal quale non sembra si possa mai fuggire.

Il filo d’oro della vita

Nel mezzo, nonostante tutto, vivono le persone comuni. Quelle che chiudono le persiane tra sé e il mondo sperando di poter condurre una vita normale anche stando dentro all’occhio del ciclone. Sono loro a cantare l’inno de Il libro dell’acqua e di altri specchi. Di qualunque orientamento religioso siano, di qualunque nazionalità e sesso e convinzioni politiche e pensiero, sono gli innocenti a contare davvero alla fine della storia.

Perché sono loro gli unici in grado di ricucire con filo d’oro ciò che è andato distrutto. Di trovarsi anche quando il mondo li porta a perdersi, di amarsi anche quando tutto intorno a loro vorrebbe che soffrissero.

Il canto dell’acqua e di altri specchi è, nonostante tutto il male di cui è permeato, un messaggio di speranza. La ferma convinzione che finché c’è ancora qualcuno disposto a sperare e ad amare, il male non potrà mai vincere. E che disperare è solo l’ultimo passo, da compiere quando non si ha più nemmeno il desiderio che le cose possano andare meglio.

Come dice lo stesso Aslam nel libro, d’altronde:

«Io personalmente non ho ancora fatto tutto quel che posso per cambiare le cose. Non mi sono ancora guadagnato il diritto di disperare. Ecco cosa penso del Pakistan»

Lahore Garden
I meravigliosi Shalamar Gardens di Lahore
separatore

Un ringraziamento speciale a Daniela di Add Editore è doveroso, perché a ogni fiera o salone in cui ci incontriamo riesce sempre a consigliarmi il libro giusto. Spero avremo presto occasione di incontrarci di nuovo.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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