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Idee che affiorano – L’assassinio del commendatore #1 di Murakami Haruki

Tornare nell’universo di Murakami è sempre un’esperienza particolare.
Credo non esista una sola delle sue opere, romanzi o racconti che siano, alla quale riuscirei ad approcciarmi senza un’aspettativa elevatissima, e che potrei terminare senza un groviglio di disordinati pensieri a farmi compagnia. Se c’è una cosa che ho imparato ad apprezzare fin da subito di questo narratore nipponico, infatti, è la sua abilità nel creare vicende che si snodano su più piani di esistenza e di interpretazione, e che richiedono sempre uno sforzo non indifferente per essere sondati, scoperti e compresi.

Ho iniziato il mio viaggio nel mondo di Haruki Murakami grazie allo splendido e misterioso 1Q84, e ancora oggi, nonostante siano trascorsi diversi anni e numerose opere lette e amate, quando finisco uno dei suoi romanzi mi resta impressa l’indelebile sensazione di non aver colto tutti i frammenti, di non essere riuscita a penetrare tutti gli strati e di aver percepito appena una sfumatura, e non l’essenza stessa di ciò che l’autore voleva trasmettere. Ci vogliono giorni, settimane e a volte addirittura mesi perché la piena (e forse spesso neanche tale) comprensione di un suo scritto mi raggiunga, e spesso è il parlarne con altri a darmi nuove chiavi di lettura, nuove preziose interpretazioni, quasi le sue fossero opere che necessitano condivisione e reciproco confronto per essere realmente apprezzate.
Eppure, nonostante il forte senso di spaesamento che accompagna la fine di ogni suo romanzo, Murakami resta tutt’ora uno dei miei narratori preferiti, e forse proprio per quella sua capacità di creare storie che continuano ad accompagnarmi anche a distanza di mesi dalla loro fine, imprimendo nella mia mente tracce consistenti di dubbi, meraviglia e brama di sapere.

Così, quando qualche settimana fa sono infine riuscita a mettere le mani su questa sua nuova opera, ho sentito in me quel familiare senso di aspettativa, accompagnato dalla certezza che avrei avuto davanti un altro romanzo capace di trascinarmi con sé per le giornate a venire. Per questo, ho atteso di essere finalmente in vacanza e di avere la mente libera e mi sono immersa in questa storia, e l’esperienza è stata non solo degna di ogni previsione, ma forse ancor più soddisfacente di quanto mi potessi aspettare.

Come forse saprete se anche voi amate Murakami e il suo universo letterario, Idee che Affiorano è la prima parte della nuova opera L’Assassinio del Commendatore, e narra le vicende di un pittore trentenne in bilico tra la fine di un’esistenza e il principio di un’altra. A fare da bilancieri di questa fase incerta della vita del nostro pittore sono un meraviglioso quadro rinvenuto nel cottage di un celebre pittore nihonga (stile artistico tradizionale giapponese), e raffigurante appunto l’assassinio di un commendatore, una campanella misteriosa che suona nel cuore della notte e un ricco uomo d’affari che vive nei dintorni del cottage del suddetto pittore. Questi tre elementi sono il fulcro intorno al quale ruota la prima parte di questo romanzo e come in ogni opera di Murakami che si rispetti, la loro esistenza è anch’essa in bilico tra sogno e realtà.

Narrato in prima persona, L’Assassinio del Commendatore è in tutto e per tutto un tradizionale romanzo dell’autore, e ne ricalca fedelmente ogni caratteristica nota, benché ovviamente ci regali una storia del tutto nuova e attraente. A dominare la scena, come vi dicevo, è la commistione di certezze e sogni, espressi questi ultimi sotto forma di Idee. Cosa queste Idee rappresentino, per il momento neanche la sottoscritta l’ha compreso appieno, e forse molto dipende dal fatto che siamo davanti al primo volume di due (almeno nella versione italiana). Ciò che abbiamo tra le mani, in ogni caso, è un intreccio affascinante che gioca con la rottura del consueto e quotidiano in favore del bizzarro e dell’imprevedibile: notti trascorse ad ascoltare misteriosi tintinnii che si propagano nella foresta, incontri del tutto fortuiti eppure ricchi di significato, ritratti che emergono dalla parte più profonda di sé in modo del tutto spontaneo e fatti risalenti a decenni prima, il cui effetto però si sente ancora oggi su chi li ha vissuti.

La vita del nostro pittore e narratore è un susseguirsi di routine morbide e familiari, ricostruite dopo uno stacco netto dall’esistenza precedente, e di eventi assurdi del tutto fuori dal comune. La pace appena riconquistata dal protagonista è destinata a infrangersi spesso e nei modi più impensati, e a noi rimane il piacere di vedere come l’onirico riesce a insinuarsi a poco a poco nella tranquillità di un’esistenza incerta e appena ricostruita.
Piccoli dettagli apparentemente insignificanti si accompagnano a notevoli e imprevedibili rivelazioni, mentre le pagine fuggono tra le nostre mani l’una dopo l’altra, preda della brama di conoscere e gustare ancora e ancora questa particolare vicenda.

