Interviste

Intervista a Kate Morton a Pietrasanta – 1 Maggio 2016


Salve Chiacchieroni!
Chi di voi ci segue sui social o su youtube sicuramente lo saprà già: domenica scorsa, il 1 Maggio, siamo stata a Pietrasanta a svolgere un’intervista davvero speciale; grazie alla Sperling&Kupfer abbiamo avuto la splendida opportunità di scambiare quattro chiacchiere con Kate Morton, un’autrice che io personalmente adoro e che si trovava lì per presentare il suo ultimo romanzo, I segreti della casa sul lago, uscito ufficialmente il 3 Maggio. È stata una giornata davvero indimenticabile, e sia per l’intervista che per la presentazione abbiamo girato dei video, che trovate sul nostro canale.
Dato però che non tutti apprezzano youtube o hanno il tempo o la voglia di seguire un video, soprattutto se molto lungo, ho deciso di trascrivere l’intervista qui sul blog; si è svolta in inglese, quindi abbiate pazienza, la trascrizione non sarà identica all’originale ma cercherò di tradurla senza perdere troppi contenuti e soprattutto senza snaturare le parole di Kate.
Spero che l’intervista vi piaccia e buona lettura! ^^

Taika (T): Ciao Kate, grazie di nuovo per aver accettato di fare questa intervista con noi.

Kate (K): Prego, prego.

T: Visto che è la prima domanda, cominciamo a presentare il libro; come incuriosiresti una persona nei confronti di questo romanzo?

K: Il romanzo tratta di un bambino smarrito, una casa abbandonata e un mistero irrisolto e per me questi tre ingredienti sono sufficienti a farmi desiderare di sapere esattamente chi, cosa, dove, quando e perché.

Ielenia (I): I segreti della casa del lago ha una forte componente investigativa, dovuta al desiderio di Sadie di scoprire i segreti che si celano non solo dietro la villa, Loeanneth, ma soprattutto dietro la famiglia Edevane. È difficile gestire una storia di mistero?

K: Essenzialmente è un libro sui segreti, e io adoro i segreti, quindi per me questo è un modo molto naturale di raccontare una storia. Tutti i miei romanzi trattano di misteri e io adoravo i libri di mistero quando ero giovane, quindi questa volta ho deciso di creare un personaggio che è a tutti gli effetti una detective, anche se in congedo, quindi non segue di una procedura poliziesca.

T: Una particolarità che abbiamo notato sono i diversi piani temporali, passato e presente e come si influenzano. Come mai questa scelta e quant’è difficile gestire tutti i piani temporali?

K: Non si tratta di una scelta per me; nella vita, come nella scrittura, vedo il passato e il presente legati strettamente insieme; uno dei miei temi preferiti è il modo in cui nel presente gli elementi del passato, come le tradizioni o nel caso del romanzo i grandi segreti di famiglia, si ripresentano, influenzandolo.

I: Una cosa che abbiamo notato e che ci è piaciuta tanto sia di questo romanzo che dei tuoi precedenti, come Il giardino segreto, è la presenza di un mondo magico, fatato e fiabesco, caratterizzato da grandi ville vittoriane e scorci mozzafiato di Cornovaglia. Quanto c’è dei tuoi studi in questa creazione, quanto hanno influenzato il tuo modo di scrivere?

K: Moltissimo. Sono davvero felice che questo aspetto vi sia piaciuto perché è una delle cose che amo maggiormente scrivere. Potrei perdermi nelle ricerche prima della stesura, proprio come sta succedendo per il mio prossimo romanzo, che sto scrivendo in questo momento, ed è ambientato in parte nella Londra vittoriana. In questo periodo sto vivendo a Londra con la mia famiglia e negli scorsi giorni siamo stati ad esempio al museo su Charles Dickens, allestito in un’antica casa vittoriana di cui mi sono innamorata e nella quale avrei voluto perdermi. Amo il periodo storico ma mi sento anche influenzata dai libri del periodo perché sono così dettagliati al contrario di quelli moderni, così veloci e pratici; amo le parole e le immagini, e i personaggi secondari che possono essere descritti minuziosamente per dare spessore al romanzo. La sensazione che mi da è quella di creare un mondo in cui si può vivere a tutti gli effetti.


T: Le protagoniste dei tuoi romanzi hanno caratteristiche ricorrenti: amore per i libri, forti legami familiari. Quanto di te c’è in questi personaggi?

K: Assolutamente niente! Scherzo, moltissimo. Infatti, sono così consapevole di questo fatto che per questo ultimo romanzo ho scelto di creare una protagonista, Sadie, che fosse totalmente diversa da me. Quindi non le piacciono i libri, e non ama le biblioteche e corre moltissimo (e io non amo correre).

