Recensioni

Domenica Cinematografica #4



Quante volte a noi lettori capita, terminato un buon libro, di fiondarci a vedere il film, per poter prolungare l'esperienza in quel mondo fantastico che abbiamo appena abbandonato e scoprire come rende sullo schermo?
O viceversa, spesso ci capita di vedere un bel film, scoprire l'esistenza del libro e leggerlo per pura curiosità o per approfondire il mondo e la storia.
Ci sono volte in cui il film ci delude incredibilmente rispetto al libro, altre però, le migliori, scopriamo piccole perle che seppur un po' distanti dal nostro amato libro, riescono a regalarci due ore di emozioni intense quasi quanto quelle delle letture.

Ho deciso di aprire questa rubrica per condividere con voi le mie impressioni sui film letterari che ho visto o vedrò in futuro, per confrontare le nostre impressioni, consigliarvi quei film che riescono ad appassionarmi e ovviamente, sconsigliarvi quelli che mi deludono amaramente.
Non sono un'esperta di cinema (non che di letteratura possa vantare chissà quale esperienza), ma amo guardare film; non aspettatevi quindi una critica completa e tecnica ma piuttosto, un riepilogo delle sensazioni e dei dettagli che mi hanno colpita maggiormente.

Il film di cui vi parlo oggi è:

Il fantasma dell'opera


In realtà è un po' che non scrivo una Domenica Cinematografica, principalmente perché non ho più avuto occasione di guardare un film tratto da un romanzo che ho letto. La settimana scorsa però, tornata in vacanza dai miei, ho visto quasi per caso Il fantasma dell'opera, versione cinematografica del musical di Andrew Lloyd Webber, diretto da Joel Schumacher, e mi è piaciuto al punto che ho deciso di ordinare subito il mini mammut del romanzo e di leggerlo pochi giorni dopo il suo arrivo.
La lettura del romanzo ha confermato la buonissima opinione che già avevo della storia, e ho deciso quindi di dedicare a quest'opera una Domenica Cinematografica, per potervi parlare bene di questo piccolo capolavoro.

Ma cominciamo subito dal film, com'è usanza per questa rubrica:
Vi sono moltissime trasposizioni cinematografiche del romanzo di Gaston Leroux, e questa diretta da Joel Schumacher è l'ultima uscita, risalente al 2004. La sceneggiatura del film si basa principalmente sul musical, che a sua volta ovviamente si allaccia al romanzo. Nella parte del Fantasma abbiamo un veramente poco orribile Gerald Butler (ammettete anche voi quanto possa essere difficile rendere mostruoso questo attore), mentre ad interpretare la giovanissima cantante Christine Daaé troviamo Emmy Rossum al suo debutto come attrice.
Il film si apre con una scena in bianco e nero ambientata nel presente, ovvero nella Parigi del 1919, in una grande sala dell'Opera ove si sta svolgendo un'asta per mettere in vendita degli oggetti ritrovati nel teatro. La presentazione di un antico lampadario restaurato in asta è la scintilla che da colore alla pellicola e che ci trascina, con l'incredibile musica di Andrew Lloyd Webber, nel passato, per la precisione nel 1870, quando il teatro era ancora ai suoi inizi.
Da qui in poi la pellicola ci introduce i vari personaggi, dalla giovanissima e talentuosissima cantante, al cast di cantanti e ballerini, fino al misterioso Angelo della Musica e al ben più oscuro Fantasma dell'Opera. Soggetto principale del film è ovviamente la musica, sia quella cantata nel musical, sia quella sentita, percepita dai personaggi come un'entità potente e avvolgente. Christine Daaé è una cantante giovane ed inesperta ma ha avuto il privilegio di avere un maestro fuori dal comune, l'Angelo della Musica appunto, che le ha insegnato a cantare con una voce celestiale, proveniente quasi dal paradiso. Le sue doti canore si rivelano inaspettatamente, sorprendendo i direttori del teatro, ma ancora di più il giovane Raoul, visconte di Chagny, che si innamora di lei. L'amore dei due giovani però è messo in pericolo dal Fantasma dell'Opera, misteriosa figura che ha fatto del teatro il suo oscuro dominio, e che ha grande interesse verso la dolce Christine.
La storia è un trionfo dell'amore in ogni sua forma, da quello puro e sincero a quello egoistico, da quello condiviso a quello non corrisposto, e la musica è lo strumento di cui gli innamorati si servono per comunicare.
Elementi ottimi della pellicola sono la fotografia, i colori e le musiche, mentre risaltano meno la regia, forse un pelo troppo impersonale, e la recitazione dei vari personaggi, compresi quelli principali; per quanto infatti Emmy Rossum abbia vinto i Golden Globe per la sua interpretazione, non sono riuscita a trovare in lei quella scintilla, quel mordente che potesse convincermi totalmente; per quanto riguarda Gerald Butler invece, benché egli non sia neanche stato candidato ad alcun premio, la sua interpretazione del Fantasma dell'Opera non mi è dispiaciuta, per quanto come vi dicevo questo sia molto poco orrendo e tutt'altro che spaventoso.
A mio avviso una mozione speciale andrebbe alla colonna sonora (come vi dicevo tratta dall'omonimo musical), che mi ha trascinata e travolta al punto da trovarmi spesso a ricantarla nei momenti più inaspettati.


Dal libro al film:
Ho trovato molti punti di contatto tra le due narrazioni, sebbene la trasposizione non sia totalmente fedele. Saprete già però che per me le differenze tra libro e film non sono mai un vero problema e anzi, apprezzo molto quando un regista o uno sceneggiatore sceglie di privilegiare la sua personale interpretazione dell'opera. In questo caso Joel Schumacher e Andrew Lloyd Webber hanno deciso di adottare una politica per così dire mista, riportando fedelmente alcuni tratti e cambiandone totalmente altri.
Il cambiamento più evidente riguarda un personaggio chiave del romanzo, Il Persiano, che nel film è stato tagliato totalmente, mentre alcune sue azioni sono state cedute ad un altro personaggio presente sulla scena. Altra caratteristica leggermente differente è il rapporto tra Christine e Erik e tra Christine e Raoul; nel film infatti si è scelto di assottigliare il primo in favore del secondo, mutando leggermente anche i caratteri dei protagonisti, così che a fine film abbiamo un Erik più orrendo e cattivo e una Christine molto più innocente dell'originale.
Ma se si escludono questi dettagli e qualche altra scena secondaria, il film riesce a raccontare in modo magistrale la vicenda, presentandocela in tutto il suo splendore e la sua magnificenza. Vi suggerisco quindi, se siete curiosi e non siete mai venuti in contatto con Il fantasma dell'opera di provare entrambe le versioni, romanzesca e cinematografica, sono sicura che entrambe sapranno accontentarvi ed emozionarvi.

E voi, cosa ne pensate? Conoscete l'opera di Gaston Leroux? Avete visto la trasposizione cinematografica del 2004 o una delle precedenti? Quale apprezzate maggiormente? Fatemi sapere qui sotto nei commenti, leggerò davvero volentieri i vostri pareri. 🙂

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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