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Recensione Luna Nera: le Città Perdute di Tiziana Triana

Anche questa settimana letteraria volge al termine e qui su Chiacchiere Letterarie annunciamo il week-end con un nuovo evento tra blogger. Il protagonista della nostra recensione di oggi è Luna Nera – Le città perdute di Tiziana Triana, libro che vedrà presto la luce anche sul piccolo schermo grazie a Netflix.

Il romanzo, arrivato in libreria in questi giorni grazie a Sonzogno Editore, racconta la storia di un gruppo di donne del 1600 sulle quali pende l’accusa di stregoneria. L’argomento mi affascina da sempre ed è proprio per questo che sono stata felice quando Mara del blog Romance e Altri Rimedi mi ha invitata a prender parte a questo evento.

Copertina Luna Nera
Recensione Luna Nera – Le Città Perdute di Tiziana Triana

Trama

Luna Nera ci porta nel 1600 italiano, epoca di scoperte scientifiche, studi e letterarie ma, ahimè, anche di paura e superstizione. E di superstizione ne sa qualcosa Adelaide, una giovane levatrice del piccolo bordo di Torre Rossa che all’improvviso è costretta a lasciare la sua casa. La morte tragica e inspiegabile di un neonato solo poche ore dopo la sua morte è infatti il chiaro segnale, per gli abitanti di Torre Rossa, della sua reale natura: quella di una strega.

Con il fratello Valente al suo fianco, Adelaide trova rifugio in una casa in mezzo al bosco, abitata da giovani donne che condividono con lei l’amaro destinato di perseguitate. Le Città Perdute, così sono chiamate le abitanti della casa della misteriosa Tebe, sono tutte donne indipendenti, non disposte a scendere a compromessi con le superstizioni e i capricci del loro tempo; per questo, sono marchiate come figlie del demonio e viste con timore dai propri compaesani.

Nel frattempo, non contenti della sua fuga, i paesani di Torre Rossa si rivolgono a Sante Montesi, un uomo che si considera messaggero di Dio sulla terra e suo braccio armato. Sante è un benandante, un predestinato, e ha creato nel borgo di Serra una vera e propria forza pronta a condannare alla punizione delle fiamme qualunque apparizione del demonio. Contrastato dal figlio Pietro, che ha studiato a Roma e non approva le barbarie di cui si macchiano i benandanti, Sante inizia una caccia alle streghe destinata a sconvolgere l’esistenza delle Città Perdute e dello stesso Pietro, che ha conosciuto Adelaide per caso e se n’è follemente innamorato.

Adelaide e Pietro in un'immagine tratta dalla serie tv Netflix basata su Luna Nera
Adelaide e Pietro in un’immagine tratta dalla serie tv Netflix basata su Luna Nera

Recensione Luna Nera – Le Città Perdute

Come vi dicevo, ho sempre trovato l’argomento stregoneria indicibilmente affascinante. Sarà perché provo un’alta stima nei confronti di queste donne capaci di gridare a gran voce la propria libertà e la propria indipendenza; o forse sarà perché l’erboristeria, la divinazione e la comunione con la natura sono sfere di interesse nelle quali io stessa amo immergermi. Qualche che sia la ragione, con le cosiddette streghe sento, da sempre, un fortissimo legame. Ed è proprio questo legame ad avermi guidata attraverso le pagine.

Il mondo femminile in tutta la sua potenza

La cosa che ho apprezzato di più di Luna Nera è il sodalizio tra donne diverse che l’autrice è riuscita a rappresentare attraverso le Città Perdute. Dentro la casa immersa nel bosco, otto donne sole e perseguitate imparano a rispettarsi a vicenda, a supportarsi e ad ergersi in difesa l’una dell’altra.

