Fantasy e Fantascienza, Recensioni

Piranesi e il labirinto creato da Susanna Clarke

Sono passati 16 anni dall’uscita di Jonathan Strange & Mr Norrell. Quasi due decenni durante i quali i fan della Clarke hanno aspettato con trepidazione una sua nuova opera. Alla fine del 2020, finalmente, nelle librerie americane è arrivato Piranesi, e il mondo letterario è a dir poco esploso. Perché quando si parla di ritorni (e di ritorni come questo), non si può non farsi prendere dall’esaltazione.

Qui in Italia abbiamo dovuto aspettare qualche mese in più per averlo tra le mani, certo, ma ora che Piranesi è finalmente arrivato anche nelle nostre librerie, possiamo accodarci ai cori di giubilo. Ma tutta questa eccitazione è davvero giustificata? Piranesi è davvero così imperdibile come dicono?

Io mi sono fatta travolgere dall’esaltazione, lo ammetto, e mi sono catapultata in libreria il giorno dell’uscita proprio per saziare questa curiosità. Il risultato? Ho letto quasi ininterrottamente per i due giorni successivi. Arrivando a finire le ultime pagine appena sbarcata dall’aereo (messi i piedi sul suolo pisano, me ne mancavano esattamente tre, e non vi dico la frustrazione del dover attendere fino all’arrivo a casa, pena l’essere investita malamente per strada).

E dunque, il verdetto finale? Sono entrata anche io a far parte di quei cori?
Non vi resta che andare avanti per scoprirlo.

Trama

Piranesi (questo è il nome che gli hanno dato, ma lui non è sicuro di chiamarsi davvero così) vive nella Casa, che poi è tutto il Mondo che conosce e che dunque esiste. Una distesa di stanze immense sempre diverse, decorate di un numero incalcolabile di statue, e spesso allagate dalle Maree. Dentro la Casa, Piranesi è uno dei quindici abitanti. Anzi, lo è sicuramente di tutto il Mondo, visto che oltre la Casa non c’è più nulla. Tredici persone sono morte, Piranesi ne ha ricomposto le ossa. La quattordicesima è l’Altro, il suo strano amico che ogni martedì e giovedì gli dà appuntamento in una delle Stanze per continuare la loro Ricerca.

I due, infatti, stanno cercando la Suprema Conoscenza. Qualcosa che l’Altro brama disperatamente, anche se Piranesi comincia a dubitare della sua reale utilità. Quando una sedicesima persona fa capolino nella Casa, però, le certezze di Piranesi cominciano a incrinarsi. Chi è 16? E perché l’Altro è così deciso a farlo fuori? Per il nostro protagonista e narratore comincia così un travagliato viaggio nella memoria, guidato dai fedeli taccuini che porta sempre con sé. E che permettono a noi lettori di scoprire a poco a poco la verità dietro la Casa e dietro Piranesi stesso.

Piranesi Susanna Clarke
La copertina italiana di Piranesi (che poi è la stessa della versione originale)

Lo strano mondo di Piranesi

Il primo impatto con Piranesi è quello che gli inglesi definirebbero un grande, gigantesco wtf. Susanna Clarke ci catapulta infatti dentro la Casa, un Mondo fatto interamente d’acqua e di Stanze dal sapore classico e dalla frastornante immensità. Qui, il nostro simpatico narratore vive da che ha memoria, nutrendosi di ciò che la Casa gli offre e conoscendone a menadito ogni angolo esplorato.

Più di 200 grandi Saloni (questi, almeno, sono quelli che Piranesi ha visitato) e innumerevoli statue raffiguranti creature mitologiche, fantastiche o umane intente nelle più disparate attività. Dai Minotauri alla Donna che sorregge l’Alveare, dal Gorilla al Fauno che suona il flauto, Piranesi conosce ogni Statua e la rispetta, così come rispetta la Casa. L’unico suo contatto con un altro essere umano è l’Altro, che è anche l’unica altra persona che vive nella Casa. E per estensione, nell’intero Mondo, visto che per Piranesi la Casa è il solo mondo esistente.

L’Altro è scostante, spesso brusco e molto, molto pretenzioso, ma per Piranesi è un amico e lui è felice di vederlo due volte alla settimana per metterlo a parte delle sue scoperte e andare avanti nella loro Ricerca. L’Altro è infatti ossessionato dall’idea di trovare la Suprema Conoscenza, e Piranesi è felice di aiutarlo e di renderlo felice. D’altronde, se la Casa li ha fatti incontrare, è perché voleva che fossero amici e si aiutassero a vicenda.

Eppure, qualcosa di strano sembra esserci nell’Altro. E più andiamo avanti con la lettura, più ci accorgiamo che le parole di Piranesi (le sole alle quali possiamo accedere) a volte si fanno confuse. E che sembrano esserci dei buchi nella sua memoria, zone d’ombra che si fanno via via più estese e importanti.

