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Recensione Un piccolo odio di Joe Abercrombie

Continua il nostro viaggio alla scoperta del fantasy moderno e, a pochi giorni dalla nostra chiacchierata sulla trilogia di Joe Abercrombie, torniamo nel suo Mondo Circolare. Un piccolo odio, il romanzo protagonista di questa recensione, è il primo volume di una nuova saga dell’autore americano. Ambientato tre decenni dopo gli eventi de La prima legge, segue le vicende dei discendenti dei personaggi già conosciuti nella trilogia, in un mondo che ha subito però drastici cambiamenti.

Copertina Un piccolo odio

La storia | Un piccolo odio

Sono trascorsi quasi trent’anni dagli eventi che hanno chiuso la trilogia de La prima legge. Il Mondo Circolare non è più lo stesso che Logen Novedita e Bayaz il Primo Mago hanno percorso e la stessa Unione è cambiata drasticamente. Anche gli ultimi residui di magia sono svaniti (o quasi) e ora è la tecnologia a dominare la politica di Ardua e delle terre circostanti. Nuove macchine sostituiscono il lavoro degli operai, ponti di ferro collegano le città e il denaro è diventato il perno su cui ruotano le trattative e gli accordi dei nobili e dei banchieri.

A fare da vera protagonista di Un piccolo odio è la realtà in continuo mutamento, la spinta tecnologica che altera gli equilibri, fa tremare la terra e inverte il normale corso al quale gli uomini si sono abituati. La differenza più evidente tra questa e la precedente serie è che anche i pochi guizzi di fantastico presenti ne La prima legge qui sono sfumati, in favore di un racconto realistico e brutale dell’esistenza. Entriamo dunque in un mondo in cui anche gli ultimi rimasugli di carità e bontà si sono sgretolati, lasciando spazio solo alla spietata logica del denaro e della politica.

I personaggi principali

In questo clima di continuo mutamento, diverse forze politiche si scontrano e si intersecano. Tra queste, Savine dan Glokta spicca con tutta la scaltrezza e l’intelligenza che ha ereditato dal padre, Sand dan Glotka, il nuovo Arcilettore di Ardua. Bellissima e letale come veleno, la figlia dell’ex Inquisitore mira a diventare uno dei punti di riferimento chiave della nuova Unione, con acquisizioni commerciali e ricatti ben elaborati.

Oltre le terre dell’Unione, intanto, gli eredi di Bethod combattono per riprendersi l’Angland, ostacolati dagli uomini del Mastino e dai fedeli combattenti dell’Unione. Qui conosciamo Reeka, la figlia di Mastino, l’ultima vestigia evidente della magia del Mondo Circolare; dotata della Vista Profonda, conosce in parte il futuro e sembra essere destinata a cambiare gli assetti di una realtà che corre sempre più rapida.

Accanto a Rikke e Savine si muovono altri personaggi che assumano sfumature e importanze differenti man mano che il romanzo procede. Da Orso, il Principe Coronato di Ardua e amante di Savine, a Vick, figlia di un mercante esiliato ne La prima legge dall’Inquisitore e decisa a mettere un freno all’avanzamento tecnologico; dal Giovane Leone Leo dan Brock, figlio del Governatore e comandante delle truppe che difendono l’Angland; fino ad arrivare al Vecchio Trifoglio, consigliere mandato per tamponare la furia del figlio di Calder il Nero.

Loro sono le voci attraverso le quali conosciamo il nuovo volto del Mondo Circolare ed è chiaro fin dalle prime pagine che, come è già successo per La prima legge, saranno destinate a incontrarsi presto per cantare le sorti del mondo.

Recensione Un piccolo odio

Com’era già accaduto per La prima legge, Joe Abercrombie tesse i fili di tante vite diverse per creare a un concerto di voci e desideri dissonanti, destinati a fondersi tra le pagine. Con penna spietata e pungente, l’autore ritrae l’umanità e i suoi vizi, dando risalto alle debolezze, favorendo i fallimenti più dei successi; scava nel cuore più nero degli uomini e delle donne, indaga la loro brama di potere e la loro sete di distruzione. Il risultato però, convince meno del suo predecessore.

Più che i singoli eventi che mandano avanti la trama, qui Abercrombie privilegia le scelte, i pensieri e le ossessioni. Così, la storia di Un piccolo odio è, se possibile, ancor più lenta e spiazzante di quella de La prima legge. Frammentata in tanti punti di vista, divisa su più fronti e su interesse spesso opposti, oscilla più che scorrere, tentenna più che procedere verso una risoluzione. Un coro forse troppo stonato, del quale si fatica a comprendere lo scopo.

La preparazione di una scacchiera

Per oltre trecento pagine di Un piccolo odio assistiamo al lento disporsi delle pedine sul campo, e tutto il volume pare più una preparazione alla storia che il suo vero e proprio incipit. Solo sul finale il ritmo aumenta e la trama pare decollare davvero ma è una marea breve che lascia, tutto sommato, poco soddisfatti. Resta la speranza che i successivi volumi tamponino questa sensazione di immobilità, così spiazzante se si considera che questa è una serie che vuol parla di mutamenti, nella loro più spietata e imprevedibile delle forme.

divisore

Questo articolo, come i precedenti, è inserito in un evento di promozione in collaborazione con altre blogger; trovate i loro blog riassunti nell’immagine qui sopra. Io colgo l’occasione per ringraziare l’Oscar Mondadori Vault per avermi fatto leggere questo romanzo in anteprima; e Raffaella del blog The Reading’s Love per aver organizzato l’evento e avermi invitata a partecipare.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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