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In cerca di riconoscimento

La città fremeva di vita. Tipp non ricordava l’ultima volta in cui Weissensee era stata così piena di gente, di voci, di odori e di potenzialità. All’epoca dell’ultima fiera era troppo giovane, e la sua famiglia adottiva non gli aveva permesso di entrare in città per godere del caos e della vitalità che la permeavano. Quell’anno, però, poteva finalmente muoversi come voleva e nemmeno Anna si sentiva più autorizzata a impedirgli di mettere piede in città per tre mesi.

«Ti chiedo solo di fare attenzione» si era raccomandata, ma ormai Tipp aveva già passato la porta e le aveva fatto giusto un gesto dalla finestra, anche se sapeva che avrebbe fatto tutto fuorché attenzione alle cose che preoccupavano Anna. Anzi, l’idea di Tipp era proprio di andarsele a cercare, quelle cose.

Voleva bene ad Anna, come ne voleva a Robert e alla piccola Marie, semplicemente non ne poteva più di passare le giornate nella loro minuscola fattoria, senza avere accesso alle cose davvero interessanti della vita. E poi, undici anni erano una buona età per andarsene in giro senza sorveglianza, alcuni dei suoi amici lo facevano da ben prima; bastava solo conoscere la città e sapere dove era bene non andare e in quali casini era meglio non infilarsi.

Tipp aveva studiato attentamente Weissensee negli ultimi anni, in previsione della Fiera e non solo: aveva imparato a memoria le ronde delle guardie sulle mura, gli orari delle processioni religiose, le passeggiate del Re nei quartieri alti e quelle della Regina nei Quartieri Bassi. Quest’ultima, soprattutto, negli ultimi anni era stata la sua ossessione: desiderava farsi notare da lei e incontrarla tanto quanto desiderava lasciare la sua fattoria puzzolente, forse anche di più. E quale occasione migliore della Fiera per attirare la sua attenzione?

Superate le mura, Tipp si trovò in mezzo a una folla brulicante e inebriante: c’erano persone provenienti da tutto il Regno e gli accenti e i volti si mescolavano in un caleidoscopio che travolgeva ogni strada o vicolo della città. I banchi della Fiera occupavano ogni viale e ogni piazza, carichi di oggetti, armi, incantamenti, componenti e ogni cosa che avesse anche un vago collegamento con la magia. Tipp camminava tra le gente con gli occhi che guizzavano da un tavolo all’altro, da un mercante all’altro, in cerca della sua buona occasione.

La folla premeva più di quanto avrebbe immaginato e dovette sgusciare diverse volte tra le gambe delle persone che si bloccavano in mezzo alla strada, ostacolate da un flusso che scorreva nell’altro senso e che invadeva a sua volta tutto lo spazio camminabile. Dopo aver ricevuto diverse spinte e pestate di piedi, Tipp capì che gli conveniva sfruttare la sua conoscenza della città e tagliare per i vicoli meno battuti, soprattutto se voleva arrivare alla fine di quella prima giornata senza troppi lividi.

In uno dei vicoli si imbatté in Pret, uno dei tagliagole della Regina e, preda dell’entusiasmo, lo salutò con entrambe le mani. L’elfo andò avanti per la sua strada, imperturbabile, ma Tipp non se la prese: doveva essere in missione per conto della Regina e nessun sicario professionista si sarebbe fermato a chiacchierare nel bel mezzo di una missione. Lo seguì con lo sguardo finché l’elfo non voltò verso la Piazza Azzurra, invidiandone la sicurezza e il passo elegante.

“Presto sarò anche io come lui” pensò, andando avanti e cullandosi in quel pensiero di gloria. L’impatto con la folla dell’altra parte del vicolo fu come uno schiaffo e il fascino del vociare multiculturale venne soffocato dal tanfo e dal caldo provocato da troppi corpi compressi in una via troppo invasa dalle bancarelle.

I mercanti strillavano, attirando i potenziali clienti con suadenti promesse di affari:

«Coltelli dal filo magico!»

«Specchi della verità!»

«Pergamene introvabili!»

Muovendosi a slalom tra la gente, Tipp cercava di lanciare uno sguardo al banco di ogni mercante urlante, nella speranza di trovare un oggetto un po’ nell’angolo, una pergamena meno sorvegliata, qualcosa che valesse una presentazione alla Gilda e la futura stima della sua Regina. Purtroppo, i mercanti sembravano scafati nelle tecniche del furto quanto Tipp e non una merce sfuggiva alla loro estrema attenzione. 

La mattinata passò accumulando speranze e repentine delusioni e, all’ora del pranzo, Tipp si trovò con lo stomaco e le tasche miserabilmente vuote, e i piedi doloranti. Nella sporta che portava sulle spalle era custodito il pasto preparato da Anna, del formaggio di capra avvolto nella carta oleata, due fette di pane e una carota. Non proprio il pranzo di un grande ladro, ma la stanchezza e la fame lo fecero sembrare presto il banchetto di un re.

Tipp si sedette a mangiare sul bordo di una fontana, facendosi posto tra due turiste fasciate da pesanti abiti di cotone completi di corsetti e gonne infinite, dalle quali traspirava un odore non proprio accattivante che ricordava quello del formaggio. Come facessero, a stare intabarrate in quelle tuniche sotto il caldo primaverile, per Tipp era un mistero.