I: Il tuo primo romanzo, Ritorno a Riverton Manor, è uscito più di otto anni fa e da allora sono passati cinque bestseller tradotti in 38 lingue e milioni di lettori in tutto il mondo. Come hai vissuto questo percorso? Senti di essere cambiata da allora, pensi che sia cambiata la tua scrittura?

K: È una buonissima domanda. Credo di essere migliorata, in particolare nella caratterizzazione dei personaggi e nello sviluppo della storia, che cerco di rendere intuibile ma non del tutto per il lettore. Una delle cose che apprezzo di più, e che ho notato negli anni, è che ogni libro che ho scritto può essere visto quasi come un fermo immagine della mia vita all’epoca in cui l’ho scritto. Non in senso letterale ovviamente, ma è come se potessi sentire rileggendoli quello che vedevo, sentivo e provavo all’epoca. E adoro questa cosa, perché rende il tutto così personale, per me, ma al tempo stesso adoro il fatto che quando i lettori leggono un mio romanzo, aggiungono le loro esperienze, creando una versione unica e personale di quella lettura.

T: Visto che sei un’amante dei libri e della letteratura, e che hai fatto studi in questo settore, puoi dirci quali sono gli autori che senti ti abbiano ispirata ed influenzata maggiormente, anche nello stile di scrittura?

K: È una domanda difficile. In tutta sincerità, credo che ogni autore che io abbia letto e amato o odiato, mi abbia influenzata in qualche modo, positivo o negativo che sia. Penso però che, escluse le letture dell’infanzia, che hanno avuto la capacità di instillare in me quel senso di meraviglia, quello che mi ha influenzata maggiormente siano state le letture dell’epoca vittoriana, quindi le sorelle Bronte, Dickens etc.

I: Una domanda un po’ particolare: noi abbiamo una piattaforma online, dove ci capita spesso di parlare con autori emergenti o in generale con persone che si approcciano alla scrittura. Avresti qualche suggerimento da dare loro?

K: Si, certo. Penso che dovreste scrivere di qualcosa che amate. Le persone dicono sempre: “Scrivi ciò che sai”, ma puoi sempre fare ricerche per colmare ciò che non sai, mentre se ami quello che scrivi lo infondi di reale passione e amore; ed è molto più facile portare fino alla fine qualcosa che si ama. Penso anche che dovreste scrivere ogni giorno, anche quando vi sembra che ciò che scrivete sia brutto e da scartare; tutte le prime stesure, di chiunque, sono brutte e grezze, ma nessuno può modificare una pagina vuota, mentre una volta che hai scritto qualcosa, puoi sistemarla.

T: Una domanda sulla tua infanzia: nella tua biografia dici che sei un’accanita lettrice fin dalla più giovane età. Pensi ci sia un evento in particolare che ti ha condotta in questo mondo?

K: Be’, mia madre leggeva moltissimo, quindi la vedevo leggere davanti ai miei occhi; lei mi insegnò a leggere prima che entrassi a scuola, quindi è qualcosa con la quale sono sempre stata a mio agio. Per me leggere è sempre stato come un grande viaggio attraverso la tana del Bianconiglio e verso un altro mondo. Quando sono con i miei figli, e in realtà dovrei aiutarli con i compiti ma sto leggendo, penso comunque di fargli un favore, mostrandogli quanto possa essere bello leggere.

T: Hai mai pensato quindi di scrivere un libro per l’infanzia?

K: È vero, avendo figli mi ritrovo spesso a leggere o ad inventare storie per loro, ma sento che scrivere romanzi per bambini non è la mia vera passione, e sono convinta che i lettori sappiano riconoscere quando un autore scrive di qualcosa che ama e quando no; sento che la mia passione e il mio talento non vanno verso quella direzione, ma verso altre. E poi ci sono già persone che lo fanno così bene: ad esempio, mi è capitato di avere in mano una copia di un racconto per bambini, lo stavo leggendo a mio figlio ed era solo un libro allegro per bambini finché girando pagina è successo una cosa così bella e terribile che ho pianto. Meraviglioso, ci sono persone con un dono del genere, i bambini le meritano.


I: Una domanda dal lettrice: ho iniziato a leggere i tuoi romanzi attratta dalle copertine, molto belle e particolari, come questa dell’ultimo romanzo. Le scegli tu, sono pensate da te?

