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Recensione La belva del mare di Salvatore Stefanelli


Buon inizio settimana Chiacchieroni!
Come avrete notato ultimamente le assenze qui sul blog si fanno sentire, e tra una recensione e l’altra passano anche settimane; una situazione molto spiacevole in primo luogo per noi, ma alla quale purtroppo ancora non possiamo porre rimedio; con la sessione esami di luglio in pieno corso e il caldo soffocante, i momenti di lettura sono purtroppo ridotti ai minimi storici, e di conseguenza lo sono le chiacchierate qui sul blog.
Per fortuna esistono i racconti e i romanzi brevi, che riescono ad incastrarsi tra uno studio e l’altro dandoci la possibilità di rilassarci e liberare la mente. La salvezza di questo periodo si chiama La belva del mare e si tratta per l’appunto di un romanzo breve, che l’autore ci ha proposto di leggere qualche tempo fa ma che non aveva ancora trovato il suo spazio tra un incastro e l’altro. Per fortuna però il suo momento è arrivato questo fine settimana, e dico per fortuna perché il romanzo di Salvatore Stefanelli è una di quelle letture definibili delle piacevolissime scoperte.

Ci troviamo nel sud Italia e seguiamo i pensieri e le vicende del maresciallo Riberti, impegnato in un caso che lo coinvolge drammaticamente in prima persona: un misterioso assassino seriale rapisce donne giovani, le droga e le spoglia, per poi ucciderle e lasciarle distese in riva al mare, con una passiflora poggiata sul ventre come segno distintivo.
Le forze dell’ordine indagano da due anni senza riuscire a capire chi si celi dietro questi crimini e Riberti è in prima linea, mosso ormai da quella che si può tranquillamente definire una vendetta personale. Questi sono gli elementi base della storia, e sono anche gli unici che vi rivelerò, per evitare ogni anticipazione; trattandosi di una storia breve ma estremamente intensa, non c’è modo migliore per leggerla che arrivarci quasi all’oscuro di tutto, impreparati a ciò che troveremo davanti.
E vi assicuro che ciò che troverete vi sorprenderà e vi catturerà al punto da costringervi a divorare quelle sessanta pagine in un unico morso, impossibilitati a posare il vostro e-reader prima che la storia abbia fine.
A creare questo effetto, più della storia in sé, è senza dubbio lo stile del suo autore; come vi dicevo ci troviamo a leggere pensieri e sensazioni del maresciallo Riberti, a toccare con mano la sua disperazione e la sua irrequietezza per una caccia che non sembra mai aver fine. In questo Stefanelli è magistrale: viviamo l’angoscia di Riberti come la nostra e sentiamo il ritmo che aumenta quando la caccia si avvicina alla fine come un’onda che ci trascina verso la spiaggia senza che possiamo opporle resistenza.

È quasi inspiegabile come in così poche pagine Stefanelli riesca a creare affezione nel lettore per i suoi personaggi e per le loro vicende, eppure è questo l’aspetto più interessante del racconto: a fine lettura, anche se il caso vede la sua conclusione e l’assassino viene rivelato, resta la voglia di leggere ancora di questa piccola realtà per approfondire i rapporti tra gli elementi della squadra e il maresciallo, e di vederli ancora all’opera nella caccia ad un nuovo assassino.
Ho letto La belva del mare immaginandomi di essere in un episodio di una serie televisiva, come in una puntata del Commissario Montalbano: inizi a leggere e ogni elemento, ogni dettaglio è già avviato, preesistente prima del tuo arrivo e quando termini la lettura quei dettagli sono ancora lì, come in attesa. Viene dunque spontaneo aspettarsi di poterci tornare in seguito, per scoprire cosa succede al maresciallo Riberti ora che la sua caccia personale è finalmente finita, ma tante altre potranno ancora avviarsi.
Non resta che incrociare le dita dunque, e sperare che Incalzi e i suoi abitanti tornino in futuro a raccontarci di loro.



Il mare vide il tuo corpo disteso al sole dell’inverno, in riva al mare. Non avevi più freddo, non avevi più luce. Non avevi più nulla, prima di andare via con il morire della luna…

Trama:
Un mostro che rapisce le sue vittime per poi lasciarle morire in riva al mare con una passiflora sul ventre, per questo l’hanno chiamato La Belva del mare. Il maresciallo Riberti è in prima linea nel dargli la caccia, ma la sua ostinazione non è solo dovere, è soprattutto qualcosa di personale.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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