Recensioni, Voci dalla Sardegna

Recensione: La Custode del miele e delle api di Cristina Caboni


Sensazioni, emozioni, odori, ricordi; le parole di Cristina Caboni non contengono mai solo immagini, ma trasportano con loro un vortice capace di travolgere e lasciare senza fiato. Se Il Sentiero dei Proumi era riuscito ad entrarmi dentro, facendomi innamorare del mondo dei profumi, delle sue sfumature, delle sue emozioni, La Custode del Miele e delle Api ha toccato in me quella corda capace di vibrare sulle sue frequenze; l’intensità delle parole, la forza delle immagini che descrive, si è unita alla familiarità dei luoghi, al riconoscimento delle tradizioni, degli odori. Ho toccato con mano la mia Sardegna, mi ci sono sentita vicina come non mai, e insieme alla gioia, si è innescata la nostalgia; nostalgia di
passeggiare in riva al mio mare, accarezzando i profumati cespugli della mia costa. Nostalgia di girare per le vie di paesi antico, affascinanti, pieni di vita e misteri, di tradizione e innovazione. Nostalgia della mia gente, della mia casa, come mai forse ne avevo provato. Non vivo così lontana da non poterci tornare spesso, ma anche solo la lontananza di qualche mese è bastata a strapparmi qualche lacrima, mentre assaporavo la brezza di casa che filtrava dalle pagine.

Sono sempre stata convinta che il mio popolo, la mia terra, fossero percorsi da una vena sottile e magica, che ci permette di immergerci nella natura, di goderla al massimo con tutti i nostri sensi, di sentirci sempre parte di essa. Grazie ad Angelica e alle sue api, ho trovato una conferma di questa teoria. Chi è in grado di descrivere in modo così sublime le emozioni della terra, della natura, non può che provarle già dentro di sé; riversandole nelle pagine non fa che donare quella parte di sé così speciale agli altri, donare un pezzo di sé. Cristina custodisce dentro di sé questa magia, e la regala ai suoi lettori con ogni suo romanzo. Il suo esordio trasmettava la passione per la natura, l’intensità di un profumo capace di entrarti dentro e riemprire il tuo spirito di emozione; questo secondo romanzo porta con sé l’amore per una terra rara e immutabile, il fascino della tradizione, la gioia della familiarità, l’emozione di sentirsi a casa.

Questa recensione non è come le altre, me ne rendo perfettamente conto, non descrive ragionevoli considerazioni, né delucidazioni tecniche; ma come si possono schematizzare le emozioni? Come potrei soffermarmi sulla scrittura, sui personaggi, sulla trama, quando ogni singolo elemento è solo una microscopica parte del ricamo tessuto da queste parole? Angelica, Nicola, le donne di Abbadulche, mi sono così familiari anche nella loro invenzione, proprio perché trasportano con sé l’eredità di un intero popolo, del mio popolo. In zia Memma vedo infiniti volti, in Margherita migliaia di donne forti che sono vissute in Sardegna e che ancora solcano le sue terre. In tutte noi donne, si possono ritrovare i caratteri di questi splendidi personaggi. E in Angelica non posso che vedere anche un pizzico di me, nel suo non sentirsi perfettamente a casa vedo me stessa, che cela nel cuore la sua terra, e desidera intimamente di poterci un giorno tornare definitavamente.
Nella trama trasuda la forza dell’unione, della comunione con la natura e con le persone che la vivono appieno. Emerge la determinazione,
la voglia di lottare per custodire la terra che ci ha generati, la tenacia nel difendere le vite di coloro che ci stanno a cuore.
Questo romanzo è impossibile da descrivere con una sola parola: è l’intreccio del ricamo tessuto dalla custode di questa arte, l’impasto del pane tradizionale, che in sé custodisce sogni e desideri, è i cristalli di quel miele capace di avvolgere le nostre sensazioni. È un dono dal cuore di una scrittrice capace di andare oltre l’apparenza, oltre la storia, per toccare l’anima dei lettori disposti ad aprirsi alle emozioni intense e indimenticabili. Ed è un dono che una volta accettato, non ci lascia mai definitivamente; accompagna la nostra vita, il nostro modo di vedere e toccare il mondo, di sentirlo dentro. È la forza dell’amore, in ogni sua singola forma.

Trama:
Angelica non è mai riuscita a mettere radici. Non ha mai voluto legarsi a niente e nessuno, sempre pronta a fuggire da tutto per paura. C’è un unico posto dove si sente a casa, ed è tra le sue api. Avvolta dal quieto vibrare delle loro ali e dal profumo intenso del miele che cola dalle arnie, Angelica sa di essere protetta e amata. È un’apicultrice itinerante e il miele è la sola voce con cui riesce a far parlare le sue emozioni. Perché il miele di lavanda può calmare un animo in tempesta e quello di acacia può far ritrovare il sorriso. E Angelica sa sempre trovare quello giusto per tutti, è il suo dono speciale. A insegnarglielo è stata Margherita, la donna che le ha fatto da madre durante l’infanzia, quando viveva su un’isola spazzata dal vento al largo della Sardegna. Dopo essere stata portata via da lì, Angelica ha chiuso il suo cuore e non è più riuscita a fermarsi a lungo in nessun luogo.
Ma adesso il destino ha deciso di darle un’altra possibilità. C’è un’eredità che la aspetta là dove tutto è cominciato, su quell’isola dove è stata felice. C’è una casa che sorge fra le rose più profumate, un albero che nasconde un segreto prezioso e un compito da portare a termine. E c’è solo una persona che può aiutarla: Nicola. Un uomo misterioso, ma che conosce tutte le paure che si rifugiano nei grandi occhi di Angelica. Solo lui può curare le sue ferite, darle il coraggio e, finalmente, farle ritrovare la sua vera casa. L’unico posto dove il cuore può essere davvero libero.
Dopo lo strabiliante successo del Sentiero dei profumi, un bestseller adorato dai lettori e dalla stampa, venduto in tutto il mondo e che ha conquistato la vetta di tutte le classifiche italiane e straniere, Cristina Caboni ci regala un nuovo prezioso gioiello. Un romanzo emozionante e pieno di vita. Una storia che ci prende la mano e ci porta dove i nostri sogni possono aprire la porta all’amore.


10/10

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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