Fantasy e Fantascienza, Recensioni

Recensione: Player One di Ernest Cline


Prestatemi un libro che parla di film, e lo divorerò in pochi giorni.
Datemene uno che parla di videogiochi e mi fate una persona felice.
Regalatemi uno a tema giochi di ruolo, e mi avrete conquistata per sempre.

Mettete insieme le tre cose, e otterrete Player One (nonché una me in estasi e assolutamente perduta).

Player One (in originale Ready Player One), è il primo e unico romanzo di Ernest Cline, scrittore e sceneggiatore statunitense, ma soprattutto nerd fino al midollo. In questo romanzo, Cline ha concentrato i suoi interessi, le sue passioni, le sue ossessioni, tirandone fuori il nerd-romanzo per eccellenza, la bibbia geek che non può mancare nelle librerie di ogni appassionato di fumetti, videogiochi, giochi di ruolo e quant’altro.
Il romanzo è uscito ufficialmente nel 2010, ma non ne avevo mai sentito parlare prima che un amico, nonché compagno di avventure dungeonesche, non ne ha parlato qui sul forum (trovate il suo post qui) e dopo aver letto le sue parole non ho potuto rimandare, mi sono lanciata nel mondo di Cline e mi sono divorata il suo romanzo, attingendo ad ogni scorta nerd presente nel mio cervello.

La storia si svolge in bilico tra due mondi: il primo, una versione molto più disastrata e meno piacevole del nostro, una Terra degli anni 2040 vessata da povertà, esaurimento delle risorse petrolifere, innalzamento delle temperature e in generale da un peggioramento delle condizioni di vita umane; dall’altra parte, Oasis, il mondo virtuale creato da un James Halliday, geniale informatico, con lo scopo di permettere a tutta l’umanità di continuare a vivere in una simulazione molto credibile del mondo ormai perduto, ovviamente con tanti miglioramenti e mille possibilità in più offerte dalla natura virtuale del tutto. Oasis ha rivoluzionato la vita di miliardi di persone, creando per loro un rifugio sicuro e gratuito dalla desolazione delle loro vite e dalla rovina del loro mondo; non solo però, è diventato il luogo dove vivere avventure impossibili nella realtà, corse nello spazio, esplorazione di dungeon, combattimenti tra robot giganti e molto altro. Oasis è sterminato, infinito, variegato, offre milioni di mondi costruiti su qualsiasi realtà fantasy, fantascientifica, videoludica mai creata, da Star Wars al Signore degli Anelli, da Pac-Man a Dungeons and Dragons. Qualsiasi mondo si pensi, su Oasis è già stato creato, o può essere aggiunto da chiunque si intenda di codice e programmazione.
Dalla morte di Halliday poi, Oasis è diventato anche un terreno di caccia, la Caccia all’Easter Egg; il creatore ha infatti annunciato nel suo testamento l’apertura di una caccia al tesoro virtuale, attraverso la nerd-cultura anni ’80-’90, una caccia che donerà al vincitore in eredità l’intero patrimonio del creatore; patrimonio che ammonta a parecchi miliardi, derivanti soprattutto dal sistema di acquisto interno di Oasis con il quale si può acquistare qualunque cosa, dai vestiti, alle skin, alle armi e armature, fino ad astronavi, pianeti ed intere galassie virtuali. Dalla sua morte, schiere di nerd si sono lanciati nella caccia, votandosi interamente alla ricerca, studiando ogni film, gioco, fumetto mai letto o visto o giocato da Hallyday, diventato Gunters ed isolandosi sempre più dal mondo reale, molto meno attraente e brillante di quello virtuale. Purtroppo però è troppo semplice dimenticarsi del proprio corpo fermo su una sedia di ultima generazione e del proprio viso immerso in un visore, fino a quando non si è minacciati nella vita reale, e allora sarà necessario imparare a sconnettersi dal gioco, per iniziare a giocare seriamente.

