Fantasy e Fantascienza, Recensioni

Recensione Hyperversum di Cecilia Randall

Eccoci con la mia seconda recensione da quando ho iniziato la collaborazione con Chiacchiere Letterarie. Se vi siete persi la prima, quella di Ready Player One, non vi porterò assolutamente rancore ma mettetevi in pari il prima possibile!

Iniziamo oggi la nuova rubrica “Fantasy dall’Italia” con la recensione di Hyperversum , una saga molto apprezzata dal pubblico con oltre 200.000 copie vendute. È la prima opera di Cecilia Randall, pseudonimo di Cecilia Randazzo.

La scelta di iniziare questa nuova rubrica è nata dalla mia curiosità di trovare opere fantasy valide scritte da autori italiani, avendo io letto esclusivamente fantasy di autori anglofoni. Attendo quindi i vostri suggerimenti.

Perché Hyperversum? Era nella mia libreria Kindle, acquistato chissà quanto tempo fa. Nessuna ragione particolare o intima, desolato.

Ma non perdiamo altro tempo. A voi la mia recensione di Hyperversum.

Facciamo una piccola sinossi:

Hyperversum è un videogioco di ruolo online a realtà virtuale “in grado di replicare tutte le ambientazioni del mondo e della storia e di proporre avventure in scenari di un realismo quasi assoluto”. Tramite un visore 3D e dei guanti in fibra ottica, trasporta i giocatori in un’ambientazione storica (standard o creata ad hoc) dove vestiranno i panni del personaggio scelto.

La storia ruota attorno alle figure di Daniel e Ian, due giovani adulti di 22 e 26 anni, incalliti giocatori di Hyperversum. Daniel è un laureando in fisica, Ian un dottorando in storia medievale di ritorno da un viaggio in Francia alla ricerca di fonti dirette per la sua tesi. A far loro compagnia nell’avventura creata da quest’ultimo ci sono la ragazza ed il fratello di Daniel, Jodie e Martin, ed una coppia di loro amici, Carl e Donna. La Francia del 1214 è l’ambientazione scelta da Ian sulla base dei suoi studi, a pochi mesi di distanza dalla battaglia campale di Bouvines nella quale i francesi riuscirono a scacciare gli invasori inglesi dalle proprie terre.

La partita inizia a bordo di una nave mercantile sulle coste della Fiandra. I 6 personaggi vengono sorpresi da una tormenta che causa il naufragio dell’imbarcazione e, una volta raggiunta terra, scoprono con orrore cosa gli è capitato: non sono più nel gioco ma sono stati trasportati realmente nel Medioevo, nella stessa Francia, con le fattezze dei loro personaggi. Ian, Daniel e gli altri sono dunque costretti a sopravvivere in un’epoca vagamente familiare solo al primo ed avendo poco o nulla di dimestichezza con la langue d’oil.

Prime impressioni | Recensione Hyperversum :

Il romanzo fu pubblicato nel 2006, quando l’utilizzo di un gioco di ruolo come base di una storia poteva ancora essere originale.

Quello che di originale manca invece sono le ambientazioni ed alcune circostanze particolari. Parliamo di Francia medievale, un gruppo di americani viene spedito indietro nel tempo esattamente nel periodo studiato da uno dei “viaggiatori” e sarà proprio la nobildonna francese dei loro studi a fare la sua comparsa, vestita come popolana. A chi ricorda “vagamente” Timeline di Michael Crichton?

Chiaro, non parliamo di una copia. Le storie si sviluppano in maniera totalmente differente (ALLARME SPOILER: sia Ian che Andrè Marek di Timeline hanno l’intenzione di restare nel Medioevo una volta terminata l’avventura, unica altra circostanza comune) ma gli elementi simili fanno certamente drizzare le antenne.

Note sulla narrazione:

La storia si sviluppa in maniera lineare e scorrevole, non si può fare a meno di tifare per i due personaggi PDV ma si sente enormemente l’inesperienza della scrittrice.

I dialoghi sembrano impostati, specialmente nei primi capitoli, col solo scopo di far comprendere al lettore il contesto e risultano quindi lontani dall’essere realistici.

