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Recensione Il trono di ghiaccio di Sarah J. Maas



“Nessuno esce vivo dalle miniere di Endovier. Celaena, la migliore assassina nel regno di Adarlan, è lì rinchiusa da un anno e quando le offrono la possibilità di diventare sicario di corte, non esita neppure un istante ad accettare. Ma la lotta è appena all'inizio: Celaena deve affrontare ventitré contendenti. Se vincerà, diventerà la paladina del re e dopo quattro anni di servizio sarà libera. Il Principe Ereditario è il suo maggiore alleato. Il Capitano delie Guardie la protegge. Entrambi la amano. Ma l'amore e il talento non bastano per vincere. Nel castello un pericolo insidioso è in agguato, e ben presto Celaena capisce che le persone di cui fidarsi sono sempre meno…”

Delusione. Credo che tutta la mia esperienza con questo libro si possa riassumere in questa singola parola.
Ho passato mesi sentendone parlare da buona parte della community di booktuber americana; pareri entusiasti sulla saga, sull'ambientazione e sulla protagonista. Molti pareri positivi sono arrivati anche dall'Italia, seguiti dalle lamentele perché la traduzione della serie è stata bruscamente interrotta dalla casa editrice dopo il primo volume.
Ho messo il libro in wish list tempo fa in attesa di un po' di tempo e soldi per leggerlo e ora che sono riuscita non posso che sentirmi amareggiata. Mi aspettavo decisamente di più.
Certo, non tutto va male; l'inizio della storia ad esempio è molto particolare e molto ben fatto: conosciamo sin da subito Celaena Sardothian, l'assassina più forte del regno di Adarlan, che per motivi a lei sconosciuti è stata scoperta, catturata e sbattuta nelle miniere di sale dal re di Adarlan, dove ha trascorso un anno in schiavitù e atroci sofferenze.
Ad un anno dalla cattura, il principe ereditario del regno la tira fuori dalle miniere per proporle un accordo: se accetta di diventare paladina del re potrà scontare la sua pena al suo servizio e dopo cinque anni tornare libera. Se rifiuta verrà riportata indietro. Unica condizione: per essere nominata paladina del regno deve affrontare altri 23 mercenari, assassini e ladri, dimostrando di essere la migliore.

Un inizio molto accattivante, che sembra promettere molto molto bene. Ma da quando Celaena giunge al castello ed inizia l'allenamento e il torneo vero e proprio, il tutto inizia a farsi ridicolo; la nostra valorosa protagonista (ricordiamo, L'assassina più forte del regno), è giustamente debilitata da questo anno di schiavitù, e la cosa ci viene inizialmente spesso ricordata da gravi malesseri ed effetti della debilitazione fisica, molto realistici e ben descritti. Ma piano piano che riprende la sua forma fisica e la salute in generale, Celaena comincia a presentarsi ai nostri occhi più come una damigella di corte che come una combattente. Teme l'altezza, tanto da soffrire di atroci nausee quando percorre i lunghi corridoi del palazzo reale, costruito in cristallo trasparente (la comodità); si rimmira per ore davanti allo specchio lamentandosi che i vestiti le pendono male addosso; passa le sue ore a leggere sdraiata sul letto o rannicchiata su una sedia o a fare gli occhi dolci al giovane principe ereditario (che giustamente si innamora follemente di lei con una rapidità sorprendente); si diverte a punzecchiare le dame di corte che la invidiano per la sua vicinanza con il principe o a fargli cadere vasi in testa quando queste si dedicano a ridicoli pettegolezzi su di lei. Insomma, dell'Assassina più forte di Adarlan sembra avere solo il titolo. Quando poi dopo circa 50 pagine vieni a scoprire che l'Assassina più forte di Adarlan ha appena 18 anni, la lettura si tramuta nel divertimento più assoluto. Ora, io capisco che un libro del genere si possa rivolgere ai giovani lettori e quindi cerchi espedienti per farli sentire coinvolti e partecipi, ma bisognerebbe almeno fingere di mantenere un po' di realismo.
Se mi presenti un personaggio come “Il più forte di”, “il più bravo a”, mi devi anche spiegare e dimostrare come ha fatto a diventarlo. Di Celaena ci viene detto solo che viene allevata dal Re degli Assassini da quando ha circa 10 anni; benissimo, ma sette anni (perché non dimentichiamo che uno l'ha passato da schiava) bastano davvero a farla diventare la più forte del regno? Cosa può aver insegnato di così incredibile ad una bambina di appena dieci anni? Ci vuole tempo per addestrare un assassino, e soprattutto questo ha bisogno di esperienza e giudizio per diventare così famoso. A soli 17 anni? E il Re degli Assassini che l'ha addestrata non dovrebbe comunque essere più forte di lei?

