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Recensione: Come sposare un milionario di Curtis Sittenfeld



Non è decisamente un segreto qui sul blog, che la sottoscritta abbia una passione insana ed incurabile per Orgoglio e Pregiudizio; non vi sarà quindi difficile capire il motivo per cui ho richiesto e letto questo romanzo, dopo aver letto le poche righe di trama che ho ricevuto dalla DeAgostini in presentazione a Come sposare un milionario:

“Il matrimonio è sopravvalutato. Almeno è così che la pensa il Signor Bennet, padre di cinque splendide figlie – tutte ostinatamente nubili – e marito di lungo corso di una donna ingombrante. Ma quando Chip Bingley, scapolo tra i più ambiti, fa ritorno a Cincinnati, niente e nessuno può contenere la frenesia che come una febbre si impossessa della Signora Bennet. L’eccitabile e invadente matriarca, infatti, è pronta a tutto pur di vedere sistemate almeno le maggiori tra le sue ragazze: la dolce Jane, maestra di yoga ormai vicina ai quaranta e tormentata dal desiderio di un figlio, e l’inquieta Lizzie, giornalista residente a New York e single part-time. Poco importa che problemi ben più pressanti minaccino la serenità della famiglia… Sull'orlo della rovina economica, incalzate da mille imprevisti e complicazioni, riusciranno le sorelle Bennet a sopravvivere a quel ciclone chiamato amore?”

Come potevo resistere ad una rilettura in chiave moderna del mio amato classico senza tempo?
Mettendo da parte i numerosi campanelli d'allarme che trillavano in sottofondo – attenta, i remake sono pericolosi, specialmente per gli appassionati, gridavano – mi sono lanciata nella lettura di Come sposare un milionario, con grandi aspettative ad essere sincera, che purtroppo sono state quasi tutte disattese. Già le premesse lanciate dall'autrice hanno smorzato le mie sognanti speranze: nelle primissime pagine infatti veniamo a scoprire che il dolce e tenero Charles (Chip) Bingley non è un semplice milionario sognatore, ma un “fortunato” partecipante del reality show Lo scapolo d'oro, versione americana del nostro Uomini e Donne (e daje, U&D sta diventando una persecuzione ultimamente…), tornato a Cincinnati dopo il fallimento nel trovare la sua anima gemella in tv, e più che mai deciso a trovare moglie nella città in cui è stato trasferito come medico; a conquistare il suo cuore sarà una versione decisamente moderna e strampalata della dolce Jane, quarantenne con un esasperato desiderio di maternità, che ricorre periodicamente all'inseminazione artificiale pur di vedere realizzato il suo sogno.
Accanto a loro, troviamo una rosa di personaggi che di austeniano hanno purtroppo ben poco, già a partire dai veri e proprio protagonisti, Lizzie e Darcy, qui lei una giornalista di un giornale molto simile ad un Vanity Fair, con pretese di femminismo poco realizzate ed una relazione travagliata con un uomo sposato, lui il più celebre medico chilurgo della zona, arrogante e presentuoso come l'orginale, ma senza il suo spirito e a dirla tutta il suo charme. E poi ancora i signori Bennet, disastrati, quasi sul lastrico, inetti e fastidiosi, e le tre sorelle Kitty, Lydia e Mary, le prime, cultrici del CrossFit e della dieta iper proteica, la seconda asociale e votata all'apprendimento fine a se stesso (forse il personaggio più fedele all'originale). Non mancano ovviamente l'acida sorella Bingley, lo strampalato cugino Collins, la fedele amica Charlotte e tutti i comprimari qui riadattati in chiave moderna (forse anche troppo). Come dicevo, nessuno, o quasi, dei personaggi proposti dalla Sittenfeld ricorda o segue le linee tracciate da Jane Austen, e non solo perché riscritti in toni moderni, ma soprattutto per molti tratti caratteriali agli antipodi di quelli originali.

La storia segue invece la scia del classico, toccando tutti i suoi punti fondamentali e correndo in parallelo, come su un binario più moderno (e americanizzato) ma fedele al binario originale. Per questa sua natura di remake non presenta quindi grandi trovate o uscite spettacolari, limitandosi a scegliere nuovi setting e diversi dialoghi adatti alla nuova sceneggiatura. Da questo punto di vista non posso lamentarmi, le promesse di riscrittura della storia sono state mantenute e il suo compito di remake è svolto in modo incriticabile.