I Carceri di Piranesi
Le Carceri di Giovanni Battista Piranesi, una rappresentazione visiva che sembra aver ispirato Susanna Clarke per il suo Piranesi

Piranesi: una voce narrante molto particolare

Il libro è scritto sotto forma di diario, ed è lo stesso Piranesi a raccontarci le sue giornate. Noi ne leggiamo il riassunto nei suoi taccuini, espediente che permette alla Clarke di giocare con la verità e di ribaltarla continuamente a suo piacimento. L’effetto è destabilizzante all’inizio, quando ci troviamo costretti ad accettare che l’unica realtà presente sia effettivamente la Casa, e poi via via più intrigante man mano che la vera storia di Piranesi si fa largo nella sua mente e tra le pagine del suo Diario.

Il libro mi ha ricordato molto, soprattutto nelle fasi iniziali, Lo sguardo lento delle cose mute di Patrick Rothfuss. C’è lo stesso senso di solitudine pacifica, la stessa poesia dei piccoli gesti e delle piccole cose di tutti i giorni. La differenza tra Piranesi e Auri, però, è che quest’ultima non cerca sé stessa nel passato, né sembra curarsi di ciò che ha perso quando il luogo oscuro e misterioso nel quale vive è diventato la sua unica realtà.

Piranesi, al contrario, sa inconsciamente che gli manca qualcosa, anche se fatica a mettere in luce cosa sia. Almeno finché in uno dei suoi Saloni non compare un messaggio che cambia ogni cosa. Difficile dirvi di più sulla trama senza rovinarvi il piacere della scoperta, quindi mi limiterò ad aggiungere che i retroscena alla storia sono stati, per me, assolutamente inaspettati; mai avrei immaginato che quella raccontata alla fine fosse la verità.

La Clarke ha creato una piccola gemma racchiusa in un numero esiguo di pagine, eppure completa e raffinata nella sua brevità. Piranesi dice tutto quello che deve dire, senza lasciare fili interrotti sul finale. E si chiude con una poetica delicata e intensa, che ci spinge a ragionare non solo sul senso di ciò che abbiamo letto, ma anche dell’intera esistenza.

Il Labirinto di Escher
Il labirinto di Maurits Cornelis Escher, un’altra rappresentazione visiva che sembra aver ispirato Susanna Clarke per il suo Piranesi

Cos’è reale, alla fine?

Al termine della lettura, infatti, ci viene da chiederci cosa sia reale e cosa non lo sia. L’intero romanzo di Piranesi sembra assumere i contorni di una grande metafora della vita e del senso che le diamo quando la viviamo. La Casa, in tutte le sue deliranti stranezze, potrebbe qui diventare rappresentazione della complessità della nostra mente, e del labirinto nel quale a volte ci smarriamo quando perdiamo il contatto con il mondo reale.

Nella Casa, infatti, nonostante tutto, Piranesi ha trovato un equilibrio. Qualcosa di inaspettato, di unico, di personale e di prezioso. Dentro di sé ha scovato la forza per riprendersi dal passato, cancellando le parti che lo avrebbero distrutto e ricostruendo sulle fondamenta rimaste dalla vita precedente. Fondamenta imperfette, certo, destinate a crollare al primo cambiamento. Ma essenziali per permettergli di ripartire.

Che è un po’ quello che facciamo anche noi, quando qualcosa impatta sulla nostra realtà e la manda in frantumi. E noi ci frantumiamo con essa al principio, per poi ricostruirci in parte diversi per poter continuare a sopravvivere.

La semplice complessità di Piranesi

Non so se Piranesi fosse quello che i fan di Susanna Clarke si erano aspettati. Non avendo mai letto il suo Jonathan Strange & Mr Norrell, d’altronde, non avevo aspettative su questa lettura, e l’ho potuta affrontare con la mente sgombra e il cuore ricettivo. Mi ci sono sentita a Casa, però, come succede con pochi libri preziosi. Penso che qualcosa, nel messaggio nascosto tra le pagine di Piranesi, abbia risuonato in me, qualcosa che ha a che fare anche con Lo sguardo lento delle cose mute e con il concetto di anime spezzate che provano a ricostruirsi.

Qualunque ne sia la ragione, Piranesi è una di quelle storie che porterò con me a lungo. E che mi permettono di accedere a una nuova visione del Mondo e della sua splendida e ineguagliabile complessità.

Note a margine.

  1. Il nome dato al protagonista del romanzo, Piranesi, potrebbe essere un omaggio a Giovanni Battista Piranesi, architetto italiano che, con le sue tavole, ha ispirato Escher e le sue costruzioni impossibili (molto vicine a quelle raccontate dalla Clarke all’interno della Casa).
  2. Dopo questa lettura, non mi resta che fiondarmi in libreria e recuperare anche Jonathan Strange & Mr Norrell.
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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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