Ma tralasciando questo aspetto, ammettiamo che io accetti la sua grande abilità ed esperienza. Vorrei anche vederla in azione, no? Dall'Assassina migliore del regno uno si aspetta che distrugga mezzo mondo una volta ripresasi. Ma lei no, è troppo occupata a rimirarsi allo specchio e ad avere tanta tanta paura del re cattivo e spaventoso. Patetica. Come se non bastasse, per rendere il tutto un po' più fastidioso ed irritante, non poteva mancare il simpaticissimo triangolo amoroso tra lei, l'inutile principe ereditario e il capo delle guardie del re (19 e 22 anni eh, magari vi eravate pensati che loro avessero un po' di esperienza). Quest'ultimo forse è l'unico personaggio decente del romanzo a dirla tutta, l'unico che sembra avere un po' di capacità cognitiva.
Vi ricordate che avevo accennato ad un torneo all'inizio della recensione? Be', potreste anche dimenticarlo in realtà, perché è del tutto inutile e dimenticato per buona parte del libro; basti pensare che le notti prima di una prova la nostra impavida eroina le passa a leggere (mica manuali del guerriero eh, romanzi d'amore) fino alle 4 di notte. Beata lei che poi è così attiva, io se faccio la notte il giorno dopo riesco a stento a vestirmi senza rimanere incastrata in magliette e pantaloni. Poi ovviamente le prove le supera tutte, anzi si trattiene per non far vedere agli altri quanto sia realmente forte. Magici poteri mistici insomma.

Ora la domanda vi sarà sorta spontanea se siete scesi a vedere il voto in fondo al testo. Perché, dati gli innumerevoli lati negativi che ho sottolineato, il voto finale è sufficiente? Il merito va tutto alla cornice della storia; intorno alla protagonista infatti, si sviluppa un mistero dalle tinte macabre e apparentemente magiche che non vi rivelerò per non rovinarvi la sorpresa nel caso vogliate leggere il libro, ma che è in grado, da solo, di risollevare la narrazione e di convincervi a terminare la lettura. Ho apprezzato la storia che la Maas ha creato, il segreto che avvolge il regno e i personaggi che lo popolano. Purtroppo, per quanto interessante e ben fatto, questo lato da solo non è in grado di garantire al romanzo un punteggio maggiore della sufficienza.

Insomma, un fantasy dalle grandi promesse, (forse uno dei pochi YA scritto in terza persona frall'altro) ma alquanto deludente per la sottoscritta.
Ma si sa, sono di gusti particolarmente difficili, quindi se avete letto questo libro e vi è piaciuto, sarei davvero felice di sapere la vostra opinione, di creare una discussione costruttiva ed interessante.

Se invece non vi ha convinti e siete andati avanti nella serie, mi consigliate di proseguire? La vicenda si fa più attiva ed interessante nei prossimi episodi? Attendo i vostri commenti con grande curiosità.


6/10

p.s: se ve lo state chiedendo, si, titolo e copertina sono quelli del volume inglese, ma mi piacevano di più di quelli italiani. 😉

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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