Recensioni, Voci dalla Sardegna

Recensione Ave Mary di Michela Murgia

Dovevo fare i conti con Maria, anche se questo non è un libro sulla Madonna.
È un libro su di me, su mia madre, sulle mie amiche e le loro figlie, sulla mia panettiera, la mia maestra e la mia postina.
Su tutte le donne che conosco e riconosco.
Dentro ci sono le storie di cui siamo figlie e di cui sono figli anche i nostri uomini: quelli che ci vorrebbero belle e silenti, ma soprattutto gli altri. Questo libro è anche per loro, e l’ho scritto con la consapevolezza che da questa storia falsa non esce nessuno se non ci decidiamo a uscirne insieme.

Michela Murgia

La lettura di Ave Mary è iniziata grazie ad un nuovo progetto, che io e il mio ragazzo abbiamo deciso di provare a coltivare: l’idea è quella di leggere un romanzo (o un saggio) alla volta insieme, affrontando a turno ogni capitolo a voce alta, per apprezzarlo insieme e poterne discutere punto per punto come se ci trovassimo in un vero e proprio gruppo di lettura. Il momento che preferiamo è sicuramente la notte, prima di andare a dormire, anche se con Ave Mary siamo finiti a leggere anche nelle pause, dopo pranzo, prima di cena, insomma in tutti quei momenti in cui desideravamo stare insieme ed iniziare una chiacchierata su un tema che colpisce profondamente entrambi.
Come forse avrete intuito dal trafiletto che ho scelto per l’apertura dell’articolo, Ave Mary è un discorso personale, ma al tempo stesso aperto al mondo, sulla figura della donna nella società cattolica, che poi in realtà si configura come posizione nella società italiana attuale.
Michela Murgia, nota scrittrice della cultura sarda, non fa certo mistero della sua forte appartenenza al mondo cattolico, soprattutto visti i suoi studi in campo teologico e la forte presenza all’interno della comunità cattolica del suo paese, e affronta questo tema così caldo e sentito, con uno sguardo sempre fermo alla credenza a cui si sente legata e di cui condivide, almeno in parte, i precetti.
Ave Mary è quindi una critica ragionata e mirata sulle discriminazioni che tutt’oggi la nostra cultura mette in atto verso il genere femminile, una critica però volta ad individuarne soprattutto le origini, che per l’autrice giacciono proprio in seno alla Chiesa e ai suoi dogmi.

Suona in realtà strano dall’esterno pensare ad una critica così puntuale ed efficace alla Chiesa sviluppata non solo da un’esponente del genere appunto discriminato, ma soprattutto da una persona che nonostante tutto si sente ancora parte del soggetto discriminatorio.
Tra le pagine di questo “saggio personale”, Michela Murgia analizza con sguardo attento e provocatorio tutti quegli elementi che, dall’istituzione della chiesa cattolica in poi, hanno influenzato in maniera massiccia e irreversibile l’opinione che la nostra cultura (purtroppo anche laica) ha della donna e del suolo ruolo nel mondo. Non è difficile infatti notare come il nostro modo di pensare e di vivere, anche da laici e spesso da atei o non praticanti, sia comunque imbevuto di discriminazioni di genere figlie proprio di quell’istituzione così potente da essere stata in grado di condizionare le nostre vite per quasi 2000 anni. La violenza sulle donne, le disparità di trattamento, l’idea della donna casalinga e dell’uomo lavoratore, sono tutte frutto di un incredibile lotta contro la figura femminile e la sua posizione di diritto allo stessoo livello dell’uomo; una lotta iniziata due millenni fa con la rilettura (e riscrittura) dei testi sacri a partire dalla Genesi e dal ruolo impari assegnato ad Eva e Adamo nella costituzione di quel peccato originale che ancora oggi pende sul capo di tutti i credenti.
Attraversando secoli di Concili, riforme e cambiamenti, la Murgia ci racconta come siamo arrivati al punto in cui ci troviamo, e getta alcune basi che potremmo cogliere per cercare di discostarci sempre più dall’influenza che questo modo di pensare ha su di noi tutt’oggi.

Ho apprezzato moltissimo il modo in cui l’autrice, ripercorrendo i secoli con sguardo vigile, è riuscita a tracciare una sorta di andamento dell’opinione sulla donna all’interno del modo cattolico, ed ho trovato il discorso valido anche all’esterno dell’educazione religiosa, visti i numerosi effetti che questa continua ad avere anche sulla società non cattolica. Sicuramente questa lettura non avrebbe avuto la stessa capacità di coinvolgimento senza lo stile di scrittura di Michela Murgia, molto diretto e schietto, curato e ricercato ma mai pedante, senza divagazioni ingiustificate e disperdenti, uno stile che ha permesso alle sue idee di arrivare dirette e non travisabili alla sottoscritta.
È stata una lettura ottima come spunto per iniziare a sviluppare un discorso più personale su un argomento che sento molto vicino ed importante, e sul quale sono sempre pronta ad ampliare le mie conoscenze e le mie convinzioni. È una lettura che vi consiglio soprattutto se volete conoscere un parere particolare e inusuale, di una donna che sente fortemente propria la causa femminista e riconosce gli effetti devastanti che la cultura cattolica ha avuto su questa battaglia, ma al tempo stesso desidera continuare a lottare per sentirsi cattolica e rivendicare la fedeltà a questo ideale.





«Immaginiamola questa ragazzina sedicenne che riceve la piú misteriosa delle visite, e si sente dire che presto avrà un figlio.
È un annuncio che si fa al padre o allo sposo, invece il messaggero sceglie Maria e Maria sceglie di rispondere. Il Dio che ha rovesciato i potenti dai troni e innalzato gli umili fa di una ragazza la massima complice della salvezza del mondo».

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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