Il problema a mio avviso con questo romanzo sorge nella scelta dei caratteri dei personaggi, nella definizione delle scene in chiave moderna e nell'adattamento della storia ai giorni nostri. La scelta dell'autrice (ammesso che di scelta si parli) infatti è stata quella di donare al suo romanzo una componente americana molto forte, che la sottoscritta da estranea ha sentito fin troppo invasiva. Come sposare un milionario si potrebbe descrivere quasi come un'accozzaglia degli eccessi degli USA, un insieme di situazioni e personaggi che rientrerebbero tranquillamente nel contenitore di “americanata tipo”. È difficile non notare il grande numero di situazioni quasi eccessive, l'estremizzazione di certe opinioni, ma soprattutto l'enfatizzazione estrema ed insistente di tematiche molto sentite in occidente in questi ultimi anni: l'inseminazione artificiale, l'omossessualità, l'essere single, i reality show, i big social, il culto del corpo, la frenesia della vita e il cibo spazzatura, sono temi calcati e ricalcati, ronzano intorno al lettore personificati nei vari personaggi, presentandosi continuamente davanti all'occhio in maniera quasi ossessiva. L'impressione che si ha è quella di leggere un romanzo fatto per educare e sensibilizzare a tutti i costi concentrando ogni aspetto ritenuto “strano e poco accettato” in 500 pagine di storia, condendo poi il tutto con una buona dose di “sana” e amata mitizzazione dell'America.

Non è tanto il presentare un personaggio omossessuale, nero o appartenente ad una qualsiasi categoria considerata minoritaria il problema, quanto l'eccessivo uso di questa scelta; un personaggio gay, anche principale, persino se con sessualità totalmente diversa dall'orignale, non avrebbe creato problemi, sarebbe stato anzi un buon modo di rappresentare i grandi passi avanti fatti nell'accettazione delle libertà di identità dei giorni nostri (e una critica alle limitazioni ancora esistenti). Ma creare per ogni singolo personaggio una classe minoritaria, assegnare ad ognuno un aspetto criticato o non apprezzato dalla società, rende il tutto ancora più assurdo ed inverosimile. La sensazione che trasmette, che io ho sentito davvero forte e fastidiosa, è quella di anormalità, spinge a desiderare di incontrare anche solo un personaggio che possa essere definito “normale”, che viva la sua vita senza essere discriminato né emerginato. Invece che suscitare accettazione e comprensione, questa scelta provoca quasi fastiodo.
Lo stesso discorso è valido per gli eccessi e gli aspetti più criticabili della vita moderna: l'alcool, la droga, lo stress, il bisogno di attenzioni manifestato dai reality show, se presentati tutti insieme non riescono più a trasmettere un senso di critica e di accusa, ma piuttosto quasi un tentativo di giustificarli, sottointendendo che siano radicati nella cultura al punto da non essere quasi più rilevanti.

È questo l'aspetto che mi ha disturbata maggiormente durante la lettura di questo romanzo; nonostante io sia un'amante di Orgoglio e Pregiudizio infatti, avrei letto con piacere un remake di questa storia, mi sarei goduta i cambiamenti, le scelte e le idee nuove proposte dall'autrice (come mi è capitato di fare ad esempio con la webserie The Lizzie Bennet Diaries), soprassedendo sui cambiamenti ai personaggi tanto amati quando motivati e ben gestiti all'interno del romanzo. Con Come sposare un milionario invece, a lettura inoltrata ho provato quasi il desiderio che la storia prendesse un'altra piega, che smettesse di seguire il romanzo originale e si inoltrasse in una trama sconosciuta, dandomi almeno un elemento piacevole, diverso, interessante da approfondire. E invece alla fine mi sono trovata a leggere una versione più moderna, meno romantica, meno sognante e più pesante del mio romanzo preferito, che non è riuscita a trasmettermi neanche una piccola parte dell'aria e delle sensazioni che già ben conoscevo ed apprezzavo, e allo stesso tempo che ha fallito nel tentativo di darmi elementi nuovi ed interessanti da approfondire e gustare.


Come sempre, preciso che il mio intento con questa recensione non era quello di offendere l'autrice o la casa editrice, che rispetto per le sue scelte editoriali e ringrazio comunque come sempre per avermi dato la possibilità di leggere questo romanzo. Se leggerete questo romanzo e avete voglia di farmi sapere cosa ne pensate, scrivetemi pure qui sotto nei commenti, sarò felice di scambiare opinioni con voi 🙂

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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