Narrativa Contemporanea, Recensioni

Recensione Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda

Una delle cose migliori, del far parte di un gruppo di lettura, è l’opportunità di scoprire titoli ai quali altrimenti non ci saremmo mai avvicinati.
A volte per pura casualità, perché il numero di libri con i quali veniamo in contatto ogni giorno è comunque limitato, e a volte per qualche inspiegabile pregiudizio a priori che ci avrebbe tenuti lontani proprio da quel romanzo in particolare.

Non so bene a quale dei due casi risponda Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda, ma la realtà è che se non fosse stato per la ragazza che questo mese al Pickwick Book Club ha proposto questo romanzo, difficilmente avrei mai avuto modo di leggerlo.
E diciamolo chiaramente, sarebbe stato un vero peccato.

Nel mare ci sono i coccodrilli è la storia vera di Enaiatollah Akbari, giovane afghano emigrato in Italia nei primi anni del 2000. In una chiacchierata che poi è anche la struttura stessa del racconto, Fabio Geda ha raccolto le sue memorie, riportando su carta i ricordi e le testimonianze del viaggio del giovane Enaiat; uno scambio di battute ma anche un monologo interiore in cui il giovane ripercorre ogni passo del suo intenso viaggio da Nava, il suo villaggio di origine, fino a Torino, dove vive e studia oggi.

La prima cosa che colpisce di questo piccolo libro è proprio lo stile adottato da Fabio Geda. Come dicevo si tratta di una narrazione a metà tra una chiacchierata e un monologo, un fluire intenso e personale di memorie di vita raccontate con l’ingenuità e la semplicità di un linguaggio appartenente all’infanzia, ma anche con la consapevolezza e il dolore di chi, nel viaggio, si è fatto a poco a poco adulto.

La prima tappa del giovane Enaiat è dall’Afghanistan al Pakistan, ed è qui che apprendiamo le tre regole che guideranno i suoi passi per tutto il corso della narrazione:

-Non rubare.
-Non drogarti.
-Non usare armi.

Tre regole che sono l’ultimo lascito di una madre che Enaiat non sentirà per lungo tempo, ma che lo scorteranno, tra mille peripezie, sano e salvo fino all’Italia.

Il viaggio di Enaiat è un viaggio comune a molti migranti che coltivano il sogno dell’Europa, e che si spostano a piedi, nei camion dei trafficanti e come clandestini a bordo delle navi con l’acuto desiderio di modificare drasticamente la propria esistenza.
Lungo il tragitto, Enaiat vede tanto e sopporta tanto, e noi abbiamo modo di apprendere altrattanto seguendo i suoi passi. La scoperta più importante che Enaiat fa e che ci trasmette, è l’esistenza di molti lati dell’umanità, spesso in aperto contrasto l’uno con l’altro: gentilezza contrapposta a crudeltà, amicizia e rispetto in opposizione a quella cruda brutalità che è ancora oggi caratteristica intrinseca del potere che regna su quelle terre.

Forze di polizia e trafficanti, da un lato, migranti dall’altro, due facce di un sistema in cui a soccombere sono inevitabilmente coloro che vogliono andarsene, e che devono sottostare ai soprusi e alle ingiustizie di una terra che ha ancora una lunga strada davanti a sé per quanto riguarda i diritti civili.
Ma la cosa sorprendente di questo romanzo, è il fatto che per ogni violenza Enaiat racconta sempre anche una carezza, per ogni sopruso propone un atto di generosità che gli è stato fatto da perfetti sconosciuti incontrati lungo la via..
Come se il messaggio finale di Enait fosse, nonostante tutto, che l’umanità può ancora salvarsi, perché esistono persone che lottano per rendere il mondo un posto migliore.
Una piccola azione alla volta, ma ciascuna capace di regalare la speranza necessaria per andare avanti.

Nel mare ci sono i coccodrilli è una lettura dolorosa ma nonostante questo quasi necessaria, se si vuole maturare una visione più realistica di una situazione ancora estremante attuale.
Perché dare un volto e una storia a quei numeri che sentiamo ogni giorno elencati dai media è il primo passo per imparare ad accoglierli davvero. Perché su quelle navi ci sono centinai di Enaiat che continuano ad andare avanti nonostante tutto, guidati solo dall’acuto desiderio di stare bene.
E noi potremmo essere la loro scintilla di speranza, anche se ancora non lo sappiamo.

Trama:
Se nasci in Afghanistan, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, può capitare che, anche se sei un bambino alto come una capra, e uno dei migliori a giocare a Buzul-bazi, qualcuno reclami la tua vita. Tuo padre è morto lavorando per un ricco signore, il carico del camion che guidava è andato perduto e tu dovresti esserne il risarcimento. Ecco perché quando bussano alla porta corri a nasconderti. Ma ora stai diventando troppo grande per la buca che tua madre ha scavato vicino alle patate.
Così, un giorno, lei ti dice che dovete fare un viaggio. Ti accompagna in Pakistan, ti accarezza i capelli, ti fa promettere che diventerai un uomo per bene e ti lascia solo. Da questo tragico atto di amore hanno inizio la prematura vita adulta di Enaiatollah Akbari e l’incredibile viaggio che lo porterà in Italia passando per l’Iran, la Turchia e la Grecia. Un’odissea che lo ha messo in contatto con la miseria e la nobiltà degli uomini, e che, nonostante tutto, non è riuscita a fargli perdere l’ironia né a cancellargli dal volto il suo formidabile sorriso. Enaiatollah ha infine trovato un posto dove fermarsi e avere la sua età.Questa è la sua storia.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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