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Recensione: Kobane Calling di ZeroCalcare


È passato più di un anno dall’uscita di Kobane Calling, eppure ho aspettato che ZeroCalcare annunciasse la sua presenza ad una conferenza a Pisa per decidermi ad acquistarlo e finalmente leggerlo. Ne avevo sentito parlare in tanti modi e luoghi, la maggior parte delle volte con toni entusiastici e commossi eppure non mi aspettavo che avesse l’effetto devastante che ha avuto su di me. Ero convinta di approcciarmi ad un reportage serio e commovente, questo è certo, un miscuglio saggio di comicità e impegno culturale e sociale, ma non potevo immaginare che mi avrebbe aperto un mondo così complesso, attuale e importante, con ripercussioni così vaste sulla mia vita di tutti i giorni.
Ma procediamo con ordine, in modo da spiegarvi passo per passo cos’è stato per me l’ultimo lavoro di ZeroCalcare.

Come forse saprete, Kobane Calling racchiude due viaggi che l’autore, Michele Rech, in arte ZeroCalcare, ha compiuto negli scorsi anni in direzione di Kobane e in generale dello stato del Rojava, una realtà appena nata che affonda le sue radici in anni di lotte, sofferenze e voglia di riscatto. Il Rojava è uno stato non riconosciuto dalle politiche internazionali, nel quale convivono identità culturali e religiose diverse e fin ora sempre in lotta, i cui principi fondatori sono la convivenza pacifica, il confederalismo democratico, il femminismo e l’ecologia. La base di questo stato, conosciuto anche come Kurdistan siriano o occidentale, è il pensiero elaborato e difeso del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e del suo leader Abdullah Öcalan, conosciuto anche come Apo. Il Rojava è quindi in sostanza la prima formalizzazione del movimento di indipendenza del popolo curdo, ma è anche un terreno di prova di un nuovo stile di vita civile, finalizzato alla risoluzione dei conflitti tra i popoli del Medio Oriente. È di questa realtà che leggiamo tra le pagine e i disegni di Kobane Calling; ZeroCalcare infatti ci porta con sé nel suo viaggio umanitario, mostrandoci la lotta, la resistenza, la vita di tutte le persone che hanno scelto di realizzare questo piccolo spazio di convivenza e dialogo in mezzo ad una guerra feroce e sanguinaria; le persone che incontra nel suo percorso sono per la maggior parte uomini e donne (tante donne), che hanno deciso di prendere in mano il loro futuro, di imbracciare le armi in difesa di un sogno e di un ideale. Tra loro, molte sono esponenti dell’YPJ, l’unità di protezione delle donne, che combatte ogni giorno per permettere alle donne di essere libere e di scegliere la vita che desiderano vivere; l’YPJ, come l’YPG, l’unità di protezione popolare, sono eserciti di difesa e non di attacco: il loro compito è quello di proteggere il Rojava e chiunque voglia farne parte dagli attacchi di Daesh, lo Stato Islamico, il movimento terroristico che purtroppo conosciamo bene per gli ultimi attacchi avvenuti anche in Occidente. Già prima dei fatti che conosciamo e che ci hanno colpito da vicino, gli eserciti curdi del Rojava combattevano Daesh, respingendolo città dopo città e liberando intere zone di territorio, tra le quali spicca una delle più importanti e recenti conquiste, la città di Kobane.

Kobane Calling si impegna a farci conoscere non solo i fatti, ma soprattutto i volti di uomini e donne coraggiosi che hanno votato le loro vite in difesa di questo sogno; e lo fa con lo stile unico e inconfondibile del suo autore, alternando scene leggere e divertenti a messaggi profondi, avvenimenti toccanti a fatti più esilaranti, permettendo che la realtà del Rojava penetri nelle nostre menti semplicemente, delicatamente, in modo sottile eppure devastante. È difficile considerarsi gli stessi dopo questa lettura: vedere nei disegni di Michele i volti di persone capaci di combattere con tale coraggio per difendere ciò che amano e ciò in cui credono, rende difficile rimanere indifferenti a questa realtà così lontana eppure così pressantemente vicina a noi.
Per mia fortuna poi, aver letto questo romanzo in concomitanza con un evento tutto dedicato alla realtà del Rojava, mi ha permesso di apprezzarlo maggiormente, di trovarlo ancora più importante e speciale. Sguardi dal Medio Oriente, la conferenza che si è svolta a Pisa sabato scorso, organizzata dall’associazione Un ponte per… e dalla Mezza Luna Rossa Kurdistan, che vedeva come partecipanti ZeroCalcare e Ivan Grozny, è stata un viaggio denso di significato, un incontro di cuori e menti votati totalmente al supporto, alla comprensione, alla partecipazione con il popolo curdo e con la loro battaglia. L’evento e la lettura di questo fumetto insieme, mi hanno aperto un mondo, una realtà che è sempre stata presente davanti ai miei occhi, ma che non avevo mai preso realmente in considerazione: mi hanno portata a riflettere, discutere, appassionarmi a questo argomento, lasciandomi alla fine anche un po’ stordita e confusa, dibattuta tra una voglia irrazionale di lasciare tutto e partire in aiuto del Rojava, e la consapevolezza più lucida dell’impossibilità per me allo stato attuale di questa idea. Mi ha portata a trovarmi il giorno dopo incapace, per alcune ore, di andare avanti normalmente con la mia vita, di tornare a fare le cose di tutti i giorni; e in quella sorta di limbo in cui mi sono trovata per un piccolo periodo di tempo, ho capito che, per quanto al momento io non possa essere lì di persona, posso comunque dare il mio contributo a questa causa parlandovi di questa realtà, descrivendovi questa situazione, invitandovi a leggere Kobane Calling o qualsiasi altra opera tratti di questo tema e ad informarvi il più possibile sui cambiamenti che stanno sconvolgendo una parte di mondo proprio in questo momento. Il mio contributo sarà anche minimo, e poco sensibile, ma insieme a quello di tutti gli altri che continueranno a parlarne, a discuterne e a non dimenticare sarà capace di arrivare dritto a Kobane a supportare con ogni mezzo la lotta per la libertà.

Chi lo sa poi, magari dopo aver letto del Rojava, del PKK, dei curdi e del coraggio delle donne, vi ritroverete come è successo a me in un locale a mangiare kebab con gli amici e a parlarne, e uno dei dipendenti si avvicinerà a voi e vi racconterà ad occhi lucidi che state parlando della sua terra, che ha lasciato per trovare lavoro ma che non ha mai dimenticato, che sente ancora vicina, che supporta ogni giorno con la mente e con il cuore e che trova straordinario che un gruppo di ragazzi di appena vent’anni ne stia parlando davanti ad un kebab, con tutto l’ardore e la convinzione proprie solo dei movimenti più straordinari.

P.S:
Se vi fa piacere conoscere di più del Rojava, dei suoi eserciti di liberazione, della sua lotta, vi lascio qui sotto il video intero della conferenza Sguardi sul Medio Oriente di cui vi ho parlato.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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