Gli italiani sanno scrivere fantasy? Questa era una delle molte domande che ronzavano nella mia testa quando ho deciso di iniziare la rubrica Fantasy dall’Italia.
Per anni mi sono fatto trascinare dai pregiudizi nei confronti degli autori nostrani che scrivono fantasy. Come avete potuto leggere nelle precedenti recensioni di Hyperversum e Hyperversum – Il Falco e il Leone, non sono rimasto entusiasta della scrittura di Cecilia Randall. Ho deciso quindi di andare alla ricerca di qualcosa di meno conosciuto ma che avesse buone recensioni. Mi sono così imbattuto in Livio Gambarini e nel suo Eternal War – Gli Eserciti dei Santi.
Molti parlavano di una trama intrigante e originale, altri di uno stile di scrittura semplice ma incisivo.
Ho iniziato la lettura di questo romanzo avendo molte aspettative e con la curiosità di capire se condividevo i toni entusiastici con cui era stato descritto negli articoli e nei video su YouTube o se invece sarei stato la classica voce fuori dal coro.
Iniziamo con una piccola sinossi:
Siamo nel XIII secolo, a Firenze, teatro di massacri per la guerra intestina tra Guelfi e Ghibellini.
Il preludio del romanzo si apre sul campo della battaglia di Montaperti e Schiatta Cavalcanti, Pater Familias della famiglia Guelfa dei Cavalcanti, è insignito del compito di proteggere il vessillo di Firenze.
Nonostante una posizione strategica migliore e un esercito più numeroso, l’esercito Guelfo viene sconfitto e Schiatta sacrifica la sua vita per salvare quella di suo figlio Cavalcante.
Quello che i viventi nel mondo della materia – il mondo della realtà che conosciamo – non sanno è che le redini delle loro vite vengono tenute dagli abitanti delle Lande dello Spirito. Lo spirito guida della famiglia Cavalcanti è Kabal (o Kaballicante), un Ancestrarca furbo e irriverente che cercherà con ogni mezzo a lui conosciuto di aiutare la sua famiglia a rialzarsi dalle ceneri della sconfitta di Montaperti appoggiandosi alla figura di Guido, figlio di Cavalcante de’ Cavalcanti, in cui Kabal ha riversato tutta la Virtù in suo possesso prima della sua nascita.
Impressioni | Recensione Eternal War – Gli Eserciti dei Santi:
Livio Gambarini scrive davvero bene.
Essendo una delle sue prime opere, la prima nel genere fantasy, è ancora una scrittura un pelo acerba ma parliamo di una penna più che apprezzabile.
Si nota sin da subito lo studio minuzioso che l’autore ha fatto sull’ambientazione storica. Il Worldbuilding del mondo della materia è molto dettagliato, sia per quanto riguarda l’accuratezza delle figure storiche di rilievo come Guido Cavalcanti o il giovane Dante Alighieri, sia per tutto ciò che li circonda: le tenzoni poetiche, le inflessioni dialettali, la vita medievale in genere.
Il mondo dello spirito è ancor più ricco e viene mostrato mano a mano che si va avanti con la storia, senza l’utilizzo di riassuntoni (o Infodump come dicono quelli bravi) che avrebbero rallentato una lettura che rimane invece molto incalzante.
Deliziose poi le descrizioni estremamente coerenti col punto di vista. Nei commenti e nelle recensioni che avevo letto di questo libro avevo trovato alcune critiche riguardo Bice degli Uberti, l’oggetto delle attenzioni amorose di Guido, descritta come un angelo e priva di alcun difetto o l’eccessiva sottolineatura a più riprese della dimensione del seno di uno degli Ancestrarchi da parte del PdV di Kabal.
Non sono affatto d’accordo con queste critiche: Guido vede in Bice un angelo in terra, bellissima, perfetta. La trovo una scelta giustissima. In amore siamo portati a vedere l’uomo/la donna di cui siamo innamorati con i paraocchi, rendendolo/a migliore di quello/a che è in realtà.
Stesso discorso per quanto riguarda il soffermarsi di Kabal più volte sulle dimensioni del seno di un suo amico Ancestrarca: Kabal non è del tutto a suo agio con un Ancestrarca con fattezze femminili (NB: gli Ancestrarchi non hanno un sesso ma hanno una predisposizione estetica legata all’importanza della parte maschile o femminile della famiglia a cui sono legati).
Viene mostrata più volte la curiosità di Kabal sulla scelta del suo amico di mostrarsi “diverso” dagli standard a cui lui è abituato e quindi mi sembra perfettamente coerente il sottolineare questa caratteristica, anche se a noi lettori può risultare un’inutile ripetizione.
Scelte di trama | Recensione Eternal War – Gli Eserciti dei Santi:
Detto questo parliamo di un libro perfetto? No. Ci sono alcune scelte che non ho trovato azzeccatissime, ma qui parliamo di opinioni personali.