Per nostra fortuna, la conclusione non si farà attendere troppo, e dal 29 Gennaio avremo già modo di far nostra la seconda parte della vicenda.
Nel frattempo, la sottoscritta continuerà a rimuginare su ognuno di quei bizzarri elementi, in cerca di una nuova chiave di lettura da potervi proporre alla fine di tutto il ciclo.


Trama – Idee che Affiorano:
Una borsa con qualche vestito e le matite per disegnare. Quando la moglie gli dice che lo lascia, il protagonista di questa storia non prende altro: carica tutto in macchina e se ne va di casa. Del resto che altro può fare? Ha trentasei anni, una donna che l’ha tradito, un lavoro come pittore di ritratti su commissione che porta avanti senza troppa convinzione dopo aver messo da parte ben altre aspirazioni artistiche, e la sensazione generale di essere un fallito. Cosí inizia a vagabondare nell’Hokkaidō, tra paesini di pescatori sulla costa e ryōkan (le tipiche pensioni a conduzione famigliare giapponesi) sulle montagne. Finché un vecchio amico gli offre una sistemazione: potrebbe andare a vivere nella casa del padre, lasciata vuota da quando questi è entrato in ospizio in preda alla demenza senile. Il giovane ritrattista accetta, anche perché il padre dell’amico è Amada Tomohiko, uno dei pittori piú famosi e importanti del Giappone: abitare qualche tempo nella casa che fu sua, per quanto isolata in mezzo ai boschi, è una tentazione troppo forte.
Quando si trasferisce lí, il nostro protagonista capisce che la sua decisione ha dato il via a una serie di eventi che cambieranno per sempre la sua vita… anzi, la sua realtà. Prima lo intuisce quando scopre un quadro che Amada Tomohiko aveva nascosto nel sottotetto subito dopo averlo dipinto, molti decenni prima: è una scena misteriosa e apparentemente indecifrabile, che però trasuda una violenza maligna e indicibile. Poi ne avrà la certezza quando, una notte, sente il suono flebile eppure inconfondibile di una campanella provenire dal folto del bosco. Facendosi coraggio decide di seguire quel suono che sembra aver attraversato dimensioni sconosciute: dietro un piccolo tempio abbandonato, in mezzo agli alberi, c’è un tumulo di pietre. C’è davvero qualcuno – o qualcosa – che agita una campanella lì sotto?

Trama – Metafore che si Trasformano:
Nella casa in mezzo al bosco che fu l’abitazione e l’atelier di Amada Masahiko, il grande artista autore del misterioso quadro L’assassinio del Commendatore, vive ormai da qualche mese il giovane pittore protagonista di questa storia. La dimora è sperduta, ma non del tutto isolata: nel primo volume, Idee che affiorano, avevamo conosciuto Menshiki, un vicino ricchissimo e sfuggente mosso da motivazioni solo a lui note. O la piccola Akikawa Marie, studentessa del corso di disegno tenuto dal protagonista, che per una volta sembra abbassare le difese e stringere un legame profondo col suo professore. Per non parlare del Commendatore stesso…
Con Metafore che si trasformano si conclude l’Assassinio del Commendatore. Come un mago al culmine del suo potere incantatorio, Murakami Haruki dà vita a un intero universo (a piú di uno, a dire il vero…) popolato di personaggi, storie e enigmi che hanno la potenza indimenticabile dei sogni piú vividi. Ma non è solo il gusto per il racconto a muoverlo: una volta giunto al termine di questo viaggio visionario, il lettore si scopre trasformato come i personaggi di cui ha letto le avventure, esposto, quasi senza averne avuto consapevolezza, al cuore pulsante della grande letteratura.
L’assassinio del Commendatore, a quel punto, inizia a svelare i suoi mille volti: una riflessione, molto realistica (e attuale), sulle ferite della storia, sulla colpa e la responsabilità. Una terapia per sopravvivere ai traumi. Una guida pratica per orientarsi nel mondo delle metafore. Ma anche un racconto fantastico sui mostri che ci divorano dall’interno, sulle paure che ci sbranano nella notte dell’anima; e su come, quei mostri, possiamo vincerli: prendendoci cura di chi arriverà dopo di noi.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

2 thoughts on “Idee che affiorano – L’assassinio del commendatore #1 di Murakami Haruki

  1. Bella recensione! Anche a me è piaciuto, ho ritrovato un buon Murakami. Per poterne dare un’interpretazione chiara credo sia fondamentale vedere come proseguirà nel prossimo, ormai imminente, volume. Quest’operazione di dividere l’opera in due parti non mi è piaciuta molto.

    1. Neanche a me è piaciuta molto, credo sia stata fin troppo commerciale.
      In inglese era un volume intero e si leggeva piacevolmente, mi dà l’idea che l’Einaudi abbia semplicemente deciso di approfittare della nostra passione per Murakami

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