Recensioni, Voci dalla Sardegna

Sortilegi di Bianca Pitzorno

Vi capita mai di rendervi conto, mentre leggete un libro, di aver scelto un’ottima storia, ma nel momento sbagliato? Questa è la sensazione che mi porto dietro dalla metà del primo racconto di Sortilegi.

La scrittura di Bianca Pitzorno riesce a creare mondi talmente realistici da rendere impossibile una lettura distaccata delle sue storie. Soprattutto quando, come in questo caso, l’immaginazione affonda le sue radici così profondamente nella realtà. 

È un elemento però che vale sia bene che nel male, ecco perché il primo racconto mi ha distrutto. Troppo dolore per me in questo momento, non ero pronta a leggere una storia simile. Forse questo ha offuscato anche le storie successive, che invece risulterebbero di un umore completamente diverso. Ma alle quali non sono riuscita a dare la giusta attenzione.

Trama

Sortilegi di Bianca Pitzorno

Il Sortilegi è una raccolta di tre racconti, scritti da Bianca Pitzorno. Sono storie con personaggi inventati, ma le cui storie prendono spunto da eventi (o personaggi) realmente esistiti. La nascita dei tre racconti viene anche raccontata dall’autrice al termine di ognuno di essi.

Il primo racconto si intitola La Strega. È ambientato nella Toscana del 1600, tra la peste, le carestie e l’inquisizione. La protagonista è Caterina, una bambina che cresce completamente da sola a causa della peste, che ha fatto “addormentare” tutti i parenti. Riesce a sopravvivere nel podere di famiglia grazie agli animali e alle poche cose imparate negli anni osservando gli altri. 
Ma il 1600 non è un bel periodo storico per una donna che al resto del paese sembra saltata fuori dal niente, come per magia.

Il secondo, Maledizioni, è ambientato in Sardegna, racconta di orfani, rivincite e vendette. Mentre il terzo, Profumo, porta in viaggio per l’Argentina il profumo di biscotti speciali. Biscotti fatti solo in un piccolo paesino della Sardegna.

Quattro chiacchiere su Sortilegi di Bianca Pitzorno

Come ho detto all’inizio, la storia iniziale, La Strega, mi ha preso alla sprovvista e pietrificata. Il senso di impotenza davanti ad una storia simile non può che annichilire il lettore. Quante sono le Caterina che negli anni hanno vissuto la stessa esperienza? Quante sono le donne di tutte le epoche e di tutti i paesi che hanno dovuto subire la follia dell’ignoranza e della superstizione?

Conoscendo Caterina mi è sembrato naturale leggerla come personificazione di tutte quelle donne che, semplicemente vivendo la loro vita, si sono trovate immerse in situazioni folli. Colpevoli di qualcosa per il solo fatto di esistere. La peste, la carestia, l’inquisizione. Potrebbero essere sostituiti con famiglie assenti, patriarcato, bullismo, pressione sociale, dogmi religiosi e così via. 

Ecco perché non era la storia per me in questo momento. Da quando è nata Talia non faccio altro che pensare al mondo che le sto lasciando. Questo racconto mi ha fatti riflettere sul fatto che le cose da cambiare, perché lei possa essere davvero libera, sono ancora veramente tante. Un pensiero, questo, che mi provoca non poca ansia.

Non solo La Strega

Per quanto il primo racconto occupi buona parte del libro, ci sono anche altre due storie a completare la raccolta. La prima, Maledizioni, sembra un po’ il cucchiaio di miele dopo una medicina molto amara. Quella pacca sulla spalla per farti pensare “forse la luce in fondo al tunnel c’è davvero”.

È una storia che parla di orfani e di rivincite. Di cattiveria, ma anche di una bontà talmente pura da sconfiggere ogni maledizione. In cui si cerca di rinvigorire, almeno un po’, la fiducia nel mondo, dopo tutta la tristezza della storia precedente. 

Infine troviamo Profumo, un inno a dei biscotti sardi che viaggiano tra realtà e leggenda. Vengono chiamati “biscotti di vento” o “di uovo” perché questo è il loro ingrediente principale, accompagnato solo dallo zucchero. È una storia che, con un po’ di malinconia, guarda al passato e a tutte quelle cose che non potranno più tornare. 

Probabilmente è un racconto che, se si vive da emigrati, colpisce un po’ di più. Perché si conosce la sensazione del “pacco da giù”. Quel pacco che contiene amore, nostalgia, incoraggiamenti e abbracci sotto forma di cibi e profumi lontani.

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Valentina
Lettrice onnivora, educatrice, mamma.
Dei libri amo la capacità di mostrare la complessità del mondo che ci circonda, forse per questo tra i miei generi preferiti rientrano fantascienza, fantapolitica, fiabe tradizionali e saggistica.

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