Fantasy e Fantascienza, Narrativa Contemporanea, Recensioni

Così per sempre di Chiara Valerio

Vi capita mai di leggere un libro desiderando con tutto il cuore che questo vi piaccia? Magari perché amate l’autrice in altri ambiti e non riuscite proprio ad immaginare di non amarla come scrittrice.
Ho conosciuto Chiara Valerio tramite Michela Murgia nel periodo del covid, con Buon vicinato. È stato amore a primo ascolto, le loro voci mi hanno accompagnato in un periodo difficilissimo della mia vita. In tempi più recenti mi sono appigliata alla sua voce, insieme a quella di Chiara Tagliaferri, per riempire il vuoto lasciato dalla Murgia.

Ho già scritto che i libri di Michela Murgia non mi hanno mai fatto impazzire, dopo aver provato a leggere Tre ciotole ho pensato che affrontare Chiara Valerio probabilmente sarebbe stato più proficuo. La scelta è ricaduta immediatamente su Così per sempre. Amo Dracula, l’idea di tornare su quel personaggio mi affascinava e il tema dell’immortalità mi sembrava particolarmente adatto a questo primo approccio.

Come è andata la lettura

Ho iniziato a leggere riponendo in questo libro grandi speranze e la lettura sembrava quello che cercavo. Mi piaceva molto la scelta delle metafore legate all’ambito scientifico, così come le numerose riflessioni su questioni psico-sociali.

“Il binarismo di genere serviva a questo. Con due soli simboli M e F, il capitale programmava la specie così come con due soli simboli 0 e 1 programmava le macchina calcolatrici”

Così per sempre di Chiara Valerio

Andando avanti con la lettura ho sentito il peso sempre maggiore di stile e contenuto. Alcune frasi molto potenti mi sembravano lasciate a loro stesse, lanciate in un minestrone di altri concetti che non ha permesso a nessuno di essi di essere portato avanti per più di qualche riga o pagina. Forse anche per questo ho trovato la lettura così stancante, dovevo continuamente risettarmi sulla storia, sul pensiero, sul personaggio, sul periodo storico. Non sono riuscita a trovare un filo al quale aggrapparmi per poter seguire la storia in maniera organica e ogni paginadiventava più complessa della precedente.

Questo contenuto così disorganico forse mi sarebbe risultato meno pesante se non fosse stato accompagnato da una prosa altrettanto difficile da seguire. Non essendo presenti i segni di punteggiatura, che possano aiutare il lettore a districarsi tra dialoghi e narrazione, le pagine si presentavano come muri di testo che alla lunga mi hanno sconfortato. Questo tipo di prosa, di per sè, non mi crea più particolari intoppi da quando l’anno scorso sono finalmente riuscita ad affrontare Saramago, entrando in sintonia con questo tipo di scrittura. Ma se con Le intermittenze della morte mi attendeva un libro con pochi personaggi, su un unico piano temporale e abbastanza breve, il libro della Valerio al contrario è lungo, con tanti personaggi suddiviso su più piani in quanto a tempo e spazio.

In conclusione

Se dovessi dire in poche parole come è stata questa lettura mi viene in mente solo “troppo”. Troppe cose tutte assieme, troppi concetti lasciati in sospeso, troppi filoni da seguire, mi sono disorientata. Non ho più trovato la via della narrazione e sono arrivata a conclusione solo sperando in un cambio di rotta sino all’ultima pagina. Fosse stata una qualunque altra scrittrice sarebbe sicuramente stato il primo abbandono dell’anno.

Adesso però voglio provare ad affrontare un suo saggio perché, Eco insegna, quando una prosa non fa per me con la narrazione, potrebbe risultare tutt’altro nel mondo della non-fiction. Vi aggiornerò.


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Valentina
Lettrice onnivora, educatrice, mamma.
Dei libri amo la capacità di mostrare la complessità del mondo che ci circonda, forse per questo tra i miei generi preferiti rientrano fantascienza, fantapolitica, fiabe tradizionali e saggistica.

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