Felice dei suoi pantaloncini corti e della camicia di lino cucita da Anna, Tipp pranzò guardando la folla che si alternava tra i banchi in vortici acquatici che rapivano lo sguardo. Sulla piazza soffiava una brezza leggera, a tratti profumata di magnolie in fiore a tratti appesantita dal sudore della gente che intasava le strade. Eppure, nonostante gli odori fossero stati meglio nei giorni precedenti, e le strade fossero state più agevoli e percorribili, Tipp non avrebbe mai barattato quei giorni di Fiera con la noia del resto delle stagioni: non aveva mai visto Weissensee così bella e viva come in quel momento.

Finì il pranzo con l’umore di nuovo alto, bevve avidamente dalla fontana e poi si rilanciò tra la folla, per un nuovo giro di esplorazioni ladresche tra i banchi. Poco dopo arrivò il colpo di fortuna: una vecchia chiacchierava animatamente con la sua vicina di bancarella, apparentemente dimentica della sua merce, alla quale dava ingenuamente le spalle. Tipp sgusciò flessuosamente tra la folla ringraziando Olidammara per quella preziosa occasione, ma quando arrivò al banco tutto l’entusiasmo defluì: il tavolo era pieno di vecchi vasi di coccio, privi di decorazioni e di fascino. Nessuno di questi sembrava magico e lo spesso strato di polvere che li ricopriva faceva intuire che fossero stati raccolti da soffitte e cantine abbandonate, e ammucchiati lì per sbarazzarsene il prima possibile.

Con delusione, Tipp fece per ributtarsi tra la folla ma la voce gracchiante della vecchia lo raggiunse: «Vuoi forse fregare una vecchia?»

Raggelò, ma quando si voltò vide che la vecchia continuava a parlare con la vicina, ancora di spalle. «Gli ho detto proprio così, vuoi forse fregarmi? Altro che 20 monete d’oro, quel vaso ne vale almeno 200!»

«E lui? Cos’ha risposto?» chiese l’altra mercante.

«Si è messo a ridere, ci credi? Però alla fine l’ho avuta vinta su quel vecchio mago furbastro. 150 monete, sono riuscita a strappargli! Viene a prendersi il vaso dopodomani.»

Le 150 monete risuonarono nella mente di Tipp come tante campane consacrate a Olidammara. Lanciò una nuova occhiata alla bancarella, cercando di capire quale fosse il prezioso vaso nascosto in mezzo al ciarpame, ma la vecchia si congedò in quel momento dalla compagna e tornò verso la merce e Tipp dovette ributtarsi tra la folla, per non farsi beccare a fissare troppo intensamente i vasi.

Al sicuro dall’altra parte della strada, continuò a sbirciare la vecchia sperando che questa rivelasse l’inaspettato tesoro, ma lei si sedette e prese a sorseggiare da un bicchiere, ignorando completamente la merce.

Tipp sbuffò, ma non demorse. Una volta avvistata la preda, infatti, era solo questione di pazienza. Per non attirare troppo l’attenzione, cominciò a fare avanti e indietro tra la folla, senza perdere di vista la bancarella per vedere se qualcosa cambiava.

Nulla si mosse e presto il pomeriggio digradò verso il tramonto, tingendo la strada di rossi accesi e segnalando alla folla di turisti che, di lì a poco, il buio sarebbe calato e alcune parti della Fiera avrebbero chiuso per la notte. Anche la bancarella della vecchia sarebbe stata chiusa, un’occasione potenzialmente perfetta per compiere il furto, se solo Tipp avesse capito qual era il vaso di valore.

Purtroppo, la vecchia non fece nulla per attirare l’attenzione sul vaso e nessun cliente si fermò per più di qualche secondo davanti alla sua merce.

Alla fine della serata, Tipp dovette accettare che per quel giorno non c’era nulla da fare: assaltare la bancarella alla cieca, senza sapere quale fosse il vaso giusto, sarebbe stato troppo rischioso, soprattutto con le guardie che facevano le ronde per le strade. Doveva tornare il giorno dopo e capire come estorcere alla vecchia l’informazione che cercava.

Nel frattempo, poteva andare a bere qualche bicchiere al Vicolo ritorto, un posticino ammodo nel quale trovava sempre qualche “collega” con cui scambiare quattro chiacchiere e dal quale farsi dare qualche consiglio disinteressato.

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Questo raccontino è nato come sfondo all’avventura “La fiera di Weissensee”, una mini-campagna per D&D 5e che sto masterando in questi giorni. Mi piaceva l’idea di dare un piccolo scorcio della storia di Tipp, anche perché mi sono affezionata a questa piccola personcina intraprendente. Online trovate già due articoli in cui vi racconto come sta andando in scena l’avventura (e nei quali ritroverete Tipp all’azione).

Intanto, vi lascio qui un suo ritratto:

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Denise
Sono un’appassionata di scrittura e comunicazione digitale, studio Informatica Umanistica e lavoro alla Casa della donna di Pisa. Nella vita cerco di conciliare i diversi aspetti di me: la femminista, la letterata e l’informatica. Non sempre vanno d’accordo, ma per fortuna sono caparbia e continuo a insistere.

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