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Recensione: La moglie del califfo di Renée Ahdieh



Più ci ripenso, e più mi rendo conto di quanto questo romanzo si sia rivelato una cocente delusione; all'inizio, mentre ancora lo leggevo, e subito dopo averlo chiuso, ero convinta che tutto sommato fosse una storia gradevole, semplice, con un retrogusto di già visto certo, ma comunque abbastanza carina. Ripensandoci ora però, non posso fare a meno di notare tutte le possibilità mancate e le potenzialità sprecata da questa autrice. La moglie del califfo si presenta apertamente come una rivisitazione de Le mille e una notte, ma questo per me non è mai stato un problema; mi piacciono i retelling, adoro vedere come un giovane autore riesce a dare nuova vita a classici sempre meno letti, narrando magari una storia nuova e accendendo al contempo la curiosità del lettore su quella vecchia.

È quello che in certa misura fa anche Renée Ahdieh con questo romanzo, ma non credo ci riesca del tutto. Il primo problema che ho riscontrato è la scelta del target di lettori, e il conseguente adattamento della narrazione: La moglie del califfo si rivolge ad un pubblico molto giovane, raccontando una storia che forse verrebbe apprezzata di più da un pubblico più maturo, e per questo, l'autrice cade spesso in banalità e cliché del genere YA, rovinando quegli spunti che avrebbero potuto rendere il romanzo davvero entusiasmante. Per fare qualche esempio, spesso nel romanzo vengono accennati temi importanti e cruciali per il “mondo degli adulti” (se così lo vogliamo chiamare), come la responsabilità di un re verso il suo popolo, la difficoltà di adattarsi ad un matrimonio forzato, la povertà e la siccità e così via, eppure questi non vengono mai approfonditi, restano a fare da sottilissima cornice ad una storia d'amore che scade nel già visto dopo le prime pagine in cui viene presentata. Anche i personaggi incorrono nello stesso problema: personalità all'apparenza interessanti e particolari che però non riescono ad arrivare alla tridimensionalità, restano piatte, prevedibili; invece che costruire una gamma di sfumatura per ogni personaggi, la Ahdieh si limita a dare ad ognuno di loro una o massimo due caratteristiche: Shahrazād è forte e coraggiosa, Khalid oscuro ma gentile, Despina frizzante e schietta e così via, come se si trattasse di macchiette più che di personaggi considerabili reali.
Altro dettaglio che non ho apprezzato (che si ricollega al tema della centralità o meglio totalità della storia d'amore) è la mancanza di un'ambientazione solida e realistica, che trasporti il lettore dentro la storia; come Le mille e una notte, La moglie del califfo si sviluppa in Arabia, e per essere precisi in una zona dell'Iran chiamata Khorasan. Una scelta che permetteva all'autrice di costruire uno scenario potenzialmente vivo, pulsante, colorato, esotico, attraente, e così via. Eppure io non sono riuscita a sentire l'atmosfera dell'Iran neanche una volta; se non fosse per il fatto che Khalid è il califfo, potevo anche non notare che ci trovassimo in Arabia: non ci sono riferimenti alla cultura del posto, non si fa menzione delle tradizioni culinarie o di quelle religiose e folkloristiche; la storia potrebbe svolgersi tranquillamente dall'altro lato del mondo e non vi sarebbe differenza. Non basta nominare qualche spezia e dire che Shahrazād ha un vestito di seta colorato per rendere avvincente l'ambientazione! Per non parlare infine di veri e proprio errori che l'autrice semina qua e là, come ad esempio fughe tra le vie del mercato in piena notte, in cui la protagonista si sofferma a notare la brillantezza dei colori delle stoffe e delle spezie delle bancarelle.

Ma in realtà forse ciò che davvero mi ha delusa di questo romanzo è stata proprio la storia d'amore; speravo proprio di non incorrere nell'ennesimo romance per adolescenti in cui l'amore sboccia all'improvviso e fiorisce tra i protagonisti facendogli dimenticare ogni altra cosa. Speravo invece di leggere una storia di magia e di mistero dal sapore esotico, nella quale tra le altre cose, c'è anche il racconto di come due personagi e due mondi differenti si incontrano e trovano un punto di congiunzione. E invece mi sono ritrovata proprio nel primo caso e quei pochi sprazzi di realisticità che comparivano nelle prime pagine sono via via sfumati, lasciando nient'altro oltre questo.


La cosa più bella in assoluto della lettura, è che non ci sono mai due lettori che hanno esattamente gli stessi gusti; per questo vi lascio comunque qui sotto la trama del romanzo, e il link da affiliate ad Amazon, nel caso comunque il romanzo vi ispirasse, e voleste dargli una possibilità. Nel caso, fatemi sapere cosa ne pensate, confrontiamoci e chiacchieriamo su La moglie del califfo, d'altronde il nostro nome non è mica casuale no? 😉

Trama:
Al calar del sole sul regno di Khalid, spietato califfo diciottenne del Khorasan, la morte fa visita a una famiglia della zona.
Ogni notte, infatti, il giovane tiranno si unisce in matrimonio con una ragazza del luogo e poi la fa uccidere dopo aver consumato le nozze, prima che arrivi il nuovo giorno. Ecco perché tutti restano sorpresi quando la sedicenne Shahrzad si offre volontaria per andare in sposa a Khalid. In realtà, ha un astuto piano per spezzare quest’angosciosa catena di terrore, restando in vita e vendicando la morte della sua migliore amica e di tante altre fanciulle sacrificate ai capricci del califfo. La sua intelligenza e forza di volontà la porteranno a superare la notte, ma pian piano anche lei cadrà in trappola: finirà per innamorarsi proprio di Khalid, che in realtà è molto diverso da come appare ai suoi sudditi. E Shahrzad scoprirà anche che la tragica sorte delle ragazze non è stata voluta dal principe. Per lei ora è fondamentale svelare la vera ragione del loro assurdo sacrificio per interrompere una volta per tutte questo ciclo che sembra inarrestabile.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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