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Recensione: Il seme del male di Joanne Harris


Dopo Il canto del ribelle, il mio rapporto con Joanne Harris è andato via via inspessendosi, cosa che mi ha portata a recuperare a poco a poco molti dei suoi libri: uno dei primi che ho preso, trovato in un mercatino alla cifra irrisoria di 2€, è anche il primo effettivo romanzo che l'autrice abbia scritto. Si tratta de Il seme del male, libro che inizialmente è stato pubblicato solo in Inghilterra e che, anni dopo il successo di Chocolat e di altri romanzi celebri dell'autrice, è stato ripreso in mano, sistemato e ripubblicato questa volta in più paesi, Italia compresa. Ad aprire il romanzo e a mettere in guardia il lettore, troviamo subito una nota dell'autrice, che racconta la storia editoriale de Il seme del male e il difficile rapporto che tutt'oggi ha con questa sua prima storia: il suo auto-giudizio è abbastanza severo e lei per prima confessa di aver ripubblicato il romanzo esclusivamente per assecondare le richieste dei suoi lettori. Eppure qualcosa in questo libro mi attirava incredibilmente, forse la trama così nebulosa e misteriosa, forse la copertina dalle tinte al contempo oscure e sanguinose; fatto sta che non mi sono lasciata scoraggiare dal suo avviso e ora, al termine della lettura, sono qui per spiegarvi perché non dovreste lasciarvi scoraggiare neanche voi.

Il seme del male è un romanzo un po' particolare, basato in modo sottile sul detto non detto, sul mistero poco descritto avvolto nella foschia, su strade notturne impenetrabili e oscure creature innominabili; è senza dubbio un romanzo di vampiri, ma lo è in un modo molto personale e particolare, e lo è senza che se ne nomini mai la natura, mai neanche una volta. Racconta la storia di Alice, una giovane pittrice di quasi trent'anni che vive alle soglie degli anni 2000, ma al contempo quella di Daniel, un gentiluomo la cui vita, dal 1940, si intreccia inesorabilmente con quella di un essere bellissimo e letale. La storia si dipana tra le due epoche, alternando i punti di vista, e gli stili narrativi: prima persona confusa e sognante per il passato, terza persona realistica e schietta per il presente; o almeno lo fa nella prima parte, perché a lungo andare le due tracce paiono fondersi in una soltanto, legate strettamente, influenzate entrambe dalla medesima oscurità, materializzata nei rossi capelli e nel bianco viso di una giovane donna sconosciuta.
Il rapporto che Alice e Daniel, e coloro che li circondano, hanno con questa donna del mistero è la chiave di lettura del romanzo, il punto d'incontro tra le loro vicende, il motore che ne guida le azioni, i desideri, i sogni e soprattutto i tormenti.
Come vi dicevo, la parola vampiro non viene mai pronunciata per descrivere Rosemary, la misteriosa donna in cui s'imbatte Daniel, né viene affiancata al nome di Ginny, la nuova ragazza dell'ex di Alice; eppure è chiaro fin da subito che nessuna descrizione può essere più calzante di questa; già solo il fatto che le due donne siano così simili a così grande distanza di tempo, accende una piccola luce di consapevolezza nel lettore. Per quanto le creature create dalla Harris non siano esattamente i vampiri che conosciamo in nessuna delle loro interpretazioni, la loro brama di sangue, il loro potere seduttivo e la loro spietatezza sono indizi sufficienti per capire quali creature ci troviamo davanti, per prevedere come agiranno e cosa riserveranno ai due protagonisti. Una delle cose che ho preferito di questo romanzo, è stata proprio la descrizione che la Harris fa della condizione di vampiro nel suo mondo: la sete di sangue che li colpisce, la sensazione di immutabilità e annebbiamento che li avvolge, l'effetto che hanno sugli esseri umani, sono descritti in modo minuzioso e coinvolgente. È facile figurarseli, immaginarseli davanti agli occhi, per quanto sia al contempo spaventoso e grottesco. Anche il suo stile riesce a sposarsi perfettamente con le tinte scelte per questi personaggi e per l'ambiente in cui si muovono: la Cambridge su cui li vediamo muovere rispecchia la loro oscurità, li protegge, li scherma e li culla, nascosti nei suoi recessi più bui ed impenetrabili.
I pensieri di Daniel, che leggiamo in tutti i capitoli nominati Uno, accentuano questo lato etereo, viaggiano in modo disordinato, non consequenziale, quasi illogico, prede degli incantesimi che lo hanno colpito e che a poco a poco lo ghermiscono sempre più inesorabilmente. I capitoli di Alice invece si mantengono solidi e lineari, costituiscono il porto sicuro, la boa a cui aggrapparsi per non essere trascinati dal torrente creato dalle parole e dalle impressioni che queste descrivono. L'alternanza tra i due tempi e tra i due stili provoca un leggero senso di spaesamento, lascia il lettore privo di punti di riferimento costanti, lo strattona e trasporta da un'epoca all'altra, permettendogli di vivere almeno in parte il turbamento che vivono i due protagonisti. L'effetto finale è quello di una caduta inarrestabile tra i vortici di una cascata, di una corsa irrefrenabile tra i flutti del fiume sottostante, un continuo dentro e fuori dall'acqua, un alternarsi violento di momenti di apnea e soffocamento a momenti di respiro e ripresa. Una discesa violenta che termina bruscamente, come se il fiume ci depositasse violentemente sulla riva, fradici e spossati, lasciandoci in balia solo del tumulto dei nostri pensieri, e dell'irregolarità del nostro respiro. A fine lettura la sensazione è quella di essersi dimenticati di respirare per tutto il tempo, e di essersene accorti realmente solo in quel momento, quando già il fiato si è esaurito, e il cuore nel petto batte in maniera irregolare e caotica. Un respiro lungo e liberatorio è ciò che mette realmente fine a questo romanzo, nel quale si preferirebbe non rientrare mai, ma dal quale si è nuovamente e inevitabilmente attratti.

Trama:
Cimitero di Grantchester, Cambridge. La tomba, diversa da tutte le altre ricoperte di fiori, è avvolta dall'edera e dalle erbacce e a stento si legge il nome sulla lastra. E quello di una donna: Rosemary Virginia Ashley. Alice Farrell, giovane pittrice in cerca di ispirazione, non sa perché è finita davanti a questa lapide. Non conosce quella donna, sa solo che la lapide la mette profondamente a disagio. Una sensazione strana, simile a quella che prova quando conosce Ginny, la nuova fidanzata del suo ex, Joe. Forse si tratta solo di gelosia. Eppure c'è qualcosa di oscuro in quella ragazza dalla bellezza eterea, con i capelli rossi e una passione per i quadri preraffaelliti che ritraggono donne uguali a lei. Cosa si nasconde dietro quegli occhi enigmatici e inquieti? E perché Ginny ogni notte fa visita alla tomba di Rosemary, seppellita cinquant'anni prima, ma lungi dall'essere dimenticata? La risposta forse è in un vecchio diario. Ma ormai passato e presente sono una cosa sola e Alice deve riuscire a distinguere tra sogno e follia, bugia e finzione. Perché ora quella che era solo una sensazione sta per trasformarsi in un'orribile realtà. Una realtà di orrore e morte, passioni oscure, sangue e vendetta.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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