Per essere un libro di appena 250 pagine ci si potrebbe attendere un arco di narrazione breve, di qualche anno. La scelta invece fatta dall’autore è di tagliare mesi o addirittura interi anni tra un capitolo e l’altro, mostrando tramite dialoghi e contestualizzazione (non troppo raccontata) del momento storico narrato, facendo capire immediatamente al lettore la natura dello sbalzo temporale.
Va quindi fatto un plauso all’autore per la capacità di non lasciare il lettore disorientato a domandarsi più di tanto cosa sia successo, rimane però un po’ di delusione nel non aver vissuto almeno una parte di quanto invece celato.
Suppongo che l’intento fosse, per lo più, di non voler spoilerare quanto avviene verso il finale del romanzo con il colpo di scena di cui si serve Kabal per volgere la situazione a suo favore. Personalmente non ho amato questa scelta, ancor più quando si sceglie di ricercare la coerenza ad ogni costo come fatto notare prima. Lasciare qualcosa di non detto quando si è totalmente immersi nel PdV, per quanto riuscito magistralmente, ha stonato un po’.
Font:
Altra cosa che non ho amato è stato il font utilizzato.
Dovendo alternare la narrazione tra il mondo della materia e quello dello spirito, per rendere di facile intuizione il narratore, è stato scelto di rendere in corsivo la narrazione di Kabal nel mondo dello spirito.
Considerato che la maggior parte della narrazione è dal PdV di Kabal, ho trovato pesante leggere più di metà libro in corsivo.
Nulla di trascendentale, il libro è comunque scritto talmente bene che si lascia leggere con facilità. Una persona con meno problemi mentali di me (non che sia complicato) non penso che lo troverebbe granché fastidioso.
La scelta poi, oltre al font di scrittura, di sostituire i 3 asterischi con MMM o SSS tra un cambio di prospettiva e l’altro l’ho trovata inutile, ma l’ho notato proprio perché volevo trovare dei difetti in questo libro che di difetti ne ha davvero pochi.
Personaggi:
Guido Cavalcanti: Volendo trovare un’altra piccola pecca di questo romanzo, la descrizione che ci viene fatta di Guido è un pelo troppo inverosimile.
Come indicato prima, la perfezione descritta di Bice con gli occhi di Guido è coerente. Le azioni che invece vengono fatte fare a Guido arrivano a eccedere un po’ i limiti naturali di un essere umano.
Chiaro, Guido è il salvatore della sua famiglia, Kabal stesso “genera” la perfezione di Guido a suon di Virtù portandolo ad essere un uomo di tutt’altro spessore rispetto a suoi contemporanei. Ciononostante ho trovato eccessiva la sua personalità così impeccabile.
Dante: Ho apprezzato tantissimo l’utilizzo marginale che Gambarini ha fatto di un personaggio così importante nella storia. Prenderlo adolescente e dipingerlo così timido, brutto, impacciato, saccente e debole. Sì, troppi aggettivi ma tutti riscontrabili nella descrizione dinamica che ne fa l’autore, dal suo amore per la sua Beatrice alla sfrontatezza con cui si rivolge a quello che sarà poi il suo maestro nell’arte poetica, Guido stesso.
Chiaranima: L’unico altro spirito che ci viene descritto in maniera più profonda di una semplice descrizione fisica e poco più. Chiaranima è l’Ancestrarca della famiglia degli Uberti, una delle famiglie più importanti della fazione Ghibellina.
È il nemico numero 1 di Kabal, molto più esperto e temibile sia nell’arte della guerra che nella quantità di Virtù accumulata nei secoli floridi per gli spiriti quando Kabal non era ancora nato o era ancora solo un umano in carne e ossa.
Un po’ troppo stereotipato ma rimane comunque marginale per la buona riuscita dell’intera opera.
Kabal: Ho lasciato questo per ultimo perché la figura di Kabal è la ciliegina sulla torta di questo romanzo. L’ho trovato davvero perfetto: nelle scelte coerenti che compie durante tutto il romanzo, nel rapporto con gli altri Ancestrarchi e spiriti in genere rimane sopra le righe ma sempre tenendo il controllo della situazione, o almeno il più delle volte. Il libro andrebbe letto solo per lui. È l’unico spirito che non si vergogna di esprimere i propri pensieri senza troppe censure, arriva quasi ad essere blasfemo rimanendo perfettamente in linea con il suo personaggio. Nonostante sia il PdV soprannaturale mi sono ritrovato ad avere più empatia per lui che per Guido, sembra più umano del suo Pater Familias. Un personaggio azzeccatissimo.
Conclusioni | Recensione Eternal War – Gli Eserciti dei Santi:
Un ottimo libro, non c’è che dire. Sono anche convinto che con i libri successivi della saga, Gambarini abbia aggiunto la giusta dose di esperienza alla sua capacità narrativa portando la qualità delle sue opere ancora più alto di quanto già fatto con il primo Eternal War. Non vedo l’ora di mettere le mani anche sugli altri capitoli.
Tornando alla domanda iniziale: gli italiani sanno scrivere fantasy? Si, Livio Gambarini sa come si fa.