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Una stanza piena di gente – Recensione

Ho comprato Una stanza piena di gente, di Daniel Keyes diversi anni fa, rendendomi solo successivamente conto che un libro simile non è adatto ad ogni momento della vita. Ha bisogno di tempo, attenzione e ci chiede di riflettere su temi sui quali siamo solitamente abituati a rispondere con affermazioni che sono o bianche o nere. Per questo vi consiglio, prima di cominciarlo, di assicurarvi di potergli dedicare il tempo e l’attenzione che merita.

Probabilmente ormai tutti conoscerete la storia di William “Billy” Milligan e delle sue 24 personalità. Quindi non mi soffermerò tanto sulla trama del libro, quanto sui due temi che mi hanno fatto riflettere di più: le malattie psichiatriche e l’intrusione della stampa in questioni giudiziarie così delicate.

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Mi sono osservato lottare giorno per giorno, cercando di ottenere sempre di più, sempre di più. Ho cercato di fare tutte le cose che faceva ognuna delle mie personalità e questo è molto stancante.

Tratto da Una stanza piena di gente di Daniel Keyes

Comprendere le malattie psichiatriche

Avere a che fare con le malattia fisiche è relativamente semplice, il malessere è esplicito ed evidente. Non hai bisogno di far capire cosa significhi avere una gamba rotta, tutti sono in grado di vedere il problema.
Tutta un’altra questione invece è quella delle malattie psichiatriche. Il fatto che i problemi siano interni e si manifestino solo attraverso i comportamenti, rende difficile non solo la loro individuazione, ma soprattutto la loro comprensione. Soprattutto da parte delle persone che non lavorano in ambito psichiatrico

Il disturbo di personalità multipla è un disturbo psichiatrico che è stato riconosciuto ufficialmente nel DSM nel 1994. Milligan ebbe la sua diagnosi tra gli anni ’70 ed ’80 e già questo può far capire quanta diffidenza potesse esserci nei suoi confronti. Daniel Keyes cerca di condurci in questo mondo estremamente complesso, attraverso la biografia di un uomo che sicuramente è entrato nella storia della psichiatria per la complessità del suo caso.

Viene difficile pensare a delle personalità tra loro indipendenti che coesistono nello stesso corpo, anche oggi che la malattia è ufficialmente riconosciuta. Per quanto esista la possibilità di riconoscere un paziente realmente affetto da tale malattia grazie allo studio della sua fisiologia, sono in tanti quelli che continuano a parlare di malattie inventate o esibizionismo.

La complessità del nostro cervello

Riuscire a comprendere qualcosa di così astratto è molto complesso. Ma Daniel Keyes fa un ottimo lavoro anche sotto questo punto di vista. La storia di Billy è un punto di partenza per mostrare al lettore come la realtà, in certi casi, possa facilmente superare la fantasia. Soprattutto quando c’è di mezzo il nostro cervello.

Un lavoro che, in questo senso, non ha niente da invidiare alle opere di Oliver Sacks. Soprattutto considerando che essendo Keyes anche uno scrittore limita notevolmente il linguaggio medico specialistico. In questo modo la lettura diventa facilmente fruibile, anche da tutti coloro che non si sono mai avvicinati alla psichiatria.

Pressione mediatica e casi giudiziari

Se esistono le professioni di avvocato, giudice, investigatore o medico c’è un motivo. Eppure oggi sembra che per poter mettere bocca su qualunque argomento basti avere una connessione ad internet e un’opinione. Peccato che le opinioni siano molto diverse dai fatti e troppo spesso, in tanti, confondono la libertà di espressione con l’idea di avere sempre ragione.

Uno tra i problemi maggiori che concorrono nella cura di Billy Milligan è derivante dalla pressione esterna da parte dei media e della politica al seguito. Ci sono persone che non conoscono minimamente la sua storia o il suo percorso clinico, ma sfruttano la situazione esattamente come oggi si sfrutta una qualunque tragedia: solo per attirare lettori e votanti.
Il corretto corso della giustizia sembra essere secondario rispetto alla possibilità di sciacallaggio di una notizia.

Se esistono problemi medici talmente complessi che neanche i medici stessi riescono a raggiungere un accordo, come si può pensare di dare queste scelte in pasto al popolo?
Certo, avere peso in queste decisioni fa comodo al politico di turno, così come poter pubblicare informazioni shoccanti e controverse in anteprima. Solo che in questo modo si ignorano completamente i diritti della persona che c’è dietro quella notizia. L’uomo non esiste più se non come animale da circo da sfruttare per il proprio tornaconto.

In Una stanza piena di gente Daniel Keyes mette bene in luce come la pressione mediatica possa essere deleteria per un corretto svolgersi della terapia di Billy. L’ansia creata dalla pressione sociale, la rabbia nel vedersi rifiutati premi per i progressi ottenuti, non fanno altro che peggiorare la sua situazione clinica.

Non metto in dubbio che ci possano essere pareri contrastanti sull’esito dei processi, anche per questo servono determinate qualifiche per svolgere determinati ruoli. Non essere tuttologi non è un crimine, tanto meno un disonore.

Dovremmo tutti imparare a non giudicare ciò che non conosciamo, non sappiamo quando potrebbe capitarci di essere dall’altra parte del fiume.

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Il libro rientra nelle seguenti categorie della Book Challenge 2020:
10 – 24 – 26 – 35 (ve lo consiglio io) – 37 – 48

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Valentina
Lettrice onnivora, educatrice, mamma.
Dei libri amo la capacità di mostrare la complessità del mondo che ci circonda, forse per questo tra i miei generi preferiti rientrano fantascienza, fantapolitica, fiabe tradizionali e saggistica.

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