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Recensione Le nostre anime di notte di Kent Haruf


Ci sono volte in cui lascio che passi del tempo dalla fine di una lettura al momento in cui mi sistemo davanti alla tastiera per raccontarla. Il più delle volte dipende dal fatto che ho bisogno che ciò che ho letto scavi dentro di me, si sedimenti; solo a quel punto sono pronta a tirarlo fuori, a lasciarlo andare con qualcosa di mio ad arricchirlo.
Ci sono volte però, le più rare, le più preziose, in cui un libro è in grado di scavarsi la sua nicchia in modo silenzioso, inosservata, pagina dopo pagina; non aspetta che io sia pronta ad accoglierla, ma si intrufola e prima che io me ne accorga è diventata parte di me, e preme per uscire, per liberarsi ed estendersi per raggiungere nuovi simulacri in cui scavare la sua nicchia, in cui maturare ed evolversi ancora e ancora. È in questi casi che davanti alla pagina bianca, alla tastiera, divento qualcosa di diverso, qualcosa di più: non sono più una persona che volontariamente scrive e racconta una storia che ha letto, ma divento un mezzo, un flusso, attraverso il quale la storia può scorrere incontrollata, libera.
Non avrei mai pensato che Le nostre anime di notte fosse una di quelle storie, proprio perché, come le altre, ha cominciato a scavare piano, quasi inosservata. È entrata a passi leggeri, con le sue frasi timide e semplici, soffice e carezzevole, e a poco a poco quelle parole sono diventate immagini, e quelle immagini emozioni. Senza che me ne accorgessi, Louis e Addie hanno creato la loro nicchia privata dove condividere se stessi, le loro anime, le loro paure, invitando anche me in quel piccolo simulacro; con il mio tacito assenso hanno permesso che le loro storie si insinuassero dentro di me, lasciando che mi aprissi per riceverle, per renderle vive, solide, indipendenti.
È per questo che, proprio in uno di quei rari casi che vi dicevo, mi trovo a raccontarvi un libro pochi secondi dopo averlo chiuso, con le guance ancora bagnate di emozioni, l'anima in tumulto, la mente avvinta a quel flusso che non può stagnare, ma ha bisogno di continuare a scorrere da me a voi, da voi a qualcun altro, diventando qualcosa di diverso, qualcosa di più ad ogni passaggio.

Addie e Louis e con loro il piccolo Jamie, non sono stati dei semplici personaggi, di cui conoscere le vicende, ma sono riusciti nel compito più arduo: sono diventati miei amici. Ho vissuto con loro un brandello di vita, ho condiviso con loro pensieri e sensazioni, ho respirato le loro stesse paure, la loro sete di felicità e di amore.
Ho cantato con loro un inno all'inizio timido e pian piano sempre più forte, un canto di vita che da loro è diventato mio, e che da me, passerà a quelli di voi che sceglieranno di leggere le parole di Haruf dopo di me. È un canto che si riconosce in tutti i sognatori, i folli che continuano a commettere errori ma a vivere nel pieno della vita lasciando che quel flusso li trasporti, senza mai fermarsi, continuando ad avanzare.
Se alle prime pagine qualcuno mi avesse chiesto, se avessi mai immaginato che Haruf avrebbe avuto questo effetto, su di me, avrei detto con assoluta certezza che non fosse possibile, che la semplice e delicata storia delle vita di due anziani di un piccolo paesino sperduto nel Missouri, non sarebbe mai riuscita a scavarmi dentro, a crearsi quell'angolino speciale dentro l'anima, proprio perché Le nostre anime di notte inizia piano, lasciandoti pensare che scorrerà lieve senza penetrare mai.
Ma quanto mi sarei sabagliata… Non avrei mai poututo credere che proprio quello sarebbe stato il suo punto di forza se non lo avessi visto coi miei occhi, sentito sulla pelle e fin nel profondo: quel suo timido incedere, rivelando solo il necessario, lasciando che la storia si sviluppi delicatamente, ma profondamente nel cuore del lettore, salutandolo con un lieve dolce-amaro, senza brusche recisioni, senza dolorosi tagli. Come una lieve carezza scambiata di notte, al buio, con la mano leggermente bagnata e il cuore colmo di un sentimento così forte che parrebbe impossibile farlo passare solo attraverso quella carezza. Eppure è impossibile non sentirlo, non percepirlo in quello sfiorare leggero di dita bagnate, sulla pelle, fin dentro il cuore.


Trama:
È nella cittadina di Holt, Colorado, che un giorno Addie Moore rende una visita inaspettata al vicino di casa, Louis Waters. I due sono entrambi in là con gli anni, vedovi, e le loro giornate si sono svuotate di incombenze e occasioni. La proposta di Addie è scandalosa e diretta: vuoi passare le notti da me?
Inizia così una storia di intimità, amicizia e amore, fatta di racconti sussurrati alla luce delle stelle e piccoli gesti di premura. Ma la comunità di Holt non accetta la relazione di Addie e Louis, che considera inspiegabile, ribelle e spregiudicata. E i due protagonisti si trovano a dover scegliere tra la propria libertà e il rimpianto.

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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