Fantasy e Fantascienza, Recensioni

Recensione Il priorato dell’albero delle arance di Samantha Shannon

Sono mesi che sento parlare di questo romanzo. Il priorato dell’albero delle arance è, con grande probabilità, il libro più atteso dai lettori di fantasy italiani del 2020. Dopo un successo folgorante nel regno anglofono, infatti, il romanzo auto conclusivo di Samantha Shannon ha iniziato a spopolare su Booktube, Instagram e Facebook; e la voce della sua bellezza ha riecheggiato al punto che, quando la Oscar Vault ha annunciato la traduzione, io stessa mi sono chiesta: come faccio a perdermi un’uscita del genere? Non sia mai che Chiacchiere Letterarie si lascia sfuggire una novità fantasy così succulenta! Così, eccomi a raccontare Il priorato dell’alberto delle arance in questa nuova e, ne sono certa, delirante recensione.

Come ormai è tradizione, le mie impressioni arrivano accompagnate da quelle di altre bravissime blogger, che trovate riassunte nell’immagine qui sopra. E, ormai lo saprete, Oscar Vault veglia su di noi, e ci fornisce il materiale digitale per parlarvi delle sue novità (senza però influenzare il nostro giudizio ma, va da sé, ormai sapete anche questo).

Ora però bando alle introduzioni e caliamoci insieme nel mondo creato da Samantha Shannon.

Copertina Il priorato dell'albero delle arance
Recensione Il priorato dell’albero delle arance

La trama

La storia si apre in un mondo drasticamente diviso tra Est e Ovest. Da un lato del profondo oceano noto come Abisso vivono i seiikinesi, una società di stampo asiatico che venera i draghi d’acqua e d’aria, maestose creature dalle scaglie lucenti; dall’altra, risiedono invece i più acerrimi nemici dei draghi, incarnati nella leggendaria figura della regina di Inys. La religione d’occidente ha la regina di Inys come fulcro e le Sette Virtù come dogmi, e teme il ritorno del Senza Nome, un potente Grande Drago dell’Ovest che un tempo portò morte e distruzione nel mondo.

Per questo, dal Priorato dell’albero delle arance viene inviata Eadaz du Zāla-uq Nāra, una guerriera e arcanista addestrata per difendere la regina di Inys. Il suo potere è nutrito dai frutti dell’albero delle arance, il cui succo scorre nelle sue vene come un potente elisir. Per proteggere la regina, Ead si finge una dama di compagnia e si intrufola nella densa e complessa corte di Inys. Qui conosce Arteloth “Loth” Beck, amico della regina e fedele compagno, e al suo fianco vive i primi sei anni a Inys; finché, preda dei tranelli della corte, Loth viene inviato come ambasciatore in una terra di confine, dove scopre che i Grandi dell’Ovest si stanno risvegliando e mirano a dominare l’intero mondo.

Nel frattempo, ad est, la giovane Tané completa il suo addestramento per diventare cavaliere dei draghi di Seiiki; e l’alchimista Niclays Roos viene in contatto con i primi timidi tentativi di riunire le forze dell’est e quelle dell’ovest per affrontare il risveglio del Senza Nome.

Recensione Il Priorato dell’albero delle arance

Non è facile trovare un fantasy capace di fondere così bene complessità e fascino. Il priorato dell’albero delle arance mostra, già dal principio, l’intenzione di raccontare una storia densa e colma di significati nel modo più attraente e coinvolgente possibile. Samantha Shannon ci guida infatti alla scoperta del suo mondo a piccoli passi, cominciando dai personaggi e dalle loro voci. Tané per prima, che apre il romanzo e viene mostrata nel suo lato più umano, spaventato e nutrito di sogni. Ed Ead, poco dopo, che da guardiana addestrata passa rapidamente a comune fanciulla che tenta di destreggiarsi in una corte avversa.

Sono i personaggi a muovere il racconto, almeno nella prima parte del romanzo. Il resto, il world-building, la storia, i conflitti, arriva dopo, quando ci siamo già affezionati abbastanza a loro da sentirci pronti a scoprire il loro mondo. Una scelta saggia, che aiuta il lettore a non perdersi nell’intricata rete di trame e sotto-trame di cui è composto Il priorato dell’albero delle arance. E anche una scelta obbligata, forse, vista la mole e la densità della storia narrata.

Recensione Il Priorato dell’Albero delle Arance

Un mondo complesso e sfaccettato

Trattandosi di uno stand-alone, la Shannon ha dovuto condensare un gran numero di informazioni in un quantitativo ridotto di pagine (o quasi, comunque resta un bel mattoncino). Per questo, l’autrice ha scelto di proporci la storia passata del suo mondo attraverso le leggende, le religioni e le usanze dei popoli che lo vivono attualmente. Così, non vi sono mai grossi muri di testo di ambientazione o dialoghi di spiegazione che spezzano il flusso narrativo; la storia è raccontata attraverso i canti, i racconti intorno al fuoco, i rituali. Sono le azioni e le decisioni dei personaggi a farci intuire il contesto della società in cui sono immersi e questo rende ancor più efficace l’immersione tra le pagine.

Il mondo appare però, fin da subito, complesso e colmo di sfumature. Non è difficile intuire la profonda ricerca fatta dall’autrice per caratterizzare le due società (occidentale e orientale). La prima, si dimostra presto una coniugazione fantasy del medioevo europeo, imbevuta di religiosità al limite del fanatismo e di dogmi; la seconda, una versione più moderna del feudalesimo asiatico (cinese, in alcuni punti, giapponese per la maggior parte). In entrambi i casi, sono le leggende e i racconti a spiegare al lettore le sfumature di significato, le credenze e le tradizioni di ciascuna delle due culture.

Est ed Ovest: due culture a confronto

Il mondo dell’est, che venera in Draghi dell’acqua e dell’aria, è forse quello tratteggiato nel modo più affascinante. Misterioso e colmo di misticismo, vanta infatti la presenza dei draghi; e il fatto che questi parlino e interagiscano con i loro cavalieri tocca molte corde sensibili del cuore dei lettori di fantasy. Eppure, anche l’occidente con le sue Sette Virtù, la leggenda della Donzella e del Santo e la ferma convinzione della sacralità della corona costituisce un’attrattiva unica.

Rielaborazione in chiave femminista della parabola di San Giorgio e del Drago: così è stato spesso definito Il priorato dell’albero delle arance. Eppure c’è ben altro sotto il velo del retelling, e il libro della Shannon si dimostra un fantasy solido e attraente sia per trama che per ambientazione. Inseribile nel sottogenere High Fantasy per tematiche e sviluppo, trova una sua unicità nella storyline e nello stile, ricco ma mai eccessivo. Difficile non rimanere colpiti dalla cura per il dettaglio, dal raffinato tratteggio dei caratteri dei singoli personaggi e dalla bontà dell’idea di base.

Una storia in grado di affascinare anche i lettori più reticenti, e di trasportarli in un mondo in cui i Draghi sono ancora gli imponenti e affascinanti esseri delle antiche leggende.

divisore

Come ormai d’abitudine, i ringraziamenti in chiusura vanno alla Oscar Vault, che ha messo a disposizione una copia de Il priorato dell’albero delle arance per questa recensione; e a Miriam del blog Me and Books, che ci ha riunite per questo evento.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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