Il ritratto che la Triana fa del mondo femminile è vivido, colmo di speranza nonostante i tempi bui nel quale è ambientata la storia. Il messaggio appare chiaro fin sa subito: insieme siamo più forti, insieme possiamo combattere ogni minaccia. La battaglia di Adelaide, Tebe e delle altre Città Perdute è una battaglia combattuta con la conoscenza, con l’empatia e con il rispetto; in aperto contrasto con la brutalità e l’ignoranza dei Benandanti di Sante e delle genti del borgo, le donne di Luna Nera rappresentano l’alternativa, la possibilità di essere altro, di più, senza perdere mai sé stessi.

Le Città Perdute sono donne tutte diverse, ciascuna con una storia dolorosa alle spalle ma con la voglia e il coraggio di mettersi a disposizione degli altri; spesso, anche di chi non merita la loro gentilezza.

Un grande vortice di eventi e sensazioni

Purtroppo, però, con Luna Nera qualcosa è andato storto. Anche mentre scrivo questa recensione, continuo a domandarmi quali sia stato il tassello mancante che ha impedito a questo libro di insinuarsi davvero in me. Una risposta certa non è semplice ma ipotizzo che il primo filo di questa matassa di pensieri disordinati possa risiedere nello stile di Tiziana Triana.

In qualche modo, le sue scelte stilistiche hanno contribuito, in buona misura, a tenermi distante dalla storia di Luna Nera. Come fossi in un mare solido e impenetrabile di parole diffidenti, mi sono spesso sentita sommersa, sovrastata dagli eventi. La Triana ha infatti deciso di narrare le vicende delle Città Perdute attraverso un narratore onnisciente che saltella rapidamente e senza sosta da un personaggio all’altro.

Così, ai pensieri di Ade si succedono di continuo quelli di Pietro, di Tebe, di Sante e di tutti gli altri personaggi senza che vi sia mai uno stacco netto tra l’uno e l’altro. Non abbiamo mai la possibilità di soffermarci su un punto di vista il tempo sufficiente ad affezionarci che già il narratore è saltato oltre, in una danza frenetica che muove di continuo sia nello spazio che nel tempo. Flashback, anticipazioni, dialoghi, sensazioni, formano qui un grande garbuglio stilistico nel quale mi sono spesso sentita spesso persa, sovrastata e quasi soffocata.

Un ritratto fin troppo raccontato

A questa sensazione, si è aggiunto il fatto che Tiziana Triana ha scelto per il suo romanzo un approccio molto più narrato che mostrato. In Luna Nera il tempo scorre soprattutto grazie a densi riepiloghi dei pensieri e delle azioni dei personaggi. Gli eventi si susseguono in lunghe descrizioni, che però non scendono mai davvero nel dettaglio e galleggiano, spesso vaghe, sopra le pagine. La sensazione che ho provato è stata quella di leggere una cronaca, un riassunto, piuttosto che un vero e proprio romanzo. Una narrazione nella quale mi sono sentita scissa dai personaggi e dalle loro emozioni, osservatrice distante e fredda di un mondo nel quale non avevo mai modo di penetrare per del tutto.

Mi è mancata la suspense, la brama di conoscere quello che accadrà in seguito, la smania che ti fa voltare le pagine per arrivare alla fine. La lettura è scivolata in modo indolente e, arrivata all’ultima riga del racconto mi è rimasta addosso la sensazione di aver letto una storia potenzialmente molto intrigante ma incapace di far presa sulle mie emozioni. Un peccato, perché gli elementi per sedurmi c’erano tutti, ed è mancata solo quella scintilla di riconoscimento che avrebbe reso Luna Nera un romanzo indimenticabile.

divisore

Anche se Luna Nera non è riuscito a ritagliarsi un posticino nel mio cuore, sono comunque felice di aver avuto l’opportunità di leggerlo in anteprima per questa recensione. Per questa possibilità, ringrazio la Sonzogno Editore che mi ha fornito una copia digitale del romanzo e Mara di Romance e Altri Rimedi per averci riunite, ancora una volta, per parlarvi delle ultime novità.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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