K: Be’, in quest’ultima sono intervenuta moltissimo. La copertina italiana è la stessa di quella australiana (e io sono australiana), e siamo rimasti molto tempo a cercare la ragazza perfetta, i colori perfetti, e la texture perfetta. Cercavamo qualcosa che raffigurasse alla perfezione i diversi livelli della storia, il passato e il presente e il loro intreccio perfetto, tutto in una sola immagine. Sono davvero felice che vi piaccia.

T: Ti piacerebbe vedere i tuoi libri trasposti in un film o in un’opera teatrale?

K: Si, credo che sarebbe meraviglioso e surreale. Credo che tutti gli autori sarebbero interessati in questo senso, e penso che vedrei bene anche una trasposizione in serie tv, perché sono molto lunghe e permetterebbero di sviscerare tutta la storia nella sua interezza.

I: Un altro tema che volevamo affrontare è il tema delle traduzioni: qui in Italia vi sono due modi di pensare ed approcciarsi a queste, uno che vede nelle traduzioni un utile strumento per leggere libri di altri paesi, ed un altro che preferisce sempre rifarsi all’opera originale, temendo di perdere con una traduzione parte del significato del romanzo. Cosa ne pensi, non solo come lettrice, ma soprattutto come autrice? Hai mai temuto che una traduzione potesse far perdere qualcosa ad un tuo romanzo?

K: Mi piacerebbe moltissimo saper leggere in altre lingue per potervi dire quanto le traduzioni siano fedeli al romanzo originale, e ammiro tantissimo le persone che sono in grado di prendere questa decisione, come ad esempio i lettori italiani che scelgono di leggere un romanzo in inglese perché conoscono bene la lingua. Imparare altre lingue e uno dei miei obbiettivi futuri, ma ancora non ci sono arrivata. Sicuramente, come autore, devi affidarti totalmente alla scelta dell’editore per quanto riguarda il traduttore; penso però che la cosa più importante in una traduzione, più che riportare fedelmente le parole, sia riuscire a mantenere l’essenza del romanzo, i sentimenti, i colori. Sono rimasta colpita dalla parte della vostra domanda sugli elementi che si potrebbero perdere in una traduzione: penso ovviamente che sia possibile, ma è anche possibile che si guadagni qualcosa nel processo.

T: Tornando al libro in scrittura, quali sono i tuoi progetti futuri?

K: Sto lavorando con grande piacere al nuovo romanzo, e sono in quella fase iniziale stupenda in cui riempio furiosamente le pagine del taccuino e il mondo del libro prende vita nella mia immaginazione e mi sto innamorando profondamente di questo mondo; non sono ancora alla parte difficile, in cui devi scegliere le parole giuste per evitare di rovinare tutto; sono in quel bellissimo momento in cui vedi ancora il mondo attraverso dei veri e proprio occhiali rosa. Adoro questa fase, è la cosa che mi permette ogni volta di tornare a scrivere, l’idea di rientrare in questo momento magico, come se ne avessi un forte bisogno ogni volta.

T: Un’altra curiosità: sei più per la carta o per il digitale? Scrivi con la penna o con il computer?

K: Tutta la fase di sogno ed immaginazione la vivo con la carta e la penna, nel mio taccuino, è una cosa che adoro. Qualcosa nel tenere stretta una penna, obbliga la mia mente a concentrarsi, a sognare ed immaginare. Ma quando poi mi trovo ad iniziare a tutti gli effetti la stesura del primo capitolo, passo al computer, perché sono più veloce; ma non vedo lo schermo, con la mente sono ancora dentro il mondo creato sul taccuino. Passo al pc soprattutto perché è più semplice modificare le cose, e nella stesura faccio un gran numero di revisioni.

D: Cosa ne pensi dell’Italia? Ti è piaciuta la visita? Tornerai in futuro?

K: Io amo l’Italia! Tutta la mia famiglia la ama, è una passione condivisa. Un anno la mia famiglia intera, io, mia mamma, le mie due sorelle e il mio fidanzato, che all’epoca non era ancora mio marito, ha preso lezioni di italiano; abbiamo viaggiato in Italia spesso, mia mamma ad esempio da poco è ritornata a Montepulciano per approfondire la lingua. Poco prima di incontrarvi ho girato Pietrasanta scattando foto proprio per mandarle a loro, l’adoro.

D: Noi abbiamo finito le domande, ti ringraziamo di cuore per essere stata qui con noi oggi e per questa bellissima chiacchierata.

K: Oh prego, è stato un piacere!

L’intervista finisce qui, ma se siete curiosi e volete vedere il video originale, vi lascio il link qui sotto, buona visione e al prossimo articolo! 😉


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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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