Troviamo pagine e pagine di spiegazioni che l’autore dà al lettore per contestualizzare il tutto. Ci troviamo più volte ad inizio capitolo a scoprire cosa è avvenuto dalla fine del capitolo precedente in qualche riga riassuntiva, impedendoci di viverlo leggendo.

I PDV cambiano nello stesso capitolo senza i 3 asterischi ad indicarci un cambio di prospettiva. Troviamo Ian come personaggio PDV e d’improvviso compare un pensiero nella testa di Daniel o viceversa. Una scelta poco elegante che confonde il lettore.

Cecilia Randall, autrice di Hyperversum
Recensione Hyperversum

Ci sono ulteriori piccoli errori, come l’utilizzo del corsivo per i pensieri seguito dal “pensò Tizio”. Che senso ha usare il corsivo se devi specificare che è un pensiero? O ancora i vari “disse stanco Tizio” o “replicò testardo Caio”. Tralasciando i Dialogue tag (disse, replicò) che sarebbe ideale sostituire con una piccola azione (o beat), gli aggettivi stanco o testardo cosa mostrano? In che modo l’essere stanco o testardo di un personaggio influisce sul dialogo? Mostrare la stanchezza o la testardaggine del personaggio in base al tono impostato del dialogo e alle microazioni che compie, permette un’immersione nella scena decisamente superiore.

Come dice Marco Carrara, aka Duca di Baionette, nel suo corso base di scrittura creativa:

L’Autore Implicito ha deciso come è un dato personaggio e in che modo Mostrarlo al lettore, senza scendere dal cielo col megafono per urlargli quello che deve pensare.

Nella battaglia finale troviamo un ritmo di narrazione incalzante, nota più che positiva che fa arrivare alla fine del libro con facilità nonostante le oltre 700 pagine. Anche la scelta di utilizzare molti plot twist rende l’esperienza interessante, nonostante un inizio problematico nella realizzazione e nei contenuti banali (e scopiazzati).

Passiamo alle scelte di trama:

Ci troviamo di fronte alla tipica storia dell’eroe senza macchia che affronta qualunque disavventura con uno stoicismo invidiabile e improbabile: Per non dare soddisfazione al suo aguzzino riesce a non emettere nemmeno un urletto nonostante 17 frustate sulla schiena nuda; oppure, da tipico 26enne del nuovo millennio e senza nemmeno aver ricevuto adeguate cure alle ferite inferte, riesce a tenere testa a 3 guardie medievali, per quanto gracili e poco esperte possano essere.

Gli eroi non perdono mai, sopravvivono tutti alla guerra riportando solo qualche piccola ammaccatura, e questo vale anche per gli amici che Daniel e Ian incontrano nel corso della “visita” in terra transalpina. Il cattivo muore e i buoni vincono sotto ogni aspetto, che sia la battaglia, la sopravvivenza, l’amore. Solamente il finale a sorpresa impedisce il “vissero tutti felici e contenti” suscitando interesse nella lettura del secondo capitolo della saga. E meno male.

Conclusioni | Recensione Hyperversum :

Ho vissuto diversi stati d’animo nella lettura del libro. Ho fatto davvero fatica ad arrivare alla fine dei primi capitoli, ma poi, una volta terminato il primo atto, il libro si lascia leggere.

Sinceramente speravo in qualcosa di meglio visto il successo che ha avuto ma mi riservo un giudizio più completo una volta terminata la prima trilogia.

Il libro è valutato come narrativa per ragazzi e direi che mi ritrovo con questa scelta. Vengono affrontati anche temi meno fanciulleschi, come l’orrore della guerra, ma i dettagli macabri sono lasciati volutamente in sottofondo.

Presto inizierò il secondo volume, quindi ci ritroveremo presto con la recensione di Hyperversum – Il falco e il leone.

Luca
Consulente in telecomunicazioni, lavoro particolarmente noioso ma necessario.

Amo leggere, epic fantasy specialmente, e da quando ho frequentato un corso di scrittura creativa ho iniziato ad appassionarmi al mondo che c'è dietro un libro pubblicato: le idee, lo stile narrativo, l'editing e chissà dove mi porterà in futuro questo interesse.

Intanto spero di farvi apprezzare un occhio più approfondito sulla narrazione in sé. Adoro il confronto di idee, pertanto ogni discussione sulle mie recensioni è molto ben accetta.

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