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Recensione Terre Sommerse di Kassandra Montag

Qual è il destino dell’umanità? A cosa stiamo andando incontro a causa dei cambiamenti climatici, dell’innalzamento dei mari e dell’aumento delle temperature? Sono queste le domande alle quali sembra voler rispondere Kassandra Montag con il suo nuovo romanzo. E mentre scrivo questa recensione di Terre Sommerse, mi trovo invariabilmente a ragionare su quanto il genere della speculative fiction possa essere predittivo. Lo abbiamo già visto con 1984 e il suo Grande Fratello; e anche se la nostra realtà ha assunto sfumature per certi versi differenti da quelle ipnotizzate da Orwell, è innegabile che le sue previsioni abbiano trovato dei riscontri nel nostro presente.

E dunque l’umanità è destinata a vivere nel mare e ad adattarsi come accadeva in Waterworld? Non ho certo i mezzi per dirvi se e quanto sia plausibile questa ipotesi, non serve precisarlo; dunque mi limiterò a raccontarvi l’esordio narrativo di Kassandra Montag e chi sa che magari sarete voi stessi a trarre le vostre conclusioni in merito a questo discorso.

Copertina Terre Sommerse
Copertina Terre Sommerse | Recensione

Trama

Il mondo come lo conosciamo non esiste più. Un’infinita distesa d’acqua ha sommerso la terra e ha lasciato scoperte solo le cime più alte, quelle che un tempo erano considerate quasi irraggiungibili. Da anni, Myra e la figlia Pearl navigano in questo nuovo mondo, pescando e approdando nei pochi porti rimasti per scambiare il pesce con ciò di cui hanno bisogno. Ma Myra ha un obiettivo, un bisogno che la guida attraverso quei giorni tutti uguali: ritrovare Row, la sua primogenita perduta, sottrattale dal marito cinque anni prima.

È per rintracciare lei che la sua strada e quella di Pearl si intersecano con quella dell’equipaggio della Sedna. Al loro fianco, Myra e Pearl attraverseranno l’oceano dei Caraibi dirette verso la Valle, la colonia in cui è stata avvistata Row e che è in mano ai pericolosi corsari Abati Perduti.

Recensione Terre Sommerse di Kassandra Montag

È sempre complesso, per me, raccontare un romanzo rimasto in bilico. I libri che mi hanno entusiasmata diventano presto un’occasione per esternare sentimenti ed emozioni positive; quelli che mi hanno delusa sono lo strumento per approfondire una critica più ampia al genere o ai cliché che lo caratterizzano. Ma i romanzi a metà sono il mio tallone di Achille, e Terre Sommerse ricade proprio in questa zona di limbo.

Davanti all’evidenza della mia incapacità di far fluire pensieri e riflessioni come al solito, ho deciso di provare qualcosa di nuovo. Dividerò questa recensione in due parti, da una parte i lati del romanzo che ho apprezzato e dall’altra quelli che invece non sono riuscita a trovare interessanti. Spero che così questo discorso risulti meno vago, e che possiate seguire il filo del ragionamento che mi ha portata fin qui.

Copertina inglese Terre Sommerse
Una delle copertine originali di Terre Sommerse | Recensione

I lati positivi di Terre Sommerse

1. L’attinenza al genere

Come accennavo nell’introduzione, Terre Sommerse fa parte del genere della speculative fiction. L’intento dell’autrice è infatti chiaro: portare all’estremo una situazione attuale (il cambiamento climatico) per mostrare quali conseguenze potrebbe avere sulla nostra civiltà. Un salto verso un futuro plausibile, dunque, ma anche un esercizio di creazione e di fantasia per collegare cause a possibili e devastanti effetti.

Questa sua appartenenza al filone speculativo è anche l’elemento che ho apprezzato di più. Il mondo immaginato dalla Montag, anche se non particolarmente originale, risulta comunque complesso e attraente; l’economia, la politica e i rapporti sociali sono ridotti all’osso a causa dei recenti sconvolgimenti, ma la civiltà futura è riuscita a ritrovare una sorta di equilibrio, ripristinando parte delle strutture esistenti nel passato. Il clima è teso, l’ambiente costantemente rischioso e i rapporti ridotti all’osso, votati quasi sempre al mero sopravvivere.

Eppure qua e là affiorano quei sentimenti istintivi che sono parte del nostro essere umani; l’accoglienza, la fiducia e l’affetto sono le poche caratteristiche che a ancora permettono all’umanità di distinguersi dalle bestie, e la Montag è capace di tratteggiarle con estrema cura e realismo.