Il riassuntone qui sopra potrà sembrarvi lungo rispetto agli standard soliti delle nostre recensioni, eppure racconta un frammento, un millesimo di quello che racchiude Player One. Questo romanzo è un viaggio che va gustato e assaporato, un’immersione totale nella nerd-cultura, un’avventura in cui conta tantissimo ciò che si vede, ciò che si sente e soprattutto ciò che si sa. Perché è innegabile che questo romanzo si apprezzi maggiormente quando si ha una cultura sconfinata in tutti questi campi; le citazioni, gli omaggi, i richiami sono talmente tanti che è difficile (per me praticamente impossibile), riconoscerli tutti, eppure è meraviglioso viaggiarci dentro; basta anche solo essere cresciuti negli anni ’80-’90 per rimanere affascinati dalla ricostruzione creata da Cline; e soprattutto basta essere cresciuti a pane e videogiochi o a pane e D&d, per amare e desiderare Oasis; perché diciamolo, chi di noi non ha mai sognato di essere catapultato realmente in un dungeon, di sentire la corrente sulla pelle, percepire la tensione ad ogni passo, captare il respiro del drago straiato sul fondo e continuare nonostante tutto ad andare avanti, un passo alla volta… adagio… mentre si sfodera in silenzio la spada trattenendo il fiato quando questa stride leggermente sul fodero…
Ebbene Oasis permette questo e tanto altro, servendosi di una tecnologia che ai giorni nostri e solo a malapena assaggiabile. Cline inventa, arricchisce, rende plausibili tute aptiche per sentire in tutto il corpo ciò che sente il proprio avatar, pavimenti a sfera per camminare all’infinito senza mai incontrare una parete, fino a generatori di odori e guanti sensibili al movimento di ogni singolo dito.
E una volta che si supera la repulsione iniziale per una vita totalmente virtuale, più importante e più viva di quella reale, non si può fare a meno di desiderare anche solo per un attimo di poterla provare.

Se l’ambientazione non fosse già abbastanza, Cline crea e segue una trama avvincente, che si snoda tra i numerosi enigmi creati da Hallyday, trasportandoci in vecchie pellicole, ricostruzioni di sale giochi a cabinati, dungeon zeppi di trappole e voli acrobatici tra i pianeti, sentiti così veri dai protagonisti da non riuscire a non percepirli con chiarezza anche noi.
I personaggi sono quasi tutti giovani ragazzi, cresciuti su Oasis, educati su Oasis, abituati ad interagire attraverso la barriera virtuale, poco interessati alla vita reale, al loro corpo, al mondo esterno. Sono tutti Gunters, cacciatori di tesori, hanno votato la loro vita alla ricerca delle Chiavi che conducono all’Easter Egg, lavorano nel mondo virtuale solo per avere i soldi necessari ad acquistare nuove tecnologie che permetteranno loro di interagire sempre meglio con Oasis. Parzival, Art3mis, Aech, non sono più solo i nomi dei loro avatar, ma sono le loro personalità al di fuori del guscio che li racchiude, lontani dalle limitazioni e restrizioni del mondo reale. Eppure saranno costretti a prendere coscienza della realtà che li circonda, perché qualcosa minaccia Oasis, il loro mondo virtuale, e forse l’unico mondo per salvarlo è proprio tornare finalmente nel mondo reale.

Player One è un viaggio incredibile, indimenticabile, un’avventura virtuale estremanente reale, incredibilmente pulsante, vividamente colorata ed avvincente. È un viaggio nelle cose che amiamo, un’immersione nelle nostre passioni condotta al fianco dei protagonisti, al posto loro, cercando di risolvere ogni enigma come se in un certo qual senso ne andasse anche del nostro mondo.
Insomma, è un romanzo che vi consiglio in ogni senso, una di quelle storie che non potrete dimenticare presto, e sulle quali vorrete tornare ogni volta che sarà possibile, per riassaporarne ogni singolo dettaglio ancora una volta.


In sintesi: ve lo consiglio?
Assolutamente, mille volte si. Lasciatevi sedurre, lasciatevi trasporta dentro Oasis, al fianco dei Gunters, vivrete infinite avventure e ne uscirete più ricchi e soprattutto molto più esperti di nerd-cultura.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

1 thought on “Recensione: Player One di Ernest Cline

  1. Sono d’accordo con ogni singola parola di questa recensione. Il libro, tra l’altro, ha una storia molto più coinvolgente, convincente e “matura” del film. Nella storia raccontata nel libro non mancano le lacrime, e alcuni fatti sono decisamente più credibili. Ad esempio, la provenienza della monetina “1 UP” 😉

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