2. Dei personaggi interessanti

La costruzione dei personaggi, va da sé, discende e sostiene il punto precedente. Myra e Pearl per prime, ma poi andando avanti anche Daniel, l’uomo che le due salvano da un naufragio e infine l’equipaggio della Sedna formano un caleidoscopio di anime differenti e attraenti che non si può non apprezzare. La voce di Myra, la narratrice vera e propria della storia, ha la capacità di diventare familiare in brevissimo tempo. Impossibile non sentire la forza del sue legame con le due figlie, due metà del suo essere che la tirano con forza in due direzioni apparentemente opposte. Impossibile non affezionarsi a lei e non comprenderne le scelte, che appaiono le uniche possibili davanti al dramma che sta vivendo.

Anche i membri della Sedna fanno presto a diventare cari al lettore. Nel bene e nel male, nelle cattive decisioni come in quelle guidate dalla bontà più pura e rara in un mondo come quello in cui vivono, sono uno spaccato di umanità reale e quasi commovente. La Montag ha la capacità di rendere vive le persone che racconta, di dare loro un senso e un’evoluzione che guida il lettore attraverso le pagine; e forse è un bene, perché per il resto ho sentito come se il romanzo scorresse poco e faticasse a decollare.

I lati che non ho apprezzato | Recensione Terre Sommerse

1. La mancanza di un amo e le promesse disattese

E qui, infatti, arriviamo al lato che meno ho apprezzato di questo romanzo, quello che mi ha impedito di leggerlo con coinvolgimento e di farmi trascinare con naturalezza verso la fine: l’assenza di una trama accattivante. Forse dipende dal fatto che ho visto molti, forse troppi rimandi al film Waterworld, che però mancavano di quell’elemento fantastico e mistico che attirava lo spettatore nella visione del film.

Fatto sta che ho sentito come se le premesse fatte in apertura al romanzo non venissero mantenute. Ho sentito la mancanza di un amo, una ragione che mi spingesse a voltare le pagine oltre al mero interesse per l’arco di sviluppo dei personaggi. La ricerca di Row, la figlia perduta di Myra, è l’unico elemento che ci spinge a proseguire la lettura, eppure io non l’ho sentito così forte e magnetico come doveva essere. È rimasto per buona parte del libro un rimando vago, un ricordo quasi casuale che sì, guidava le scelte di Myra, ma appariva comunque labile e quasi rinunciabile.

Scena dal film Waterworld
Waterworld vs Terre Sommerse: quante somiglianze?

2. Lo stile di Kassandra Montag

A chiudere questo piccolo elenco di punti a favore e punti a sfavore c’è lo stile di Kassandra Montag, un elemento che è rimasto in bilico fino all’ultimo ma che poi, alla fine, ho scelto di inserire nei lati a sfavore. La realtà è che non mi sono ritrovata, nel suo modo di narrare questa storia. Ho trovato il suo periodare lento e poco accattivante, privo di quei guizzi che avrebbero potuto sopperire alla debolezza della trama. La voce di Myra è umana, certo, e diventa presto familiare, eppure dal lato meramente tecnico rimane piatta, priva di inflessioni particolari.

E non dipende dal fatto che a parlare sia una donna con una scarsa educazione formale, perché in quel caso avrei apprezzato e di certo approvato la scelta. Ma Myra non racconta in modo sgrammaticato, né fa pensieri meno complessi perché non ha gli strumenti per approfondirli. La sua è solo una voce asettica, priva di quelle vibrazioni capaci di colpirmi in quanto lettrice. Non si tratta di un errore, badate bene, ma di un’impressione del tutto personale. Eppure con lo stile della Montag non sono riuscita a sentirmi accolta, ho faticato a rimanere concentrata sulle pagine e spesso ho sentito il desiderio di balzare di qualche paragrafo in cerca di qualcosa di più, che però non è mai arrivato.

Per riassumere questa infinita recensione di Terre Sommerse

Non è facile tirare le somme di questa recensione. Si trattasse di un mero bilancio matematico, potrei dire che la lettura di Terre Sommerse si assesta su un politico 50 e 50 tra lati che ho apprezzato ed elementi che non mi sono piaciuti. Ma un libro è molto più di questo. È la somma di tutte le sensazioni che ci ha suscitato, dell’interesse che ha generato in noi e della voglia che ci ha instillato di approfondire, di conoscere di più, di avere di più. Ed è la mancanza di questi ultimi aspetti che mi porta ad affermare che, purtroppo, per me Terre Sommerse si ferma poco sotto il giudizio medio. Perché anche se ha creato delle ottime premesse, poi non è riuscito a mantenerle e la delusione, lo sappiamo bene, è uno dei sentimenti che più colpiscono noi lettori.

divisore

Benché la lettura di questo romanzo non si sia rivelata accattivante come avrei voluto, sono comunque grata alla Harper Collins per avermi fornito una copia digitale di Terre Sommerse per scrivere questa recensione. Il merito maggiore, però, va come sempre a Raffaella del blog The Reading’s Love, che ormai è diventata il punto di riferimento di numerosi eventi tra blogger.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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